Per la nostra premier, l’espressione gergale è diventata tecnica di comunicazione politica. Modulata sulle varie circostanze: rivolta ai suoi ministri, agli avversari, alla nazione. Usata sempre nelle sue campagne identitarie, ben studiate a tavolino, in cui la destra seleziona nuovi amici e nemici, modernizza i vecchi valori, aggiorna il bagaglio ideologico. Poi c’è Caivano e la faccia puoi perdercela: il decreto rende adulti i bambini, riconoscendoli perseguibili; ma se li riempi di doveri, devi concedergli i diritti L’articolo di GIANLUCA VERONESI IN TUTTI GLI AMBITI professionali gli addetti ai lavori amano distinguersi dai dilettanti usando una terminologia tecnica e sofisticata, in continua evoluzione. Una sfrenata corsa al neologismo utile a mettersi in mostra e a distanziare i “principianti”. Figuratevi quindi nel mondo della politica, che è comparto che produce praticamente solo parole, giacché ritiene i fatti troppo complicati e faticosi. Tra le new entry più recenti la sostenibilità, la transizione ecologica e l’insuperabile resilienza. Ma non si trascurano nemmeno i modi di dire e le frasi fatte che vengono riesumate per il loro sapore di saggezza popolare, di attaccamento alle tradizioni. Alla nuova destra e soprattutto alla sua leader piace molto il “metterci la faccia”. In fondo, tolto il visconte di Bragelonne (Alexandre Dumas: “La maschera di ferro”) tutti la...

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Si laurea a Torino in Scienze Politiche e nel ’74 è assunto alla Programmazione Economica della neonata Regione Piemonte. Eletto consigliere comunale di Alessandria diventa assessore alla Cultura e, per una breve parentesi, anche sindaco. Nel 1988 entra in Rai dove negli anni ricopre vari incarichi: responsabile delle Pubbliche relazioni, direttore delle Relazioni esterne, presidente di Serra Creativa, amministratore delegato di RaiSat (società che forniva a Sky sei canali) infine responsabile della Promozione e sviluppo. È stato a lungo membro dell’Istituto di autodisciplina della pubblicità.