Il governo è ancora nella testa della Meloni (e del Presidente Mattarella) e già partono i distinguo su quale opposizione fare. Chi è impegnato a leccarsi le ferite (il Pd) la annuncia “assoluta”, anche i Cinque Stelle non danno tregua (almeno sulle loro bandiere: Reddito di cittadinanza e Superbonus). Calenda deciderà di volta in volta. Sembra facile. Guardando qualche esempio pratico non lo è poi tanto, neanche per l’autodefinito Terzo Polo, ovvero chi nelle urne è risultato essere il sesto partito. E sarebbe stato meglio vincere Il pensierino di GIANLUCA VERONESI Roma, 1 luglio 2022. Il presidente del M5S Giuseppe Conte e il segretario del Pd, Enrico Letta, durante l’evento della Cgil ”Il Lavoro interroga”, pochi giorni prima della rottura del campo largo che ha spalancato le porte alla vittoria della destra: il lavoro interrogò ma la risposta si perse per strada (credit Ansa/Ettore Ferrari) LE MINORANZE USANO tre aggettivi per definire il loro tipo di opposizione. Il primo è uguale per tutte: “dura”. Poi cominciano i distinguo. Per alcune sarà solo intransigente, per altre invece anche costruttiva. Ci siamo già: per Pd e 5 Stelle sarà assoluta, per Calenda costruttiva (collaborativa si presta a qualche equivoco). La differenza non è banale e neanche meschina. Ci si capisce meglio facendo...

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Si laurea a Torino in Scienze Politiche e nel ’74 è assunto alla Programmazione Economica della neonata Regione Piemonte. Eletto consigliere comunale di Alessandria diventa assessore alla Cultura e, per una breve parentesi, anche sindaco. Nel 1988 entra in Rai dove negli anni ricopre vari incarichi: responsabile delle Pubbliche relazioni, direttore delle Relazioni esterne, presidente di Serra Creativa, amministratore delegato di RaiSat (società che forniva a Sky sei canali) infine responsabile della Promozione e sviluppo. È stato a lungo membro dell’Istituto di autodisciplina della pubblicità.