Qui in alto e sotto il titolo, il centro storico di Tuscania

È la nuova, arretrata, arrendevole linea di questo governo di destra? Se così fosse, dovremo aspettarci una strategia rovinosa per quello che chiamavamo il Belpaese. Una ulteriore riduzione della tutela paesaggistica allo zero, mai così in basso


Il corsivo di VITTORIO EMILIANI

SEMBRA NON ESSERCI possibilità di pace per il bellissimo e però sfregiato paesaggio della Tuscia. Adesso tocca a Tuscania e dintorni. Purtroppo la Soprintendenza si è già tirata fuori non ritenendo evidentemente che vi siano gli estremi per intervenire a tutela di centri storici di questo pur altissimo livello. È la nuova, arretrata, arrendevole linea di questo governo di destra? Se così fosse, dovremo aspettarci una strategia rovinosa per quello che chiamavamo il Belpaese. Una ulteriore riduzione della tutela paesaggistica allo zero. Neppure in pieno fascismo si cadde così in basso perché nel 1938 il ministro Bottai ascoltò l’autorevole consiglio di personaggi autorevoli della storia dell’arte e del paesaggio tutt’altro che integrati nella cultura di regime come, in primo luogo, Giulio Carlo Argan. Ma oggi alla Cultura abbiamo un signore che si chiama Sangiuliano la cui opera fondamentale non riguarda Raffaello primo soprintendente della storia bensì Vladimir Putin. Abbiamo già avuto anni fa Berlusconi che ci parlava dell’amico Putin e che fece precipitare il bilancio del ministero dei Beni Culturali ad una percentuale depressa. Tanto che nell’ultima statistica internazionale sulla spesa per la cultura figuravamo terz’ultimi al mondo. E  adesso dove stiamo precipitando? © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.