Per il super attivo amministratore delegato dell’Eni (incontri al Quirinale, convegni e interviste), «il gas russo è stato sostanzialmente sostituito, abbiamo gli stoccaggi pieni… Queste condizioni possono darci tranquillità per l’inverno… In questo periodo è aumentata l’efficienza, i consumi di gas sono stati ridotti del 10-15%. Non dobbiamo essere pessimisti, ma realisti». Chi ha fatto i conti effettivi, con realismo ci dice che non siamo affatto tranquilli. Per la rivista “QualEnergia”, «solo per i tre mesi tra dicembre e febbraio, il consumo è in media tra 26 e 27 miliardi di mc, quindi oltre l’85% di quanto disponibile nelle riserve». In altre parole le scorte non coprono il fabbisogno. Ma Cingolani ci informa che «oggi ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati». Ci manca il gas ma qualcuno ancora lo esporta?


L’articolo di LAURA CALOSSO

Claudio Descalzi: «Il gas russo è stato sostituito, abbiamo gli stoccaggi pieni. Il gas russo che arriva ancora, 10-15 milioni di metri cubi al giorno, è costante. Queste condizioni possono darci tranquillità per l’inverno»

LE SCORTE DI gas basteranno o no per superare un inverno che si annuncia feroce? L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, a un webinar del “Messaggero” ha fatto un’affermazione forte: «Il gas russo è stato sostanzialmente sostituito, abbiamo gli stoccaggi pieni. Il gas russo che arriva ancora, 10-15 milioni di metri cubi al giorno, è costante. Queste condizioni possono darci tranquillità per l’inverno. Però il sistema è tirato, perché manca il gas russo a dare stabilità. Potrebbero esserci problemi tecnici dai paesi fornitori o un freddo maggiore di quello che statisticamente c’è stato negli ultimi 4 anni. In questo periodo è aumentata l’efficienza, i consumi di gas sono stati ridotti del 10-15%. Non dobbiamo essere pessimisti, ma realisti» [leggi qui nota 1]. Bene, ma Descalzi dovrebbe rispondere a queste domande:

1) Se i flussi di gas dalla Russia sono costanti (12-15 milioni di mc al giorno), significa che stiamo andando verso l’inverno con un flusso di circa 4,5 miliardi di mc calcolati su base annua (13 Mil. X 365 gg = 4,74 miliardi di mc). Considerato che su base annua, prima delle sanzioni, ne importavamo più di 35 miliardi, dove ha trovato Descalzi i 31 miliardi che mancherebbero? Chi ce li sta fornendo?.
2) La riduzione dei consumi del 15% viene considerata come cosa già certa e registrata dai sistemi di rilevamento, quando invece si tratta solo di un numero di tendenza scritto su un pezzo di carta, ovvero nell’accordo siglato a luglio in sede Ue tra gli stati membri, che prevede questa riduzione da settembre 2022 a marzo 2023. Sarebbe quindi opportuno avere questi chiarimenti:
a) quando è stata rilevata questa riduzione dei consumi?
b) in quale intervallo di tempo è stata calcolata (poiché nel periodo estivo non avrebbe avuto senso farlo)?
c) Quali elementi si hanno a disposizione per considerarla strutturale?
d) Come può essere oggi certificata, dato che l’anno termico parte il 1° di ottobre e finisce il 30 Settembre dell’anno successivo?
e) sulla quantità complessiva di gas importato mediamente per ogni anno, quale è stata la quota del nostro consumo nei semestri Ottobre-Marzo di ciascun anno (negli ultimi 4 anni)?

La media mensile dei consumi di gas in Italia (2019-2022) ricostruita da “QualEnergia” del 29 agosto 2022

