
Immaginate la scena: un tramonto sul lago di Como, una terrazza immersa nel verde nel parco di una villa aperta al pubblico, gioiello botanico e storico, alberi di magnolie, profumi, uccelli che cinguettano in sottofondo. Insomma, “Fantasia” di Walt Disney, se non fosse che è vero. Sul palco due personaggi: uno dei più grandi scrittori contemporanei e il botanico italiano che il “New Yorker” ha inserito nella classifica dei “world changers” (ma vi rendete conto?). Mi guardo intorno: siamo tutti rapiti: i giovani partecipanti, pieni di talento, di questo festival di arte, silenzi, emozioni e natura, ideato dalla pianista Gloria Campaner, e gli spettatori maturi che si credevano disincantati e invece hanno scoperto sensazioni nuove. Cosa dirò al mio ficus quando torno a casa?
Il colpo di tacco a spillo di DANIELA TAGLIAFICO
PER SCRIVERE QUESTO articolo ho dovuto bere due Martini cocktail come aperitivo. Solo la leggera euforia del tasso alcolico mi permette, infatti, di trovare il coraggio di scrivere su due geni: Alessandro Baricco e Stefano Mancuso.
I titoli potrebbero essere:
— “Il mio ficus è intelligente” (baricchiano)
— “Mi chiamo Wolf, sono una pianta e risolvo problemi” (mancusiano)
Succede che stasera (12 giugno) a Villa Carlotta, sul lago di Como, salgono sul palco due personaggi: uno dei più grandi scrittori contemporanei e il botanico italiano che il “New Yorker” ha inserito nella classifica dei “world changers” (ma vi rendete conto?). Oltre a cambiare il mondo, Stefano Mancuso è anche autore di libri di grande successo. Cosa fanno insieme questi due talenti? Parlano di piante.
Immaginate la scena: un tramonto sul lago di Como, una terrazza immersa nel verde nel parco di una villa aperta al pubblico, gioiello botanico e storico, alberi di magnolie, profumi, uccelli che cinguettano in sottofondo. Insomma, “Fantasia” di Walt Disney, se non fosse che è vero.
Sostiene Baricco: “il mio ficus è intelligente”.
E già acchiappa il pubblico. Poi lui, il botanico della Plant Revolution.
Già, perché il nostro Mancuso (che — è il caso di ricordarlo — dirige il Laboratorio di Neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze ed è un emerito dell’Accademia dei Georgofili) è convinto che le piante siano intelligenti, sappiano comunicare, interagiscano tra loro.
Le piante — dice da sempre Mancuso — risolvono problemi. Che è una delle caratteristiche dell’intelligenza. Siamo noi umani che le consideriamo una roba verde che vegeta. Una roba che siccome non si muove, non si sposta, ci autorizza presuntuosamente a dire che siamo noi la forma di vita dominante.

Esempio di logica mancusiana: noi animali, noi che pensiamo di avere cervello, rappresentiamo lo 0,3% del pianeta. Possibile che il 99,7% sia scemo?
Esempio di logica baricchiana: il modo di stare al mondo della piante è molto sofisticato e diverso dal nostro e possiamo trarne grandi lezioni. Oggi stiamo smontando l’idea dell’uomo al centro, padrone e creatore, un’idea su cui i nostri padri si sono spezzati il cervello per secoli.
A questo punto, il pubblico di Villa Carlotta, me compresa, vacilla. Nessun dubbio sull’intelligenza delle piante, ma quella dei due, Baricco e Mancuso, rientrerà pure nello 0,3% del pianeta, ma ragazzi…
L’esempio del labirinto dà il colpo grazia. Per verificare l’intelligenza di un topo in genere lo si mette in un labirinto alla ricerca del formaggio. E si fanno vari test. Io l’ho fatto con le piante — rivela Stefano Mancuso —: ho messo la radice di una pianta in un labirinto. Al posto del formaggio il nitrato di ammonio. E ho filmato. Ebbene, la radice ci mette tre giorni e alla fine trova la soluzione. È un’intelligenza diversa, ma è un’intelligenza.
La provocazione finale cade con gli ultimi raggi di sole su Villa Carlotta: ma noi scriviamo la Divina Commedia, dipingiamo la cappella Sistina, insomma sottolineiamo la nostra centralità come specie. Ma da un punto di vista puramente biologico perché — si chiede Mancuso — dovremmo essere meglio di un albicocco?

Capite perché ho dovuto bere due Martini cocktail prima di scrivere questa banale e assolutamente insufficiente sintesi? Insomma, le piante sono superiori all’uomo. Sono autonome energeticamente, non devono predare per sopravvivere, come gli umani e gli animali. Lo sapete che se si rimuove il 90% di una pianta, questa continua a vivere?
Baricco l’avete letto tutti. Mancuso forse no, io inizierò da domani. Fatelo anche voi, se non lo conoscete.
Mi guardo intorno: siamo tutti rapiti: i giovani partecipanti, pieni di talento, di questo festival di arte, silenzi, emozioni e natura, ideato dalla pianista Gloria Campaner, e gli spettatori maturi che si credevano disincantati e invece hanno scoperto sensazioni nuove.
Domani torno a casa. Il problema è: cosa dirò al mio ficus? Sarò all’altezza? © RIPRODUZIONE RISERVATA