Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso
L’acquarello di VITTORIO EMILIANI
► La scomparsa di Françoise Hardy ormai ottuagenaria mi riporta alla mente la serata di tanti decenni fa quando all’Ariston di Voghera feci, da volontario, lo scudo protettivo per la giovanissima cantante francese. Françoise Hardy stava avendo uno strepitoso successo fra i ragazzi di tutta Europa con la grazia della sua vocina ben educata con cui porgeva quella sua ballata sui giovani.
Era bello proteggere la Hardy perché sentivamo di proteggere un po’ le nostre speranze in una Europa, in un Mondo migliore, più accogliente, eccetera eccetera. Non andò proprio così e però all’epoca ci speravamo e agimmo in quella direzione. E si potrebbe dire tanto di più, ma condivido in pieno il titolo di “Repubblica”: “La voce dolce e sottile che incantò i Sessanta”. Non si poteva dire meglio. E Gino Castaldo, che lo argomenta, è stato e resta davvero il top in materia. © RIPRODUZIONE RISERVATA