Palazzo Chigi. Il passaggio di consegne da Mario Draghi a Giorgia Meloni

Il riferimento del governo è un blocco economico e sociale che si inalbera al pur minimo accenno di redistribuzione della ricchezza, annuncia un nuovo condono fiscale (oggi si chiama «tregua»), continua la caccia a nuove fonti fossili fra i dittatori africani con i buoni uffici di Desclazi e la consulenza di Cingolani. Nemmeno una parola sulla crisi climatica e i suoi drammatici effetti, la transizione energetica cancellata persino dal nome del ministero istituito venti mesi fa per utilizzare i fondi europei del Pnrr. Reticenza e bugie della premier sulle radici ideologiche neo e post fasciste del partito che oggi guida il Paese


Questo editoriale apre il numero 31 del nostro magazine distribuito nelle edicole digitali dal 26 ottobre 2022

L’editoriale di IGOR STAGLIANÒ

AGGANCIATA LA SUA navigazione governativa al convoglio neo-atlantico per continuare la guerra a fianco dell’Ucraina aggredita da Putin, la presidente del Consiglio ha intrattenuto la Camera sulla sua vicenda politica personale, senza pronunciare una sola volta la parola pace. Buona parte dei 69 minuti nei quali ha illustrato il suo manifesto programmatico e ideologico, Giorgia Meloni li ha usati con abilità emotiva — la perdente che si batte e vince — e abbondante pragmatismo: i debiti con l’Unione Europea per Recovery fund e Pnrr sono garantiti dai 5000 miliardi di euro di risparmio degli italiani (quasi il doppio del debito pubblico dello Stato); di flat tax se ne parlerà dopo aver pagato le super bollette del gas; ci sarà, intanto, una bella tregua fiscaleun altro condono; il motto sulla bandiera del governo è già scritto: “non disturbare chi vuol fare”. La rotta della navigazione è stata tracciata da Draghi («lord protettore della Meloni»: copyright Rino Formica) al meeting di Comunione e Liberazione, un mese prima del voto. Un protettorato cordiale, essenziale ad aprire canali cruciali nelle mappe internazionali di navigazione, mentre i cannoni sparano e i debiti s’impennano. Verso quest’esito ha remato di gran lena la grande stampa, prendendo in braccio la leader di Fratelli d’Italia e issandola fino a Palazzo Chigi. Il “Corriere della Sera”, per dire, ha dato voce a quell’imprenditoria padana che, lesta, ha cambiato cavallo in corsa dopo il Papeete di Salvini; un blocco economico e politico che si inalbera al pur minimo accenno di redistribuzione della ricchezza, per il quale lo Stato guai a tirarlo in ballo nel raddrizzare le disuguaglianze sociali. Reddito di cittadinanza? Pussa via. Lo Stato? Buono solo negli aiuti alle imprese, facendo il pieno nella pandemia: anche chi non aveva subìto danni ha allungato la mano verso la fetta più grossa. E sarà ancora così: chi vuol fare non avrà noie, ha garantito la Meloni presidenzialista decidente. Bene, brava, bis.

La nuova premier Giorgia Meloni ha nominato Roberto Cingolani consulente del suo governo sull’emergenza energetica, per giorni rimasto nel borsino dei ministri papabili

Già, fare. Fare cosa, per andare dove? Nella neo lingua del nuovo potere — “nazione” e “sovranità”, con quello che ne consegue per la destra post fascista —, di sovranità quelli come noi possono rivendicarne persino la primogenitura: sulla sovranità alimentare — ricordate Terra Madre, Slow Food, chilometro zero di Carlin Petrini? —, piuttosto che su quella energetica attraverso le rinnovabili. Su quest’ultima, un dubbio la nuova premier ce lo ha tolto con la prima decisione del Consiglio dei ministri: per la sovranità energetica sarà sempre il capo dell’Eni Descalzi (e il suo uomo-macchina Cingolani) a tracciare il solco; la spada di Meloni lo difenderà. Sul punto cruciale di economia, imprese e famiglie, avremo piena continuità col governo Draghi. Transiteremo da un autarca russo a tre o quattro dittatori africani, dopo che Cingolani — proprio lui, ora consulente di Meloni — ha raccontato balle su scorte e nuovi rigassificatori; ha confuso, con l’ignorante complicità della stampa, diversificazione dei fornitori del gas con diversificazione delle fonti energetiche. E ha tenuto fermi, per quasi un anno, persino i decreti attuativi per diffondere le comunità energetiche con cui abbassare le bollette di condomini e realtà sociali aggregate. Ad uno scienziato tanto preparato e perspicace puoi non fargli aprire il nuovo corso politico-programmatico della destra al governo sul tema più scottante dell’agenda del Paese (pardon, della Nazione)? 

Giorgia Meloni: «Mai avuto simpatia per il fascismo»; chissà a cosa si ispiravano nel Fronte della Gioventù o in Azione Giovani, frequentati dal nuovo Presidente del Consiglio dall’età di quindici anni

Quanto centrale sia per Meloni la transizione energetica, ecologica ed ambientale — di crisi climatica neanche una parola — lo abbiamo capito tutti dopo l’annuncio del nuovo governo con la fungibilità dei nomi del nuovo ministro: tra due incompetenti (per esplicita ammissione dei diretti interessati), l’uno vale l’altro. Quanto autentico e profondo sia il ripudio del fascismo, dopo trent’anni di militanza fra gli eredi di Almirante, non lo abbiamo invece capito: «Mai avuto simpatia per il fascismo». Chissà a cosa si ispiravano nel Fronte della Gioventù o in Azione Giovani, frequentati da Meloni dai quindici anni in su. Si può giurare sulla Costituzione repubblicana senza citare esplicitamente la Resistenza antifascista nel manifesto ideologico con cui il governo Meloni ha chiesto la fiducia in Parlamento? Dei giovani patrioti del Risorgimento se n’è ricordata. Dei giovani partigianipatrioti al cubo — che restituirono l’onore politico e militare all’Italia a fianco degli anglo-americani per liberarci dal nazifascismo, neanche mezza parola, all’alba del «governo più a destra dai tempi di Mussolini», annotano negli Usa all’indomani della vittoria di Fratelli d’Italia. Un pessimo gioco inaugurato al Senato da Ignazio La Russa, suo mentore e fratello politico maggiore. Guarderemo avanti e giudicheremo dai fatti, come sempre. Ma la memoria storica e politica a noi non difetta. E staremo a vedere se, su questo, la “underdog” saprà stravolgere i pronostici, come ha promesso di fare con tono volitivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Direttore - Da inviato speciale della Rai, ha lavorato per la redazione Speciali del Tg1 (Tv7 e Speciale Tg1) dal 2014 al 2020, per la trasmissione “Ambiente Italia” e il telegiornale scientifico "Leonardo" dal 1993 al 2016. Ha realizzato più di mille inchieste e reportage per tutte le testate giornalistiche del servizio pubblico radiotelevisivo, e ha firmato nove documentari trasmessi su Rai 1, l'ultimo "La spirale del clima" sulla crisi climatica e la pandemia.