Qui in alto e sotto il titolo, i fascisti sfilano a Predappio per i 100 anni della marcia su Roma

Non ci sarebbe stato un luogo migliore di Predappio per un museo dei crimini fascisti, come è avvenuto a Monaco con un grande Centro di documentazione sul nazional-socialismo a testimonianza del passato nazista della città. Un luogo, nel paese natale del Duce, di riflessione storica e di cultura politica che facesse i conti con quel che è stato il fascismo vero e costituisse un monito per chi ancora si ostina a raccontare una montagna di falsità sulla peggiore dittatura europea del secolo, a cui addirittura si ispirò Hitler. Non ci fu niente da fare: il sindaco ex comunista pensò ad un museo con l’occhio rivolto ai treni che arrivavano in orario. E sono ripartite le manifestazioni nostalgiche i commerci di gagliardetti, labari, busti eccetera, i ristoranti hanno fatto buoni affari, sindaci opportunisti hanno strizzato l’occhio ai revisionismi storici


L’articolo di SAURO TURRONI

HO SEMPRE PENSATO che non si dovesse consentire a Predappio di diventare il luogo per il turismo nostalgico del neofascismo italiano, e che si dovessero evitare le vergognose manifestazioni, come quella di tre giorni addietro. Per questo motivo avevo presentato un progetto di legge, predisposto con il supporto dell’Istituto dei Beni Culturali, co-firmatario Vittorio Emiliani, per valorizzare il territorio predappiese e farci quanto necessario per sottrarlo al turismo delle camice nere. 

Nei tragici anni fra il 1960 e 1970, anni di bombe e stragi fasciste, manipoli di nostalgici in gita a Predappio si erano resi responsabili di provocazioni, di raid nella vicina Forlì, di botte a chi non approvava. Nel 1971 la questione era stata “risolta” in altro modo: numerosissimi militanti comunisti, di Lotta Continua e non solo, aspettarono al varco i bus e le auto dei fascisti e li randellarono fitti fitti. Poi salirono al ristorante di Donna Rachele alla Rocca delle Caminate e lo devastarono. Per anni il problema non si pose più. Poi col passare del tempo le cose sono cambiate — sotto il profilo delle randellate, dico fortunatamente — e le manifestazioni nostalgiche sono riprese, i commerci di gagliardetti, labari, busti eccetera si sono intensificati, i ristoranti hanno fatto buoni affari, sindaci opportunisti, prima di perdere il Comune, hanno tenuto comportamenti ambigui, strizzando l’occhio ai revisionismi storici. 

L’ex Casa del fascio di Predappio

C’è stato il tempo anche per discutibili progetti presentati con enfasi a Roma nella sede della stampa estera per restaurare l’ex casa del fascio di Predappio per farne un centro studi sui totalitarismi del Novecento. E ciò avveniva mentre a Monaco di Baviera, nel 2015, veniva inaugurato un grande Centro di documentazione sul nazional-socialismo, con tanto di museo, a testimonianza del passato nazista della città. Esso contiene, fra l’altro, una mostra che ricostruisce origini e storia del nazismo, e non è affatto accomodante neppure con la città stessa che lo ospita. E ricorda responsabilità, crimini, atrocità, facendo i conti sia con la storia bavarese sia con quella tedesca, offrendo ai visitatori la opportunità di conoscere le drammatiche vicende che hanno portato distruzione e morte per milioni di persone.

Quale sarebbe stato un luogo migliore di Predappio per un museo dei crimini fascisti, appunto come è avvenuto a Monaco, che facesse i conti con la storia e costituisse un monito per chi ancora oggi si ostina a raccontare una montagna di falsità sulla peggiore dittatura europea del secolo, a cui addirittura si ispirò Hitler? Ma niente da fare: il sindaco ex comunista pensò ad un museo con l’occhio rivolto ai treni che arrivavano in orario. 

Esproprio dei beni degli ebrei e leggi razziali sono stati il culmine di un ventennio di omicidi e violenze politiche, sfociate in aggressioni coloniali e guerre disastrose

E torniamo dunque alla proposta di legge. Nella XIII legislatura fu trasformata in emendamento ad un PdL che riguardava altri 2 luoghi, uno proposto dai leghisti per Sotto il monte, luogo natale di Papa Giovanni XXIII, e l’altro proposto dai berlusconiani per la città di Padre Pio. 20 miliardi di lire per ciascun luogo. Si sarebbe potuto fare una bella opera per raccontare la storia di venti anni tragici, fatti di violenze, omicidi, leggi razziali, guerre, stragi eccetera. Indovinate chi si oppose? I soliti che allora si chiamavano Pds ma raggruppava gli stessi personaggi di sempre incapaci di visione e di progetto.

Il tema è comunque importante, riguarda vicende drammatiche e luoghi simbolici che hanno a che fare con la storia del nostro Paese, per cui si tornò a riproporre la proposta di legge nella XIV legislatura. Al Senato il progetto giunse in Commissione e il relatore e il Presidente della Commissione si dichiararono favorevoli all’approvazione, ma ancora una volta la scure di una sinistra ottusa, attraverso suoi autorevoli rappresentanti, ne impedì la prosecuzione. Il fatto che le motivazioni fossero solide e convincenti nulla poteva contro la preclusione ideologica.

E veniamo all’oggi. Dopo aver colpevolmente consegnato alla destra la Nazione (adesso si deve chiamare così, oppure la Patria) sono sempre gli stessi — incapaci di visione e di progetto — ad indignarsi perché le camice nere vanno a festeggiare a Predappio: stavolta non solo i 100 anni della marcia su Roma, ma anche la vittoria elettorale, servita su un piatto d’argento a Meloni e soci (e camerati). © RIPRODUZIONE RISERVATA

Architetto e urbanista, dal 1972 ha svolto la propria attività professionale pubblica in qualità di dirigente presso i Comuni di Cervia e Cesena; dal 1986 è stato dirigente all’urbanistica, servizio tutela e valorizzazione del territorio, della Regione Emilia Romagna. Ha progettato, fra l’altro, il Piano Territoriale Paesistico dell’Emilia Romagna, ed è stato responsabile del laboratorio regionale per la sperimentazione della pianificazione ecologica. Dal 1992 e per quattro legislature consecutive è stato deputato e senatore dei Verdi. È stato anche il primo parlamentare italiano a recarsi in Antartide e in Artide per le ricerche sul clima. Dal 2007, per otto anni è stato membro della Commissione scientifica nazionale per l’Antartide (Csna). Nel settembre del 1995 è stato a Mururoa con Greenpeace contro gli esperimenti nucleari e nel ’96 a Cernobyl per il decennale della catastrofe. Dal 1994 al 1996 ha fatto parte della delegazione italiana presso l’Osce. È presidente di una Fondazione con scopi di solidarietà sociale.