A lui dobbiamo le centinaia di articoli pubblicati per “Il Mondo”, furenti e documentati, sui “Gangsters dell’Appia”, i nuovi riccastri, le dive, i divi, gli speculatori edilizi: dal centro storico si trasferivano sulla Regina Viarum che “faceva più status, più moda” costruendovi ville e villoni con piscina faraonica e altri servizi consimili. L’opera sua più grande è stata l’istituzione del Parco dell’Appia antica per il quale si è battuto come un leone per decenni. E mai il nostro insostituibile amico Antonio avrebbe voluto sentirsi chiamare maestro: ne avrebbe sorriso col suo modo unico di parlare e fischiare sommessamente, come faceva quando voleva sorridere di sé stesso e del suo amichevole interlocutore Il ritratto di VITTORIO EMILIANI ANTONIO CEDERNA, PARRÀ strano, divenne giornalista e saggista, il maggior polemista che abbiamo avuto in materia di natura, ambiente, urbanistica, città storiche. Un grande della nostra migliore cultura a difesa del Bel Paese sfregiato, manomesso, saccheggiato come pochi altri, forse come nessun altro. Nato a Milano ma di famiglia valtellinese, dal padre già industriale tessile (il Cotonificio Cederna) travolto dalla crisi del settore che non seppe evolvere a industria delle confezioni, morto abbastanza presto, descritto come un uomo dolce. La madre Ersilia Gabba — energica, cattolica fervente, legata alla Corsia dei Servi di Dal Piaz...

Questo contenuto è riservato ai soli abbonati.

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.