L’installazione di impianti solari ed eolici può comportare un’alterazione del paesaggio e richiede un’attenta pianificazione, non sempre fatta in passato. Vanno coinvolte le comunità locali, e anche questo spesso non è avvenuto. Secondo uno studio recente, utilizzando il 2,5% dell’area occupata dalle diverse tipologie di edifici, la potenza installabile arriverebbe a 45 GigaWatt (GW) dai 21 attuali, poco sotto i 52 GW previsti dal “Piano nazionale energia clima” del governo al 2030. Probabile, però, che la potenza fotovoltaica installata a quella data debba più che triplicare rispetto ai valori attuali. Come si fa e dove?
L’analisi di GIANNI SILVESTRINI, direttore scientifico Kyoto Club e QualEnergia
¶¶¶ Parlare di cambiamenti climatici e di paesaggio obbliga ad una doppia lettura. L’emergenza climatica sta infatti aggredendo i territori, in alcuni casi in modo evidente e progressivamente più drammatico. Tutti ricordiamo le decine di milioni di alberi abbattuti dalla tempesta Vaia nel Nord-Est italiano, i disastri legati alla forza devastante di uragani e cicloni, gli incendi che hanno distrutto migliaia di chilometri quadrati di foreste in California, in Australia, in Brasile, in Siberia, in Congo… con la natura ferita e milioni di animali bruciati vivi; le coste erose dall’innalzamento del livello degli oceani e dei mari, la desertificazione che avanza, la Groenlandia e l’Antartide che si sgretolano… Si deve dunque intervenire, e rapidamente.
D’altra parte, alcune azioni per ridurre le emissioni e affrontare la sfida climatica possono comportare un’alterazione dei paesaggi. Si tratta di modifiche che si aggiungono a quelle apportate dall’uomo con l’abusivismo, le cave, le discariche illegali di rifiuti, le raffinerie e le acciaierie sulle coste e con la costante sottrazione di spazio alla natura. Proprio questo modello di sviluppo comporta anche una impressionante crescita delle emissioni climalteranti. Non stupisce quindi la sollecitazione di coloro che propongono la rivisitazione di un modello non più sostenibile.
Resta il fatto che occorre agire da subito sul fronte climatico. Gli accordi internazionali, come quello di Parigi del 2015, rappresentano un risultato importante. Ma poi servono urgentemente soluzioni da attivare per contenere le emissioni. Fra queste, diviene sempre più importante il contributo delle fonti rinnovabili. Certo, in un contesto di maggiore efficienza che include anche cambiamenti degli stili di vita. Naturalmente l’installazione di impianti solari ed eolici può comportare un’alterazione del paesaggio e il loro inserimento va dunque pianificato con attenzione, cosa che non sempre è stata fatta in passato. Vanno inoltre coinvolte le comunità locali, e anche questo non sempre è avvenuto.
Per quanto riguarda il paesaggio, le reazioni dal punto di vista estetico variano molto in relazione alle diverse sensibilità. Nel “sorriso di Angelica” di Andrea Camilleri, ad esempio, si legge “…un mari di bocche di lioni supra al quali, a ‘ntervalli regolari, si slanciavano altissime pale eoliche. Livia ne ristò affatata. Certo che avete dei paesaggi…”. Ma nella società ci sono anche posizioni di netta chiusura. Per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, obiettivo dell’Italia e degli altri paesi europei, il contributo delle rinnovabili dovrà crescere, comunque, notevolmente. Concentriamoci sul solare, che in Italia rappresenterà la tecnologia regina del sistema energetico sul lungo periodo.
Sono state effettuate diverse valutazioni sul potenziale legato alla parziale occupazione delle superfici degli edifici. In un recente documento di Eurach, si è stimata la potenza installabile utilizzando il 2,5% dell’area occupata dalle diverse tipologie di edifici. Si arriverebbe a 45 GW, poco sotto i 52 GW previsti dal Piano nazionale energia clima del governo al 2030 [nota 1]. Piano, che però andrà rapidamente rivisto per adeguarsi alla decisione della Unione Europea di portare l’obiettivo di riduzione dei gas climalteranti al 2030 dal -40% rispetto ai valori del 1990 al -55%. In questo nuovo quadro, secondo Elettricità Futura che raccoglie i vari produttori elettrici del paese, il 70% dei consumi elettrici lordi dovrà essere soddisfatto da energie rinnovabili (oggi siamo al 36-38%) [nota 2]. Il ministro Cingolani ha parlato di una quota pari al 72% [nota 3].
È dunque probabile che la potenza fotovoltaica al 2030 dovrà arrivare a valori attorno ai 70 GigaWatt (oggi sono 21 GW). Ma, soprattutto, va ricordato che per il 2050 la strategia di lungo termine del Governo prevede una potenza solare di 240 GW, oltre dieci volte superiore all’attuale [nota 4]. Aumenteranno, quindi, notevolmente le installazioni decentrate, oggi oltre 800.000, anche grazie alla diffusione delle Comunità energetiche. Troveremo nuove soluzioni, magari si diffonderanno le vetrate solari, i moduli solari flessibili. Ma non c’è dubbio che dovremo installare anche molti impianti fotovoltaici a terra.
Di che superficie parliamo? Considerando un utilizzo delle superfici degli edifici quadruplo rispetto a quello considerato dallo studio Eurach, a metà secolo il mix di centrali solari convenzionali e agrovoltaiche occuperebbe una superficie pari a quella di un quadrato di una cinquantina di chilometri di lato, naturalmente grazie ad una molteplicità di interventi opportunamente distribuiti sul territorio. Parliamo di un’area inferiore al 2% dei 3,5 milioni di ettari della superficie agricola inattiva nel paese. Con quali effetti sul paesaggio lo vedremo meglio nella seconda parte di questa analisi, sul prossimo quindicinale a metà aprile. − (L’articolo completo nel n. 5 del magazine) ♦ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Foto: sotto il titolo, campo fotovoltaico in piena campagna fertile; in alto, la strage degli alberi dopo il passaggio della tempesta Vaia nel Nord-Est; al centro, campo eolico; in basso, edificio fotovoltaico