Patrick Zaki, oppositore condannato in Egitto e poi – su pressione del governo italiano – amnistiato dal dittatore Al Sisi, era stato annunciato come il primo ospite della trasmissione condotta da Fabio Fazio che esordisce stasera dagli studi dell’emittente Nove. Ma le dichiarazioni di Zaki dopo l’aggressione di Hamas in Israele hanno fatto cambiare scaletta alla trasmissione. Esordisce così, sulla scia di un’ultima polemica, la nuova avventura tv di Fabio Fazio, dopo alcuni decenni passati in casa Rai. Lasciando un’eredità di innovazione e leggerezza che l’emittente pubblica ha difficoltà ad onorare. Con questo corsivo Vittorio Emiliani riavvolge il filo dei ricordi


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

Ricordo da telespettatore Fabio Fazio all’esordio in Rai poco più che un ragazzo. Alla corte di Sandro Paternostro. Poi a “Quelli che il calcio”, divertente trasmissione della domenica pomeriggio animata da personaggi come Idris, Pizzul, Emanuele di Savoia e tanti altri scelti spiritosamente nell’archivio sportivo Rai. A partire dal  napoletano Luigi Necco sempre paradossale nei collegamenti. Negli stadi di serie A c’era sempre una coppia: uno/una per la squadra di casa e uno/una per la squadra ospite in modo di assicurare un controcanto spesso divertente, un po’ lunare. Che smitizzava il fanatismo delle tifoserie all’epoca organizzate pericolosamente in Tigri, Lupi, Aquile e altri protagonisti di un bestiario aggressivo.

Poi è venuto “Che tempo che fa” nel cui ambito Fazio ha fatto servizio pubblico  intervistando personaggi nazionali e internazionali con uno humour sottile. Provocato da Luciana Litizzetto in veste di grillo parlante. Più tardi Fazio ha schierato allo stesso tavolone autentiche maschere come il narratore del giornale bello di Nino Frassica o la romagnolissima signora Coriandoli di Ferrini per un gran finale grottesco. Non sarà facile trovare qualcosa di ugualmente alto e libero, Fazio discendeva per li rami dalla tv di Arbore e Boncompagni che il centrodestra/destra al governo non tollererebbe. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.