L’aumento del 96,7% del prodotto interno lordo tra il 1963 e i 1983 è un lontanissimo ricordo. L’Italia del boom si è incartata, è diventata un Paese che ristagna, con le distanze tra ricchi e poveri sempre più grandi e la lotta di classe chiaramente vinta dai ricchi. Con la perdita del benessere sociale ed economico, larghi strati della popolazione rimettono in discussione il passato modello di sviluppo: il valore della democrazia e della partecipazione, l’europeismo, il convinto atlantismo. Questo ci dice (anche) la percentuale dei votanti scesa ai livelli minimi. Ai massimi livelli è giunta l’ignoranza: più di un quarto degli italiani pensa che gli immigrati clandestini presenti oggi in Italia sarebbero 10 milioni, il 20,9% è convinto che tramite la finanza gli ebrei dominino il mondo, il 15,3% crede che l’omosessualità sia una patologia genetica. Benvenuti nel (fu) Bel Paese


Il commento di BATTISTA GARDONCINI

Sconcertante satira del potere: “I tre soldati e il ricco” (disegno di George Grosz, 1931, su versi di Bertold Brecht); sotto il titolo, dipinto “Dentro e fuori” (di George Grosz 1926); in basso, rimesse a posto le distanze sociali, si torna ai bei tempi andati (dipinto di Grosz)

C’era una volta l’annuale rapporto del Censis, lo strumento più completo e scientificamente attendibile per capire l’Italia e gli italiani. E c’è ancora, solo che quasi nessuno presta attenzione a quello che dice. I giornali gli dedicano poco spazio nelle pagine interne, con titoli che sembrano fatti apposta per allontanare i lettori.  Le televisioni – quando lo fanno – lo raccontano a modo loro. E il mondo politico, senza distinzioni di destra, sinistra e centro, preferisce ignorarlo, come sempre fa con le realtà scomode. Invece il rapporto 2024 sulla società italiana dovrebbe preoccupare chiunque abbia a cuore le sorti di un Paese che risulta radicalmente diverso da quello che viene raccontato nei talk show. Lo trovate a questo link , ma i dati più drammatici, a mio avviso, sono questi. Dopo molti anni di crescita impetuosa, l’economia italiana si è inceppata. Tra il 1963 e il 1983 il prodotto interno lordo pro-capite era aumentato del 96,7%. Tra il 1983 e il 2003 era aumentato del 46,2%. Tra il 2003 e il 2023 l’aumento è stato appena del 3%. In termini reali questo significa che nello stesso periodo il reddito disponibile lordo pro-capite delle famiglie italiane si è ridotto del 7,0% mentre la ricchezza netta pro-capite delle famiglie è diminuita del 5,5%.

Il benessere non è più un fatto scontato, e questo – secondo il Censis – ha portato larghi strati della popolazione a rimettere in discussione il passato modello di sviluppo: il valore della democrazia e della partecipazione, l’europeismo, il convinto atlantismo.

Impressionano i numeri. Nelle ultime elezioni europee l’astensionismo ha raggiunto il 51,7%, mentre gli strumenti di mobilitazione collettiva come le manifestazioni di piazza e i cortei sono considerati inutili dal 55,7% degli italiani. L’ 84,4% degli italiani è convinto che i politici pensino solo a sé stessi e il 68,5% ritiene che le democrazie liberali occidentali non funzionino più. L’Unione Europea è considerata una  sorta di guscio vuoto, inutile o dannoso: il 71,4% degli italiani pensa che, in assenza di riforme radicali e di cambiamenti sostanziali, sia destinata a sfasciarsi definitivamente. Inoltre, il 70,8% degli italiani è pronto a imputare le colpe dei mali del mondo ai Paesi dell’Occidente, accusati di essere stati arroganti nel voler imporre il loro modello economico e politico agli altri. Più precisamente, il 66,3% degli italiani attribuisce all’Occidente – Usa in testa – la responsabilità delle guerre in corso in Ucraina e in Medio Oriente e solo il 31,6% si dice d’accordo con il richiamo della Nato sull’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil. Infine, il 51,1% è persuaso che l’Occidente sia destinato a soccombere economicamente e politicamente dinanzi all’ascesa di Paesi come la Cina e l’India.

In una società che ristagna, dove è diventato sempre più difficile salire socialmente grazie alle capacità personali, allo studio e al lavoro, acquistano maggiore importanza le questioni identitarie. Dice il Censis che il 57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita consolidato, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico. Il 38,3% si sente minacciato da chi vuole facilitare l’ingresso nel Paese dei migranti. Il 29,3% vede come un nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale. Il 21,8% avverte ostilità nelle persone che professano un’altra religione. La stessa inimicizia separa il 21,5% degli italiani dalle persone appartenenti a una etnia diversa, il 14,5% da chi ha un diverso colore della pelle, l’11,9% da chi ha un orientamento sessuale diverso.

Inoltre il Censis rileva che nel nostro Paese ha messo radici la convinzione che esista una identità distintiva: secondo il 37,6% degli italiani – ma il dato sale al 53,5% tra le persone in possesso di un basso titolo di studio – l’“italiano vero” discende da un ceppo morfologicamente definito, fonte originaria della identità nazionale. Per più di un quarto degli italiani gli immigrati clandestini presenti oggi in Italia sarebbero 10 milioni, il 20,9% è convinto che tramite la finanza gli ebrei dominino il mondo, il 15,3% crede che l’omosessualità sia una patologia con origini genetiche, il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia, mentre per il 9,2% la propensione a delinquere avrebbe una base genetica.

Infine, ma questo si sapeva già, siamo ignoranti come capre. Gli analfabeti propriamente detti sono ormai una esigua minoranza, appena 260 mila. Ma la mancanza di conoscenze di base rende i cittadini più disorientati e vulnerabili: non raggiungono i traguardi di apprendimento in italiano il 24,5% degli alunni al termine del ciclo di scuola primaria, il 39,9% al terzo anno della scuola media, il 43,5% all’ultimo anno della scuola superiore. E in matematica le cose vanno anche peggio. Non ce la fanno il 31,8% degli alunni delle primarie, il 44,0% alle medie inferiori e il 47,5% alle superiori. Benvenuti nel Bel Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

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Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, tre nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.