Il 100% del carbone sbarcato in Sardegna nel 2021 è stato importato dalla Russia. Gli acquisti proseguono anche dopo la guerra in Ucraina e le sanzioni contro Putin; sotto il titolo, il polo industriale di Portovesme con la centrale “Grazia Deledda”

Il carbone per far girare a pieno ritmo la centrale elettrica di Portovesme, nell’area industriale del Sulcis, in Sardegna, ce lo vende Vladimir Putin. Perchè lo stiamo importando dal paese che sanzioniamo per la guerra in Ucraina?  È più economico. In attesa di potenziare le energie rinnovabili, per contrastare il riscaldamento globale, l’Italia e la Sardegna devono far fronte all’incremento dei costi per l’energia elettrica e alla riduzione degli arrivi di gas così come possono. Siamo sicuri che questa sia la strada giusta?


Il corsivo di LAURA CALOSSO

A PORTOVESME, IN provincia di Cagliari, c’è una centrale a carbone. E funziona. Ridurre l’uso di fonti fossili è quanto ci viene richiesto per non aggravare la crisi climatica, ma la centrale è tornata a pieno ritmo, perché manca all’appello l’ingente quota di gas che importavamo dalla Russia. Benissimo, anzi malissimo, però sembra sia necessario. Siamo in emergenza. Una domanda: da dove arriva il carbone? “Portovesme, centrale a pieno ritmo: il carbone arriva dalla Russia” [leggi qui nota 1]. Così titola un quotidiano on line sardo. Già. Il carbone arriva proprio dal Paese che stiamo sanzionando, e dal quale non potremo più importare gas, la Russia, appunto. Il motivo dell’importazione del carbone proprio dal nuovo Zar? È più economico.

Ma come? Stiamo rallentando la transizione ecologica, stiamo aggravando i rischi del cambiamento climatico, per usare carbone russo più economico? E le sanzioni? Chi può aver preso una simile decisione all’improvviso? Ecco. Non è stata presa all’improvviso. La decisione risale al febbraio 2022. Solo quattro giorni dopo l’invasione russa in Ucraina, il 28 febbraio, L’Unione Sarda titolava: «Il ritorno al carbone, la materia prima arriva … dalla Russia. Il 100% della materia prima sbarcata a Porto Torres nel 2021 per la centrale di Fiume Santo arriva dal Paese di Putin, 792mila tonnellate (fonte Autorità portuale della Sardegna)» [leggi qui nota 2]. L’articolo iniziava così: «Il premier Mario Draghi ha annunciato nei giorni scorsi che le centrali elettriche a carbone saranno riattivate oppure la loro vita produttiva sarà allungata per far fronte all’emergenza energetica provocata dalla guerra in Ucraina. L’Italia e la Sardegna devono far fronte all’incremento dei costi per l’energia elettrica e alla riduzione degli arrivi di gas così come possono. Siamo sicuri che questa sia la strada giusta?».

A distanza di cinque mesi, con una sanguinosa guerra ancora in corso, riproponiamo la stessa domanda: «Siamo sicuri che questa sia la strada giusta?». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Scrittrice, giornalista e traduttrice, laureata in Scienze Politiche e in Lettere, Culture moderne comparate, Letteratura tedesca. Ha lavorato come giornalista e addetta stampa. La carriera di scrittrice è iniziata con una menzione di merito al Premio Calvino, edizione 2008/2009, e il primo romanzo "A ogni costo, l'amore" pubblicato da Mondadori nel 2011. Il giornalismo d’inchiesta è la sua passione. Lavora nel mondo dell’editoria e per la Rai.