Nell’agosto scorso, la rivista “QualEnergia” scriveva«L’Italia consuma tra 73 e 76 miliardi di metri cubi all’anno, stando ai dati MiSE (ministero dello Sviluppo economico) del 2018-2021, buona parte in inverno. E per questo motivo siamo in un bel ginepraio. Di questi, circa il 40% (29 mld di mc) era importato dalla Russia (dato 2021) come abbiamo riportato a inizio anno. Ma già nel primo semestre 2022 abbiamo potuto riscontrare un calo del 36% dell’importazione di gas russo, con una domanda nazionale in leggera discesa (-1,8%). Sappiamo che al momento il riempimento degli stoccaggi (nove in Italia) è circa all’80%, ma non tutti sanno che la capienza massima di questi grandi serbatoi, presenti in buona parte nel centro-nord (pianura Padana, soprattutto), è di circa 18 miliardi di metri cubi. Di questi però circa 4 mld non possono essere utilizzati (per questioni tecniche e strategiche). Per questo stiamo dicendo che a regime, in inverno, dovremmo disporre negli stoccagi, con costanza, almeno di circa 12-14 miliardi di metri cubi di gas. Ma quanto consumiamo nei diversi mesi e quanto in quelli invernali? Abbiamo fatto una media dei consumi mensili con i dati disponibili dal 2019 al 2022, ed ecco come cambia la richiesta di metano nel corso dell’anno nel nostro paese: nei mesi invernali è circa il doppio di quella degli altri mesi, soprattutto per via del riscaldamento. In media, solo per i tre mesi tra dicembre e febbraio, il consumo è tra 26 e 27 miliardi di mc, quindi oltre l’85% di quanto disponibile nelle riserve». [leggi qui nota 2]

In nessun Paese le scorte sono state mai utilizzate per sostituire il gas in entrata; nessuno dispone di spazi per stoccare le quantità necessarie: la funzione di scorta è solo compensazione dei picchi di consumo

Dunque, poiché l’import nei mesi più freddi non riesce a mantenere il ritmo della richiesta quotidiana, cosa accadrebbe se la Russia decidesse di sospendere o rallentare di molto il flusso di gas verso il nostro paese? «Un piano di emergenza di razionamento deve essere predisposto da subito dal governo» scriveva la rivista «per evitare guai seri a imprese e famiglie. Non è più tempo di edulcorare la situazione. Vanno spinte e comunicate con serietà azioni e politiche di efficienza e risparmio (oltre che di rapido sviluppo delle rinnovabili) che dovranno poi diventare sempre più strutturali nei prossimi mesi, lasciando alla chiacchiere da bar le soluzioni futuristiche a 15, 20 o 30 anni».
Non doveva intervenire il governo uscente nella situazione già chiara in estate? Quello entrante non sappiamo quando si formerà. Ma torniamo alle scorte sufficienti a superare la stagione: mettiamo che tutto il gas in entrata in Italia a un dato giorno abbia valore 10; supponiamo che i consumi medi (calcolati su base statistica degli anni termici) dicano che i consumi giornalieri sono 9,5; mettiamo che un giorno sia più freddo, e quindi che i consumi eccedano la previsione arrivando a 12. Ebbene, le scorte servono a colmare di volta in volta i picchi di consumo che eccedono lo standard. Vale a dire, in questo esempio, 2 che supera i 10 di entrata standard.

Roberto Cingolani: «Oggi ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati»; è prudente esportare? a chi li esportiamo? chi incassa i ricavi della vendita?

In nessun Paese le scorte sono state mai utilizzate per sostituire il gas in entrata. Nessuno dispone di spazi per stoccare quelle quantità. Quindi: la funzione di scorta è solo compensazione dei picchi. Ma se il flusso continuo non ci fosse? Noi riceviamo da Algeria, Azerbaigian (Tap), Norvegia, Russia (attraverso il gasdotto Yamal che però attraversa l’Ucraina, e dunque è a rischio). Siamo certi, a fronte dei volumi in entrata, che possiamo stare tranquilli? Meglio ancora: siamo certi che esportare sia sensato? Già. Nei primi 5 mesi dell’anno, l’Italia, approfittando della speculazione, ha venduto parte del gas comprato a prezzi bassi dalla Russia. A chi? A che prezzo? A quanto pare, questa prassi continua, stando a quanto ha dichiarato il ministro Cingolani a “Mezz’ora in più”, Rai 3, domenica 2 ottobre: «Oggi ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati» [leggi qui nota 3].
Rinnoviamo allora la domanda: è prudente esportare? Da quale deposito italiano esce il gas che vendiamo (e non produciamo)? Verso quale Paese è diretto? Chi incassa i ricavi della vendita? Attendiamo con fiducia le risposte: da entrambi, Descalzi e Cingolani. O, meglio, ce le dia il nuovo governo. Se non sarà, sul punto, troppo simile al vecchio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Scrittrice, giornalista e traduttrice, laureata in Scienze Politiche e in Lettere, Culture moderne comparate, Letteratura tedesca. Ha lavorato come giornalista e addetta stampa. La carriera di scrittrice è iniziata con una menzione di merito al Premio Calvino, edizione 2008/2009, e il primo romanzo "A ogni costo, l'amore" pubblicato da Mondadori nel 2011. Il giornalismo d’inchiesta è la sua passione. Lavora nel mondo dell’editoria e per la Rai.