Dalla XIV Conferenza nazionale dei Sociologi dell’Ambiente e del Territorio, l’appello di docenti, studiosi e ricercatori di 55 università italiane riuniti in Sicilia contro il negazionismo e lo scetticismo climatico. «I danni sociali della crisi economica sono già drammaticamente evidenti; ed evidenti sono le drammatiche conseguenze della crisi ambientale». Una doppia crisi che colpisce l’umanità davanti alla quale i sociologi italiani intendono contribuire a «riannodare le relazioni “naturali” tra economia, ecologia e società». A fondo pagina il testo integrale della “Carta” approvata per acclamazione 


(Red) — Si sono riuniti sotto il patrocino della Commissione Nazionale per l’Unesco ad Ortigia a metà settembre. 153 sociologi dell’Ambiente, docenti e studiosi, provenienti da 55 università italiane, ricercatori del Cnr e da altri enti di ricerca. In occasione della XIV Conferenza nazionale dei Sociologi dell’Ambiente e del Territorio, il convegno si è svolto sul tema: “Crisi e complessità. Clima, beni comuni, biodiversità, cibo, desertificazione, migrazioni, pace, siccità, suolo”. 

Relazioni e dibattito hanno inteso legare in maniera netta anche nei suoi risvolti politici crisi del capitalismo e crisi ambientale come facce della stessa medaglia. La crisi ambientale deriva dal generale rapporto di predazione e spoliazione delle risorse naturali, caratteristico del modo capitalistico di produzione e consumo. I danni sociali della crisi economica sono drammaticamente evidenti, mentre le altrettanto drammatiche conseguenze della crisi ambientale faticano a divenire consapevolezza comune dei singoli come dell’intera comunità umana. Diventa allora necessario valutare i dati globali di questa crisi per superare il ritardo che registriamo per la più grande minaccia di questo secolo: i cambiamenti climatici o, meglio, l’avvenuto passaggio all’instabilità climatica, che peggiorerà nei prossimi decenni, diventando sistematica e non emergenza. È il conto alla rovescia delle capacità di supportare la vita sul Pianeta da parte dei sistemi che regolano l’economia della natura dalla quale dipendiamo. Unica soluzione: la riconversione ecologica. Dell’economia e della società.

       La Conferenza è stata un’occasione di riflessione, dibattito e presentazione di studi scientifici in ben cinque panels sulle Crisi Ambientali e le sue molteplici dimensioni interrelate, nelle forme della crisi Climatica; la perdita di Biodiversità e la desertificazione; la Pace e la guerra, le problematiche legate all’approvvigionamento di risorse alimentari e la gestione dei Beni Comuni. Tra i relatori si segnalano Brent M. Haddad, professore di studi ambientali, Università della California, Santa Cruz, curatore del primo Dizionario di Economia Ecologica. Termini per il nuovo millennio, che verrà presentato in Italia nel corso del convegno; Massimo Scalia, scienziato e politico, leader del movimento antinucleare e tra i fondatori di Legambiente; Aurelio Angelini, accademico e sociologo dell’ambiente, preside della Facoltà di Scienze dell’Uomo e della Società, Università Kore; Mario Salomone, segretario Generale della Rete mondiale di educazione ambientale, Weec; Enrica Morlicchio università Federico II di Napoli,, tra i maggiori studiosi di crisi sociale e povertà; Carlo Carboni del Politecnico marchigiano, esperto in management e governance,  i direttori delle riviste scientifiche: Maurizio Ambrosini (Mondi Migranti), Fabio Corbisiero  (Fuori Luogo), Dario Padovan (Culture della Sostenibilità) e Marco Castrignanò (Sociologia Urbana e Rurale). Durante le giornate di studio è stato consegnato il Premio Turismo sostenibile “Pieroni-Beato“.

La conferenza ha ottenuto il riconoscimento della Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e ha approvato per acclamazione la “Carta di Ortigia 2023” che pubblichiamo integralmente di seguito. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il testo: «Fermiamoci, prima del baratro!»

