Narrano le cronache che il signor Michael Packard, vestito e calzato con tanto di pinne, muta in neoprene e annesse bombole, sia finito tra i fanoni della balena, la quale, dopo un sommario ruminìo lo abbia considerato non edule e quindi risputato nelle acque della baia. Al signor Packard, sorridente dal suo letto d’ospedale è andata meglio di Giona che in bocca alla balena restò in preghiera tre giorni e tre notti; meglio ancora di Geppetto che nel ventre del cetaceo rimase ben due anni; infinitamente meglio del signor Ismaele trascinato negli abissi dalla sua fissazione: Moby Dick, la balena bianca


di PINO COSCETTA / 

All’inseguimento della balena arpionata

ANALOGIE E FACILI suggestioni certo non mancano in questa storia che viene proprio dall’altro mondo, quello Nuovo scoperto da Cristoforo Colombo nell’ormai lontano 12 ottobre 1492. Andiamo per ordine cronologico. Innanzi tutto, come direbbero i registi, la “location”: il fatto si consuma all’estrema punta di Cape Cod, dalle parti di Princetown, nel Massachusetts che non a caso ha per nickname “the Bay State”, lo Stato della Baia.

Cape Cod, come la coda arcuata di uno scorpione punta a Nord, verso Boston, ma nella stessa baia, poco più a Sud, davanti alla kennediana isola Martha’s Vineyard, c’è l’isola di Nantucket dalla quale salpò la baleniera “Pequod” del capitano Achab a caccia della mitica balena bianca Moby Dick. Sì, avete capito bene, parliamo dello stesso tizio che, con grande bonomia, per mettere a proprio agio balenieri e lettori esordisce con uno dei più celebri incipit: “Chiamatemi Ismaele…”. Poi, sotto sotto, si scopre che dietro quel pacioso Ismaele si nasconde un pericoloso psicopatico consumato da una monomania, la caccia alla balena bianca: Moby Dick, appunto.

In quelle stesse acque salse si tuffa da anni il signor Michael Packard che di professione fa il pescatore di aragoste, e molto probabilmente avrà letto o quantomeno sentito parlare di quella torbida storia magistralmente narrata da Herman Melville. Possiamo sommessamente pensare che invece gli siano sfuggite due altre letture che hanno come protagonisti altrettanti cetacei in conflitto col genere umano: quella del burattino Pinocchio fatto da Carlo Collodi doverosamente ingoiare dalla stessa balena che s’era già pappato Geppetto, e l’altra, più annosa e ammantata di biblico misticismo, dove a finire nel corpo della balena fu quel Giona in cerca di scuse con il Padre Eterno che voleva mandarlo a predicare a Ninive.

Michael Packard, prima e dopo essere stato “ruminato” dalla balena

Letture classiche a parte, siamo certi che il nostro signor Michael conoscesse a menadito la versione marinara del detto portafortuna “in bocca al lupo” che al posto del lupo mette la balena, ma non la bocca. Questa sottile differenza non gli sarà certamente sfuggita quando, intento alla pesca di una delle tante aragoste giganti della baia, è stato risucchiato dalla vorace bocca spalancata di una lontana parente di Moby Dick in vena di ataviche vendette.

Narrano le cronache che il signor Michael Packard, vestito e calzato con tanto di pinne, muta in neoprene e annesse bombole, sia finito tra i fanoni della balena, la quale, dopo un sommario ruminìo lo abbia considerato non edule e quindi risputato nelle acque della baia. Ci può stare. Al signor Packard, sorridente dal suo letto d’ospedale dove è stato ricoverato dopo essere stato sputato dalla balena, è sicuramente andata meglio di Giona che in bocca alla balena restò in preghiera tre giorni e tre notti; meglio ancora di Geppetto che nel ventre del cetaceo rimase ben due anni; infinitamente meglio del signor Ismaele trascinato negli abissi dalla sua fissazione: Moby Dick, la balena bianca. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giornalista e scrittore, è entrato al “Messaggero” a 22 anni e ha concluso la sua carriera lavorativa con la qualifica di caporedattore centrale. Durante la lunga permanenza nella redazione di via del Tritone, ha ricoperto per molti anni i ruoli di caposervizio delle province e di caporedattore delle Regioni. Da scrittore inizia con una raccolta di racconti giovanili, “Scirocco” (1966), e si dedica per un lungo periodo a saggistica, libri di storia locale e viaggi. Tra le più recenti pubblicazioni: “Viaggio in Abruzzo con Giorgio Manganelli”; “Il mistero di Tomar”; “Palazzo Podocataro, la casa-museo del cardinale di papa Borgia”; “Tre secoli nel Tridente”; “Divieto d’Orvieto”; e, con Vittorio Emiliani, “La discesa del Tevere e altre storie di fiumara”.