Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (candidato alla segreteria del Pd), di fronte alle proteste popolari a Piombino contro il rigassificatore in porto, candida la fedele Ravenna ad ospitarlo. Lo stesso presidente che si opponeva all’impianto eolico off shore di Rimini. Anche stavolta, silenzio assordante di Elly Schlein. Nella capitale del turismo romagnolo, torri eoliche in mare ben distanti dalla costa disturbano il paesaggio incontaminato di palazzine e condomini secondo vari esponenti locali anche istituzionali. A Ravenna Navi enormi come palazzi evidentemente abbelliscono sicuramente la riviera. Perfino il mitico Piero Angela viene dimenticato, quando Ravenna rifiutò un rigassificatore, mettendo in guardia da incidenti catastrofici provocati da navi gasiere. Il problema non è cambiare spacciatore (di gas) ma liberarsi dalla dipendenza


L’articolo di PAOLO GALLETTI

7 novembre 2022. Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini firma il decreto per il primo rigassificatore galleggiante davanti a Ravenna

“DUE RIGASSIFICATORI A Ravenna? Magari, ne servirebbero quattro”. Così Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, interpellato da “Il Corriere di Romagna”. Tutto inizia dalla smargiassata del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che di fronte alle proteste popolari a Piombino contro il rigassificatore in porto, candida la fedele Ravenna ad ospitarlo. Uno o due che differenza fa? Lo stesso presidente che si opponeva all’impianto eolico off shore di Rimini.

Capita che questa iperbole venga presa sul serio, visto che a Piombino, più di tre anni fa, il rigassificatore non lo voleva nemmeno il Presidente della Regione Toscana Giani. E quindi è probabile che a Ravenna arrivi anche la nave di Piombino. Una procedura inedita e sbrigativa quella assunta per approvare i rigassificatori: centoventi giorni per dare il via alla costruzione di un impianto a rischio di incidente rilevante, se pure a qualche miglia dal canale Candiano, il porto industriale e ora anche turistico di Ravenna. Porto che negli anni 80, con il Progetto Aripar, aveva un piano di fronte a rischi di incidenti rilevanti sinergici.

Ora tutto dimenticato, si valutano le aziende una per una. Perfino il mitico Piero Angela — che mise in guardia da incidenti catastrofici provocati da navi gasiere, qualche tempo fa quando Ravenna rifiutò un rigassificatore — viene dimenticato. E il turismo e la pesca e la qualità dell’acqua? E l’ecosistema marino già messo a rischio al porto, dagli scarichi, da un turismo intensivo? A Rimini torri eoliche in mare disturbano il paesaggio incontaminato di palazzine e condomini secondo vari esponenti locali anche istituzionali. A Ravenna navi enormi come Palazzi evidentemente abbelliscono sicuramente la Riviera.

Non si disturbi il manovratore. Esiste l’emergenza gas, dobbiamo affrancarci dal gas russo. Peccato che il rigassificatore entri in funzione nel 2024 tra due inverni. E che utilizzi gas estratto con metodi super inquinanti con grande dispendio energetico nel trasporto e nella trasformazione. Il tutto mentre l’Italia esporta gas. Ecco il punto: con la pressione dell’emergenza si punta a fare dell’Italia un hub del gas per l’Europa per i profitti del comparto fossile, Eni in primis.

Ed eccoci al punto politico: Ravenna come Torino ai Tempi della Fiat: qui comanda Eni. In consiglio comunali tutti i gruppi votano a favore del rigassificatore, escluso il centrista Ancisi. I coraggiosi si dimostrano pavidi e votano Eni. Silenzio assordante della Schlein (i Verdi non sono rappresentati in Consiglio). Il comitato “Per il clima, fuori dal fossile” è molto attivo e presente, il suo simbolo è un irato Dante Alighieri di fronte alle trivelle. Costituito da ambientalisti, esponenti di sinistra, singoli cittadini, rappresenta una agguerrita spina nel fianco della lobby del fossile. Che vede invece i sindacati confederali fossilizzati, a differenza di Civitavecchia.

Manca, dunque, quel blocco sociale che impedì a Ravenna nel 1984 la costruzione di una Centrale a Carbone: Verdi nascenti, associazioni ambientaliste, giovani combattivi, mondo della cultura, e perfino i repubblicani. Allora si fece la centrale a metano come passo verso la transizione alle rinnovabili. Una transizione bloccata dopo 40 anni. Invece di qualificarsi come città e territorio delle rinnovabili, Ravenna diventa capitale del fossile.

Mentre il progetto Agnes per un parco eolico marino langue nelle lunghe maglie autorizzative, viene avanti anche il famigerato progetto per la cattura e lo stoccaggio della Co2. E le trivelle — già attive in terraferma nella Bassa Romagna e prossimamente in mare (già ora a 9 miglia dalla costa) — per aiutare la subsidenza in atto e l’ingressione di acqua salata nelle falde acquifere per decine di chilometri nell’entroterra. Mentre in Europa avanzano pompe di calore, pannelli termici e fotovoltaici ed eolico, qui si regredisce al tutto gas di qualche decennio fa. Come si è opportunamente scritto: il problema non è cambiare spacciatore (di gas) ma liberarsi dalla dipendenza. Fare dell’Italia un hub del gas è una idea regressiva e reazionaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fondatore delle Università Verdi e dei Verdi Italiani. Attivista ecologista fin dai primi anni 80, contro la centrale a carbone che si voleva costruire a Ravenna, per le energie rinnovabili, per l’agricoltura biologica promotore del referendum contro i pesticidi, per la difesa del mare adriatico contro gli allevamenti industriali. Consigliere regionale dei Verdi in Emilia Romagna, dal 1990 al 1994. Deputato dei Verdi, dal 1994 al 2001, promotore della prima legge per la mobilità ciclistica, e di norme per le mense biologiche nelle scuole, contro l’inquinamento acustico, per sviluppare la mobilità urbana su ferro. Scrive su riviste e blog su temi ecologisti. Fa parte del direttivo regionale di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica). Co-portavoce della Federazione dei Verdi-Europa Verde Emilia Romagna. Componente del Consiglio Federale della Federazione dei Verdi Italiani