L’inferno verso cui stiamo marciando “col piede sull’acceleratore”, come ammonisce il segretario generale dell’Onu António Guterres, non è solo quello climatico ma sono le sue drammatiche conseguenze di esacerbazione dei conflitti, di rapida marcia verso la povertà per moltissimi, di disperanza e sgretolamento economico e sociale. Una vita peggiore per tutti!

In quanto scienziati, rileviamo l’assenza di una visione critica e strategica nelle misure adottate dalle istituzioni per affrontare le molteplici sfide del nostro tempo. Vogliamo allora riprenderci quel ruolo di intellettuali attivi che non si accontentano dell’accademia, di descrivere e indagare sui fenomeni, ma che si organizzano per contrastare gli effetti negativi della duplice crisi che abbiamo studiato e, ora, stiamo denunciando con grande chiarezza. Riteniamo sia nostro compito fare insorgere coscienze e azioni affinché i governi dei Paesi più ricchi realizzino concretamente tutte le azioni e gli sforzi necessari per far fronte a quella che è già una catastrofe globale, ricordando quel: “non c’è più tempo!”, che appena due anni fa correva sulle bocche dei premier al G20 di Roma, come alla Cop27 di Glasgow.

Il mondo sta oggi affrontando due enormi crisi, da un lato la crisi economica, fatta di inflazione, bassi salari, povertà, sovrapproduzione, diminuzione dei profitti; dall’altro la crisi ecologica e climatica costituita da disastri ambientali, perdita di biodiversità, aumento dei fenomeni estremi, ondate di calore, alluvioni e accelerata spoliazione delle risorse naturali. L’ultimo scenario elaborato dall’Ipcc, sia al 2030 che al 2100, disegna un futuro sempre più drammatico per le sorti dell’umanità a causa degli stravolgimenti prodotti dalla crisi ambientale.

I modi in cui le due crisi sono percepite dalle popolazioni e dai governi del pianeta sono però molto diversi. Forse perché quella economica sta continuando ad avere devastanti effetti immediati su milioni di persone, mentre quella ambientale sta producendo conseguenze altrettanto gravi, che però si manifestano principalmente localmente e in modo improvviso, anche se in tutte regioni del mondo. Crisi ambientale e crisi economica: due facce della stessa medaglia.

Non può che sorprendere la permanenza di un negazionismo e scetticismo climatico, che, o alimentato da mera stupidità o esplicitamente funzionale al dominio dei signori del fossile, interpreta impressionanti anomalie climatiche come normalità del comportamento di Gaia, mentre, in realtà, la comunità scientifica internazionale converge nella stessa valutazione, siamo davanti al baratro.

Noi, dopo le conferme allarmanti emerse anche qui a Ortigia durante i nostri lavori, non ce la sentiamo più di limitarci al ruolo assertivo e legittimante delle politiche ambientali adottate per promuovere una transizione, della quale non si intravedono gli effetti. Basti pensare a come la transizione non si sta realizzando attraverso i Pnrr, e non solo in Italia. Noi, studiose e studiosi riuniti qui in nome di una più profonda comprensione della duplice crisi che colpisce l’umanità, per parte nostra ci impegniamo a fare tutto ciò che possa essere utile – all’interno della comunità scientifica, ma anche nel Paese insieme ai cittadini – per sostenere una strategia e un protagonismo efficaci, che riannodino le relazioni “naturali” tra economia, ecologia e società: uno snodo strategico per superare quella dicotomia che nell’ultimo mezzo secolo ha generato la più grave crisi ecologico-economica del Pianeta.

Il Futuro per noi e per le future generazioni oggi ci sottopone un dilemma: o cambiare rapidamente rotta nelle politiche economiche globali e locali, o rassegnarci a tentare di porre rimedio alla drammatica accelerazione del cambiamento climatico, all’avanzamento esponenziale dei disastri generati dalle attività antropiche che distruggono, attraverso un loro uso sconsiderato, le sempre minori risorse naturali disponibili. Mettiamoci in marcia. Per il Futuro di tutti noi.

Ortigia, Siracusa, 16 settembre 2023

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