Gli ultimi eventi meteo hanno esasperato le fragilità del Belpaese, che avrebbe bisogno di una programmazione politica di interventi sul territorio e in particolare sulle aree urbanizzate. Ma governo e Parlamento sembrano non sentire la necessità di una legge urbanistica che regoli – finalmente – infrastrutture e edilizia privata. In questo vuoto normativo, in questo sonno delle coscienze, la speculazione più aggressiva ha finora avuto la meglio


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

Le precipitazioni saranno pure state eccezionali e di durata imprevista. Ma gli studi meteorogici e ambientali sulla Pianura padana dalle sorgenti del Po al Delta ci sono e parlano chiaro: esigono una politica programmata di interventi sul territorio e sulle aree urbanizzate. Finora, malgrado le esigenze siano più che pressanti dagli anni ’50 con alluvioni e allagamenti periodici (la tragica Alluvione del Polesine risale al novembre 1951) a livello di governo centrale non è stata elaborata e ugualmente a livello parlamentare una proposta generale di legge urbanistica che dall’arco alpino al mare regoli la complessa materia delle infrastrutture e della residenzialità pubblica e privata. 

Per decenni ci siamo riferiti (quasi sempre invano) alla legge Piccinato del 1942 che non è mai stata applicata in modo generalizzato. Ma evocata ed invocata come una sorta di panacea a cominciare dal centro storico di Roma (il più grande del mondo antico). Senza mai porvi mano per aggiornarla e quindi renderla applicabile. È uno dei temi strategici sui quali purtroppo il centrosinistra, a cominciare da quello organico, è fallito o ha dato risultati parziali come la legge-ponte per l’urbanistica e come la legge Achilli-Vittorini per gli Istituti Case Popolari.

In questo parziale vuoto normativo si  è dato grande spazio alla speculazione immobiliare di edilizia privata che ha letteralmente cementificato il Bel Paese dal mare alla montagna, dalle coste liguri o triestine alla Sicilia, alla Sardegna e all’arcipelago dell’Elba, alle Isole minori. Un autentico crimine sociale che non si sa come né quando finiremo di scontare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.