Costruito nel XVI secolo, in stile manuelino (detto anche tardo gotico portoghese), è una testimonianza del periodo storico più importante della nazione portoghese, quello dei grandi navigatori e dello loro scoperte. Ci vollero più di cento anni per completarlo. Resistette, con danni non gravissimi, al grande terremoto e maremoto di Lisbona del 1755. Prende il nome da San Girolamo, vissuto tra il IV e V secolo, uno dei più dotti studiosi cristiani e Padre della Chiesa, noto soprattutto per la sua traduzione della Bibbia in latino. È patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Situato nel quartiere di Belém è uno dei luoghi più frequentati dai turisti a Lisbona


◆ L’articolo di CESARE A. PROTETTÌ

I principali quotidiani portoghesi hanno pubblicato nei giorni scorsi, con discreta evidenza, la notizia della conclusione dei restauri del Mosteiro dos Jeronimos a Lisbona, al termine di lavori durati 20 anni. Poi, alle 21.32 del 7 maggio, la correzione: «Il completamento dei lavori di conservazione e restauro del Monastero dei Girolamini è previsto per il primo trimestre 2026, con i fondi del Piano di Risanamento e Resilienza (Prr)». «La versione precedente – precisavano i giornali, sulla scorta di un comunicato del ministero della Cultura – riguardava solo il completamento dei progetti di restauro finanziati dai mecenati dell’Associazione nordamericana World Monuments Fund Portugal (Wmf-P)».

Pubblicare una smentita del genere non è mai piacevole per un giornale, perché quantomeno denota una certa approssimazione nella catena dei controlli, ma il buon giornalismo è fatto anche di correzioni e rettifiche, diffuse “fully and frankly, come insegna il manuale per i giornalisti dell’agenzia Reuters, la più antica e importante del mondo, insieme all’Associated Press. 

Che cosa era successo? Che la notizia dalla quale è nato l’equivoco si riferiva alla visita compiuta lunedì 6 maggio al Monastero dall’Associazione Wmf-P. Una visita che aveva lo scopo di celebrare la collaborazione di questa Associazione, tra il 2014 e il 2019 e tra il 1998 e il 2002, con l’estinta Dgpc, la Direzione Generale dei Beni Culturali, per i lavori di conservazione e restauro che avevano riguardato il chiostro del monastero e l’esterno della iconica Torre di Belém sul fiume Tejo (il Tago). Il grosso equivoco è poi stato chiarito da Dalila Rodrigues, direttrice del Monastero dos Jerónimos e della Torre di Belém.

A gennaio, il presidente dell’Istituto del Patrimonio Culturale, João Carlos Santos, ex capo della Dgpc, aveva precisato che i lavori previsti per il Monastero dos Jerónimos, nell’ambito del Prr, avrebbero comportato un investimento di 3,7 milioni di euro, da “mettere a terra” entro il 2026 nell’ambito dell’aumento del budget del Prr per i Beni Culturali, da 150 milioni di euro a 216,2 milioni di euro: 165,8 milioni per la riqualificazione di musei, monumenti e castelli, e 48,4 milioni per la riqualificazione dei Teatri Nazionali.

Il Monastero dos Jerónimos è stato costruito nel XVI secolo, in stile manuelino, detto anche tardo gotico portoghese ed è una testimonianza del periodo storico più importante della nazione portoghese, quello dei grandi navigatori e dello loro scoperte. Ci vollero più di cento anni per completarlo. Resistette, con danni non gravissimi, al grande terremoto e maremoto di Lisbona del 1755. Prende il nome da San Girolamo, vissuto tra il IV e V secolo, uno dei più dotti studiosi cristiani e Padre della Chiesa, noto soprattutto per la sua traduzione della Bibbia in latino.

È patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Situato nel quartiere di Belém è uno dei luoghi più frequentati dai turisti a Lisbona. Celebrava il ritorno del navigatore portoghese Vasco da Gama, dopo la scoperta della rotta per le Indie. Riposano qui le sue spoglie, provenienti dalla chiesa di San Francesco di Kochi in India, insieme a quelle di re Manuel e dei suoi familiari.

Qui il 13 dicembre 2007 è stato firmato il Trattato di Lisbona, che riformava i Trattati su cui si fonda l’Unione europea e che è entrato in vigore il primo dicembre 2009. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giornalista e saggista, è stato fino al gennaio 2016 il direttore delle testate del Master di Giornalismo dell’Università Lumsa di Roma, dopo essere stato per molti anni docente ai corsi per la preparazione all’esame di Stato organizzati dall’Ordine dei giornalisti a Fiuggi. E’ stato Caporedattore centrale dell’agenzia di stampa ApBiscom (ora Askanews) dopo una lunga carriera all’Ansa nel Servizio Diplomatico, al Politico e agli Interni. Autore di una decina di saggi e manuali, con Stefano Polli ha scritto E’ l’agenzia bellezza! (seconda edizione nel 2021), ha curato “Pezzi di Storia” (2021) ed è coautore del libro di Giovanni Giovannini Il Quaderno Nero, Settembre 1943-aprile 1945 (2004, Scheiwiller).