Perfino papa Francesco è finito nel mirino dei nostri commentatori d’assalto. La sua decisione di far portare la croce della via Crucis a una donna ucraina e a una donna russa è stata raccontata con malcelato fastidio e dando ampio spazio alle proteste dell’ambasciata ucraina, mentre qualche giorno fa il Tg1 e “Repubblica” hanno addirittura oscurato una sua presa di posizione fortemente critica sull’aumento delle spese militari. Per una informazione che ha sempre mostrato una grande attenzione per le posizioni della chiesa cattolica si tratta di episodi clamorosi, ma non sono purtroppo gli unici
Il commento di BATTISTA GARDONCINI

In Italia perfino Papa Francesco è finito nel mirino dei nostri commentatori d’assalto, con Tg1 e “Repubblica” che hanno oscurato la sua posizione contro il riarmo [credit GettyImages]
Per una informazione che ha sempre mostrato una grande attenzione per le posizioni della chiesa cattolica si tratta di episodi clamorosi, ma non sono purtroppo gli unici. Chiunque esprima dubbi o dissensi sulla narrazione dominante della guerra in Ucraina diventa un nemico da ridicolizzare o addirittura da zittire. E ciò che non rientra nello schema semplificato degli ucraini buoni e dei russi cattivi va taciuto, insieme a tutte le riflessioni sulle cause del conflitto che accennano alle responsabilità della Nato nella destabilizzazione degli equilibri mondiali.

In Ucraina 11 partiti critici con le posizioni di Zelensky sono stati messi fuorilegge e tutti i canali televisivi sono accorpati in una singola piattaforma per garantire nel paese sotto attacco «una politica d’informazione unificata»
Qualche esempio? Quanti italiani sanno che in Ucraina sono diventati fuorilegge undici partiti critici nei confronti di Zelensky, e che oggi in parlamento hanno diritto di parola solo chi la pensa come lui? Che tutti i canali televisivi ucraini sono stati accorpati in una singola piattaforma per garantire «una politica d’informazione unificata»? Che la legge marziale impedisce agli uomini tra i 16 e i 60 anni di uscire dal paese perché sono tutti considerati a disposizione delle autorità militari per l’arruolamento? Che basta un semplice sospetto, anche solo una denuncia anonima, per essere considerati filo-russi e finire nelle mani delle onnipresenti milizie? Putin è l’aggressore, e questo non è in discussione. L’Ucraina è l’aggredita e ha il diritto di difendersi senza andare troppo per il sottile, e anche questo non si discute. Ma il modo in cui lo fa dovrebbe almeno indurre il nostro sistema dei media a non fidarsi ciecamente delle notizie di fonte ucraina sull’andamento della guerra, inquinate dalla propaganda esattamente come quelle in arrivo da Mosca.

Sui nostri giornali e le nostre televisioni gli ucraini sono sul punto di vincere la guerra, e i russi passano da una sconfitta all’altra per la stupidità dei loro generali [credit AppleMark/Ansa]
Si vedrà nelle prossime settimane chi ha ragione, sempre che nel frattempo a qualcuno non saltino i nervi. Se il conflitto ucraino si allargasse le conseguenze sarebbero disastrose per tutti. Sotto i loro metaforici elmetti i Gramellini e i Saviano fanno finta di non saperlo e sfornano un editoriale dopo l’altro per convincere il paese che l’unica strada possibile è quella delle armi. Ma per fortuna quasi nessuno li ascolta più. Dei sondaggi non bisogna fidarsi, però quando tutti dicono la stessa cosa è difficile non prenderli in considerazione: la maggioranza degli italiani sconfessa la decisione del governo Draghi di mandare armi all’Ucraina e una maggioranza anche più ampia – vicina al 70% – vorrebbe trattare con Putin per risolvere la crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’autore dirige Oltreilponte.org