Negli otto giorni della 16^ edizione (dal 22 al 29 marzo), le lunghe file per seguire gli eventi nei teatri e cinema storici di Bari sono state la prova di un nuovo patto meridiano con il cinema e per il cinema. Tutto con grande eleganza ed entusiasmo collettivo, coinvolgendo la città, la Puglia e una più larga comunità internazionale di addetti ai lavori, specialisti e intellettuali. La presenza di ospiti illustri – da Monica Gerritore a Nanni Moretti, da Claudia Gerini a Carlo Verdone, da Francesca Comencini ad Isabella Ferrari, da Sergio Rubini ad Alberto Barbera – ha sottolineato l’urgenza, per il nostro Paese, di rinsaldare il legame profondo che ci lega al cinema. La sezione Meridiana è stata presieduta dal grande scrittore Tahar Ben Jelloun

◆ La recensione di ANNALISA ADAMO AYMONE

► Storici, sociologi, filosofi e antropologi hanno da sempre messo in evidenza quanto fosse importante il cinema per indagare l’umanità, oltre che per fornire ricostruzioni attendibili del passato e dei ‘perché’ degli eventi. Se da un lato i film rivelano i processi immaginativi, narrativi ed ambientali delle società di cui si occupano, mettendo in evidenza il rapporto di un certo mondo con i valori della vita, della morte, della bellezza, dell’etica – per esempio – dall’altra può ben considerarsi uno strumento straordinario per generare umanità. Il cinema consente di leggere e rileggere la storia, educare ai sentimenti, assumere conoscenze microsociologiche ed informazioni che difficilmente avremmo potuto assumere e comprendere in altro modo, esplorando le molteplicità umane e generando al medesimo tempo non solo tecnica, estetica e cultura ma anche memorie per il futuro. Ecco che le modalità per la sua corretta conservazione, divulgazione e valorizzazione rappresenta una delle maggiori questioni culturali non solo per gli studiosi e gli addetti ai lavori ma per l’umanità tutta. I film non partecipano soltanto a costituire un universo estetico e narrativo ma costituiscono un vera e propria memoria collettiva, in quanto depositari non solo «di un inconscio collettivo alla Jung» – come dice Edgar Morin – ma di «vari inconsci collettivi, dove si fissano la sensibilità, le aspirazioni e i sogni delle società in determinate situazioni storiche e sociologiche».

Di tutto questo non sono molte le occasioni per rendersene conto collettivamente, specie in tempi così turbolenti come quelli che stiamo vivendo, sospesi tra guerre e paci, ma anche tecnologici e confusi su ciò che veramente può ritenersi cultura, su ciò che valga veramente la pena di indagare, difendere, sostenere, conservare, tutelare e valorizzare. Il Bif&st (Bari International Film & Tv Festival), diretto dal giornalista e critico cinematografico Oscar Iarussi, l’ha fatto con grande eleganza ed entusiasmo collettivo, coinvolgendo la città, la Puglia e una più larga comunità internazionale di addetti ai lavori, specialisti e intellettuali. Le lunghe file di persone per seguire gli eventi nei teatri e cinema storici della città sono state la prova di un nuovo patto meridiano con il cinema e per il cinema, alla luce della complessità in cui siamo immersi nella vita reale. Negli otto giorni del Bif&st gli illustri ospiti – da Monica Gerritore a Nanni Moretti, da Claudia Gerini a Carlo Verdone, da Francesca Comencini ad Isabella Ferrari, da Sergio Rubini ad Alberto Barbera – hanno dimostrato con la loro loro presenza fisica non solo la loro stretta relazione con la Puglia ma, soprattutto, l’urgenza per il nostro Paese di rinsaldare il legame profondo che ci lega al cinema.

Brillante la sezione Meridiana la cui giuria è stata presieduta dal grande scrittore Tahar Ben Jelloun, che ha anche ricevuto le Chiavi della città di Bari dal sindaco Vito Leccese. A Roland Plante è stato conferito il Premio Bif&st Meridiana “Migliore Fotografia” per Yunan di Ameer Fakher Eldin essendo «la potenza dell’immagine capace di esplorare l’intimità del protagonista in un paesaggio mutevole che ne diventa metafora»; a Fabrizio Fabrizio Ferracane è stato assegnato il Premio Bif&st Meridiana “Migliore Attore Protagonista” per “La Guerra di Cesare” di Sergio Scavi avendo reso con «soave leggerezza il dramma che investe un uomo che dichiara guerra alla sua sconfitta»; a Angeliki Papoulia è andato il Premio Bif&st Meridiana “Migliore Attrice Protagonista” per “Apkantia” (Arcadia) di Yorgos Zois avendo «interpretato un ruolo complesso e tragico con misura e profondità»; a Gala Gracia è andato, invece, il premio Bif&st Meridiana Migliore Regia per “Lo que queda de ti” film che conquista per il suo «linguaggio sincero e commovente per raccontarci del lutto e delle sue conseguenze»; ed, infine, il Premio Bif&st Meridiana ‘Franco Cassano’ è andato a “Krejt e thirrin Rexhën (Everybody calls Redjo)” di Ibër Deari “Miglior Film” per l’evidente «taglio intelligente, il rigore della regia, il complesso di attori e per la sceneggiatura sottile e ironica che racconta con maestria una storia di resistenza e di speranza».
Se il Bif&st è da sempre un evento autorevole nel panorama italiano, la 16^ edizione curata da Oscar Iarussi segna un netto cambio di passo rispetto al passato sia in termini di qualità organizzativa che di poetica generale del progetto. La valorizzazione del cinema, che in Puglia ha non pochi punti fermi sui quali poter continuare a contare per un impegno che vada, ben oltre la dimensione locale, a sviluppare le politiche culturali del nostro Paese. Il cinema continua a splendere, malgrado tutto e tutti, e nessuna citazione fu più indovinata per il cinema di quella inserita nel programma del Bif&st, tratta delle Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini: «Non lasciarti tentare da campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. (…) I destinatari ad essere morti non hanno certo gioventù splendenti: ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece, Gennariello». © RIPRODUZIONE RISERVATA