Cellulari e tablet sono prodotti a “tempo determinato”, destinati ad essere sostituiti dall’arrivo di nuovi modelli, e con una vita prevista sempre più breve. L’Unione europea, però, alla luce delle necessità di contenere l’impressionante inquinamento della fine-vita di questi dispositivi sempre più diffusi, ha varato due regolamenti finalizzati a renderli più durevoli e facilmente riparabili. Imponendo ai produttori una serie di obblighi, anche di trasparenza L’analisi di GIANFRANCO AMENDOLA IL CELLULARE E il tablet ormai sono diventati parte del nostro stile di vita: a volte sembra addirittura che siano diventati appendici inseparabili senza i quali non si può vivere. E pensare che fino a non molti anni fa c’era solo il buon, vecchio telefono a fili, magari collegato anche a fax. Tanto per dare qualche numero, nel 2020 nell’Unione europea sono stati venduti circa 150 milioni di telefoni cellulari e 23,90 milioni di tablet; il consumo totale di energia primaria dell’Ue della base installata di telefoni cellulari e tablet durante il loro ciclo di vita (compresi produzione, uso e smaltimento) è stato di 39,5 TWh (circa lo 0,25% del consumo totale di energia primaria dell’Ue). Ovviamente, il business collegato a questo fenomeno è enorme, tanto più che in breve questi apparecchi divengono obsoleti e superati e così dobbiamo cambiarli, creando, tra l’altro, una enorme quantità di...

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Dal 1967 Pretore a Roma, inizia ad occuparsi di normativa ambientale dal 1970. Dal 1989 al 1994 parlamentare europeo, vice presidente della commissione per la protezione dell’ambiente. Dal 2000 al 2008 Procuratore aggiunto a Roma con delega ai reati ambientali, poi Procuratore della Repubblica a Civitavecchia fino al pensionamento (2015). Ha ricoperto numerosi incarichi pubblici partecipando a tutte le vicende che hanno visto nascere ed affermarsi il diritto dell'ambiente in Italia. Ha insegnato diritto penale dell’ambiente in varie Università scrivendo una ventina di libri fra cui “In nome del popolo inquinato” (7 edizioni). Attualmente fa parte del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare ed è docente di diritto penale ambientale presso le Università “La Sapienza” e Torvergata di Roma.