– Da quando produzione trasporto e distribuzione di energia e gas sono diventati privati, un complesso meccanismo di regolazione determina il prezzo finale secondo il principio dell’“offerta marginale”. Risultato: per compensare famiglie e imprese dell’aumento delle bollette, i cittadini pagano attraverso la fiscalità generale i cosiddetti bonus. Non solo come aiuti alle imprese e alle famiglie, ma anche come aiuti ai gestori dell’energia per consentire loro di lucrare il super profitto. Si tratta di una «doppia» imposizione a carico dei cittadini: per arricchire i nuovi «feudatari» (le imprese oligopolistiche dell’energia), e per aiutare famiglie e imprese vessate dai nuovi padroni del vapore. Spagna e Portogallo hanno avuto una «deroga europea» a un meccanismo iniquo. Perché l’Italia nemmeno ci prova? L’analisi di CARLO IANNELLO, giurista LA CRISI INFLAZIONISTICA e la guerra in Ucraina hanno prodotto un rilevante aumento dei prezzi dell’energia, rispetto al quale il governo italiano, come quelli dell’Unione europea, stanno cercando di prendere misure volte ad attenuare il costo, salito vertiginosamente, per le famiglie e per le imprese delle bollette di gas e di elettricità. I soli governi spagnolo e portoghese sono riusciti ad ottenere una importante «deroga» all’applicazione delle normative europee per far fronte all’aumento del gas imponendo un prezzo massimo. In pochi si sono però domandati cosa...
Superprofitti del gas. I cittadini li pagano due volte: come utenti e come contribuenti
Carlo Iannello
Napoletano, è professore di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli dove insegna Diritto dell’ambiente, Diritto pubblico dell’economia e Biodiritto. È stato visiting professor presso università francesi (Paris 2 Panthéon Assas, Università Du Maine, Università di Toulouse). È autore di ricerche sui servizi pubblici locali e nazionali, sul regionalismo differenziato, sui diritti fondamentali, sul tema «Salute e libertà. Il fondamentale diritto all’autodeterminazione individuale». Da sempre impegnato in battaglie civili a difesa del patrimonio storico, artistico e paesaggistico e contro l’assalto ai beni collettivi. Componente dell’Assise di Palazzo Marigliano dal 2004, tra il 2011 e 2016 è stato consigliere comunale a Napoli e presidente della Commissione urbanistica. Carica da cui si è dimesso, in polemica con la proposta dell’amministrazione di ricapitalizzare la società “Bagnoli Futura” con beni pubblici appartenenti al patrimonio indisponibile dell’ente. Di lì a poco la “Bagnoli Futura” fallì.