L’obiettivo di non superare l’aumento della temperatura oltre 1,5°C nel 2030 sembra già irraggiungibile. Lo scorso ottobre è stato il più caldo mai registrato a livello globale, con temperature di 1,7°C superiori a quelle stimate nell’ottobre medio alla fine del 1800. Con qualche buona notizia all’orizzonte: la produzione di energia solare ed eolica è arrivata a coprire il 14,3% dell’elettricità mondiale, rispetto al 12,8% dell’anno scorso. E la Cina vola con 170 GW di pannelli solari installati nell’anno in corso. Per la mobilità, General Motors, Honda, Volkswagen e la stessa Tesla rallentano la corsa verso l’elettrico. Cresce, invece, la vendita dei Suv responsabili di 1 miliardo di tonnellate di emissioni globali di Co2 all’anno. Per Giugiaro, «l’uomo ha deciso che non bastavano più velocità e comodità ma voleva sentirsi dominatore su un’auto: la ricerca di edonismo ha aperto la strada ai Suv». Giusto per «correre verso il baratro climatico col piede schiacciato sull’acceleratore»: cit. António Guterres (Onu)


◆ L’analisi di GIANNI SILVESTRINI, direttore scientifico Kyoto Club e presidente Exalto

Fig. 1. Aumento delle temperature globali nel mese di settembre dal 1940 al 2023

“Possiamo dire con quasi certezza che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato, ed è attualmente 1,43°C sopra la media preindustriale”, ha affermato Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service. E Jim Skea, neopresidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change aggiunge: non possiamo più evitare di sforare la soglia più ambiziosa dell’accordo di Parigi: già nel 2030 temperature più alte di 1,5 gradi. Forse prima. Lo scorso ottobre è stato il più caldo mai registrato a livello globale, con temperature di 1,7°C superiori a quelle stimate nell’ottobre medio alla fine del 1800.

È l’anno più caldo di sempre, ma non importa a nessuno

Il climatologo James Hansen (ricordiamo il suo appassionato intervento al Senato Usa nel 1988, quando dichiarò di esser certo al 99% che la tendenza al riscaldamento era causata dall’accumulo dei gas climalteranti nell’atmosfera) sostiene che già nel 2024 le temperature potrebbero superare la soglia di 1,5°C. “È l’anno più caldo di sempre, ma non importa a nessuno” titola La Stampa il 12 novembre. Peraltro, i segnali dell’accelerazione climatica si moltiplicano, dai giganteschi incendi nelle foreste del Canada alle recenti alluvioni in Italia, dall’uragano che ha devastato Acapulco alla siccità estrema dell’Amazzonia. In risposta alla crisi, in realtà, si registrano segnali contrastanti.

Alcune buone notizie

Secondo il think tank Ember, le emissioni di carbonio provenienti dal settore elettrico globale potrebbero interrompere la crescita e raggiungere il picco quest’anno grazie all’impennata dell’energia eolica e solare che, insieme, sono arrivate a coprire il 14,3% dell’elettricità mondiale, rispetto al 12,8% dell’anno scorso. Va poi segnalata l’incredibile aumento delle installazioni solari in Cina che nel corso del 2023 potrebbero addirittura arrivare a 170 Gw. Del resto è la stessa Iea (International Energy Agency), fino a pochi anni fa molto timida sullo sviluppo delle rinnovabili, a riconoscere che la rapidità della crescita mondiale del solare e della mobilità elettrica rappresentano due segnali interessanti, in mezzo ad altri deludenti, sulla possibilità di contenere le emissioni climalteranti come indicato negli Accordi di Parigi. Anche sul fronte dell’adattamento climatico si registra qualche notizia interessante. L’Australia, per esempio, ha deciso di offrire la residenza agli abitanti delle isole di Tuvalu a rischio di venire inghiottite dall’oceano.

Ma crescono le criticità. Partiamo dall’auto elettrica

Fig. 2. Crescita delle vendite di auto elettriche nel mondo, Bloomberg Nef

Il primo elemento è quello politico. Le elezioni europee e quelle negli Usa del 2024 potrebbero comportare rallentamenti nelle strategie climatiche. Uno dei settori più a rischio delle incertezze politiche è quello della mobilità elettrica. Entro il 2027 le case automobilistiche avevano programmato di investire 616 miliardi di dollari su questo fronte, con una decisa accelerazione rispetto ai loro precedenti impegni. E la crescita delle vendite di auto elettriche sembra inarrestabile. Nel 2022 sono aumentate del 60%, superando per la prima volta i 10 milioni. E per quest’anno le vendite dovrebbero salire a 14 milioni con una crescita del 33%, continuando il ruolo dominante della Cina (Fig. 2).

Va però evidenziata la fortissima crescita delle vendite dei Suv che a livello mondiale sono ormai responsabili di 1 miliardo di tonnellate di emissioni di Co2 all’anno, più della somma del contributo di Germania e Italia. Del resto, da gennaio a ottobre del 2023, la quota dei Suv sul mercato totale italiano è stata del 57%. Efficace l’analisi di Giugiaro: «l’uomo ha deciso che non bastavano più velocità e comodità ma voleva sentirsi dominatore su un’auto: la ricerca di edonismo ha aperto la strada ai Suv».

Negli ultimi mesi diversi segnali evidenziamo una serie di preoccupazioni. General Motors, Honda, Volkswagen e la stessa Tesla hanno infatti rallentato la corsa verso l’elettrico. Secondo Dario Duse, responsabile per l’Italia della società di consulenza AlixPartners «è in atto un fisiologico aggiustamento delle aspettative di crescita, collegato all’incertezza sullo scenario economico, all’effettiva attuazione dei regolamenti europei sulle emissioni, ai costi di acquisto e allo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica». Aggiungiamo anche la preoccupazione per le importazioni di auto elettriche dalla Cina.

In effetti, in Europa, dopo il compromesso sugli standard di emissione Euro 7 e l’apertura ai carburanti sintetici, c’è il rischio che con le prossime elezioni venga messo in discussione o addirittura cancellato il divieto di vendita dei motori endotermici nel 2035. Negli Usa, poi, l’auto elettrica è diventata uno dei maggiori terreni di scontro fra progressisti e conservatori. Gli Stati repubblicani sostengono che «i veicoli elettrici sono come il vaccino contro il Covid, cacciati in gola dal governo contro la loro volontà». E l’ipotesi della vittoria di Trump nelle presidenziali del 2024 non fa che aumentare l’incertezza.

Continueremo nelle prossime settimane la riflessione sul ruolo del mondo Oil&Gas, sulle difficoltà dell’industria eolica e su altre criticità che stanno emergendo. Accanto, naturalmente ai segnali positivi che fanno sperare nel contrasto all’emergenza climatica. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ha svolto attività di ricerca presso il Cnr e il Politecnico Milano, dove è responsabile del master “Ridef – reinventare l’energia”. È stato direttore generale del ministero dell’Ambiente e consigliere di Pierluigi Bersani al ministero dello Sviluppo economico. È direttore scientifico del Kyoto Club un’organizzazione non profit, creata nel febbraio del 1999, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. È anche direttore scientifico della rivista e del portale “QualEnergia” promossi da Legambiente e da Kyoto Club. È presidente di Exalto, una società impegnata nella transizione energetica in atto. Autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche e di cinque libri, fra cui “2 °C - Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”, 2016, e “Le trappole del clima”, 2020, scritto insieme a GB Zorzoli, Edizioni Ambiente.