Nel giorno dell’addio a Fulco Pratesi, il commovente ricordo di Gianfranco Amendola, compagno di mille lotte e iniziative comuni con uno dei pionieri dell’ambientalismo italiano: «È grazie anche alla tua opera appassionata che nel 2022 siamo riusciti a cambiare addirittura la Costituzione, per cui oggi la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi viene inserita ed equiparata, con un richiamo espresso “anche all’interesse delle future generazioni”, alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della nazione». I funerali alle 10:30 alla Chiesa Parrocchiale di San Roberto Bellarmino in Piazza Ungheria

Fulco Pratesi in un’oasi del Wwf Italia

◆ Il ricordo di GIANFRANCO AMENDOLA

Fulco Pratesi (secondo da sinistra) e Gianfranco Amendola (ultimo a destra) al 37° anniversario della fondazione dell’Associazione ambientalista “Mare Vivo” lungo il fiume Tevere a Roma

Ciao Fulco, con te scompare un pezzo importante di storia di questo Paese e scompare, dopo mia moglie Gabriella, un altro pezzo importante della mia vita. Tanti anni fa, tu mi hai fatto vedere tutte le bellezze del creato e della natura, tu mi hai ricordato che, oltre al genere umano, ci sono anche gli “altri” animali e che la vera felicità è vivere in pace con la natura. Con te ho imparato che guardare un tramonto ci rende molto più “ricchi” che avere un milione di euro e che dobbiamo combattere ogni giorno per preservare il nostro creato dagli innumerevoli tentativi di utilizzarlo per il profitto economico di pochi. 

È grazie anche alla tua opera appassionata che nel 2022 siamo riusciti a cambiare addirittura la Costituzione, per cui oggi la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi viene inserita ed equiparata, con un richiamo espresso «anche all’interesse delle future generazioni», alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della nazione. Contestualmente, sono aumentati i limiti alla libertà dell’iniziativa economica privata, che non solo non deve recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, ma (ora) neanche alla salute e all’ambiente; con l’aggiunta che la legge deve determinare i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali. Precetto prezioso specie di questi tempi dove una cultura solo mercantile vuole addirittura, attraverso una sapiente manipolazione della “sostenibilità”, bloccare e ritardare la conversione ecologica, come se potessimo influire sul momento, sempre più prossimo, del non ritorno. 

Fulco Pratesi nell'Oasi di Burano (foto di Monja Lelli, credit Wwf)Poco dico dell’“uomo” Fulco perché questo è un mio patrimonio e lo voglio tenere per me. Eri un eterno giovane, sempre ottimista e ti defilavi sempre quando, come spesso accadeva specie dopo la nascita dei Verdi, scoppiavano furibonde liti interne di tipo “politico”. A te la politica politichese non è mai piaciuta e forse è per questo che dal Parlamento sei andato via presto tornando, a tempo pieno, nel tuo Wwf. Vorrei scrivere tante altre cose ma adesso non ce la faccio. Mi consola il ricordo di quante ore abbiamo passato insieme a lavorare nel Wwf, mentre noi parlavamo e tu, ascoltando, disegnavi i tuoi magnifici soggetti naturalistici, che poi, alla fine della seduta, ci accapigliavamo per prenderli. 

Ciao, Fulco, presto verrò anche io e staremo insieme, te, io, Fabrizia, Gabriella e il tuo meraviglioso barboncino, che ti seguiva ovunque e si è lasciato morire con te. 

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Le Oasi di protezione, il tratto distintivo del Wwf Italia

«Saputo della nascita del World Wildlife fund in Svizzera, Fulco li contattò per far nascere la sezione italiana. ‘Ma dovrà trovare lei i soldi necessari al progetto’ fu la risposta. Con famiglia e già 4 figli, non era facile. Riuniti alcuni amici illuminati nel suo studio di architetto, nacque nel 1966 il Wwf Italia, con pochi soldi e tanto entusiasmo», h ricordato in questi giorni l’associazione del Panda. «Entusiasmo che è sempre stato il suo tratto distintivo fino agli ultimi giorni della sua vita. Seppe fare quello che solo i grandi sanno fare: trasformare un sogno per pochi (la protezione della natura in Italia, la tutela di animali allora braccati come lupi e orsi) in una realtà consolidata. Con un vero e proprio atto di coraggio, con pochi soldi in cassa (i primi soci si erano autotassati), la prima azione del neonato Wwf Italia fu quella di acquisire i diritti di caccia della laguna di Burano, dando il via alla nascita dell’Oasi di protezione e del “modello Oasi”, che contraddistingue il Wwf Italia dagli altri Wwf nel mondo. Oggi — spiega il comunicato dell’associazione ambientalista — le aree gestite o di proprietà sono oltre 100 e proteggono circa 27.000 ettari di natura».

«Fondamentale è stato anche il suo contributo alla nascita del sistema dei Parchi nazionali, attraverso studi, piani e la spinta all’approvazione della legge quadro sulle aree protette del 1991. Sempre, gettando il cuore oltre l’ostacolo: come quando, nel 1985, l’Associazione raccolse oltre 600 milioni di lire — con un vero e proprio crowdfunding ante litteram — per l’acquisto dell’area di Monte Arcosu, con l’obiettivo di salvare il cervo sardo dal bracconaggio e dall’estinzione. La sua vita racconta la storia della nostra Associazione — scrive Wwf Italia —. Proverbiali le sue battaglie contro la caccia (per impedire ai cacciatori di entrare nei fondi privati), che lo portarono a ricevere insulti e minacce. Ma anche per la salvaguardia delle creature marine, dai cetacei alla foca monaca, dalle reti spadare. Aveva una grande passione per i piccoli uccelli e per gli ambienti di palude, considerati malsani dai più e invece visti da Fulco, giustamente, come ecosistemi ricchissimi di biodiversità. Da tutelare. In natura passava ore a osservare gli uccelli e a comporre i primi schizzi per i suoi acquerelli».

Dal 1967 Pretore a Roma, inizia ad occuparsi di normativa ambientale dal 1970. Dal 1989 al 1994 parlamentare europeo, vice presidente della commissione per la protezione dell’ambiente. Dal 2000 al 2008 Procuratore aggiunto a Roma con delega ai reati ambientali, poi Procuratore della Repubblica a Civitavecchia fino al pensionamento (2015). Ha ricoperto numerosi incarichi pubblici partecipando a tutte le vicende che hanno visto nascere ed affermarsi il diritto dell'ambiente in Italia. Ha insegnato diritto penale dell’ambiente in varie Università scrivendo una ventina di libri fra cui “In nome del popolo inquinato” (7 edizioni). Attualmente fa parte del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare ed è docente di diritto penale ambientale presso le Università “La Sapienza” e Torvergata di Roma.