Entro il 2050, si prevede che oltre 200 milioni di anziani in più in tutto il mondo dovranno affrontare una pericolosa esposizione al calore rispetto ad oggi. I risultati della ricerca, pubblicati su “Nature Communications” da un team internazionale di scienziati, coordinato dal Cmcc e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, forniscono informazioni approfondite, corredate da una piattaforma interattiva per visualizzare i dati sulle tendenze demografiche e i rischi associati all’aumento delle temperature in diversi paesi del mondo. Entro la stessa data, più del 23% della popolazione mondiale di età superiore ai 69 anni vivrà in climi con esposizione acuta al calore superiore alla soglia critica di 37,5°C, rispetto al 14% nel 2020. Il numero di persone di età superiore ai 60 anni raddoppierà fino a raggiungere quasi 2,1 miliardi di individui, di cui oltre due terzi risiedono in paesi a reddito medio e basso dove gli eventi estremi legati al cambiamento climatico saranno più probabili


ROMA, 20 MAGGIO 2024 (Red) — Fino a 246 milioni di anziani in più rispetto a oggi in tutto il mondo saranno esposti a livelli pericolosamente alti di calore entro l’anno 2050, e coloro che vivono in Asia e Africa subiranno gli effetti più gravi. Queste sono le previsioni di uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Communications”, i cui risultati possono contribuire a informare le valutazioni regionali dei rischi legati all’esposizione al calore e il processo decisionale in materia di sanità pubblica. L’articolo è corredato da una dashboard interattiva che illustra i cambiamenti demografici attuali e quelli previsti, e i rischi legati al caldo nei paesi del mondo.

La popolazione mondiale sta invecchiando a un ritmo senza precedenti. Si prevede che il numero di persone di età superiore ai 60 anni raddoppierà fino a raggiungere quasi 2,1 miliardi di individui entro il 2050, di cui oltre due terzi risiedono in paesi a reddito medio e basso dove gli eventi estremi legati al cambiamento climatico sono particolarmente probabili. L’aumento dell’intensità, della durata e della frequenza delle ondate di calore rappresenta una minaccia diretta per la salute fisica, con conseguenze particolarmente gravi per gli anziani, data la loro maggiore vulnerabilità all’ipertermia e ai generali rischi per la salute legati all’esposizione al calore. 

Nonostante ricerche approfondite abbiano confermato gli effetti a livello individuale del caldo estremo sulla salute e sul rischio di mortalità degli anziani, l’esposizione al calore degli anziani a livello della popolazione mondiale nel suo complesso ha ricevuto ad oggi meno attenzione. Un team internazionale di ricercatori del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, dell’Università di Boston e dell’Università Ca’ Foscari Venezia – guidati da Giacomo Falchetta – ha quantificato per diverse fasce d’età in tutto il mondo l’esposizione cronica a temperature medie elevate, nonché la frequenza e l’intensità dell’esposizione acuta a temperature estremamente elevate.

«Entro il 2050, più del 23% della popolazione mondiale di età superiore ai 69 anni vivrà in climi con esposizione acuta al calore superiore alla soglia critica di 37,5°C, rispetto al 14% nel 2020», commenta Falchetta, ricercatore presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) e l’Università Ca’ Foscari Venezia. Gli autori hanno anche mostrato che un numero di anziani compreso tra i 177 e i 246 milioni in più rispetto a oggi potrebbe essere esposto a un calore pericolosamente acuto. «Gli effetti sono previsti essere più gravi in Asia e Africa, continenti che potrebbero avere anche le capacità di adattamento più basse», commenta Deborah Carr, professoressa di Sociologia presso l’Università di Boston e direttrice del Centro per l’Innovazione nelle Scienze Sociali, co-autrice dello studio. 

Giacomo Falchetta, Ian Sue Wing, Enrica De Cian e Deborah Carr, autori dello studio, suggeriscono che le aree con popolazione che invecchia e con una crescente esposizione al calore probabilmente dovranno affrontare notevoli richieste di servizi sociali e sanitari, richiedendo nuovi interventi politici. I risultati dello studio possono supportare le valutazioni relative alla salute e per la pianificazione dell’adattamento al cambiamento climatico. − (Si ringrazia l’ufficio stampa del Cmcc)

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