Primo piano di uno storno (credit Focus); sotto il titolo, storni in volo al tramonto

La ricerca scientifica, in Gran Bretagna, si sta distinguendo per la mole impressionante di dati su cui basa le sue analisi e metodi. In quest’ultimo studio sono stati esaminati i dati statistici di 28 Paesi europei, e per parecchi anni. Si è riuscito a monitorare con percentuali precise al decimale la presenza degli uccelli, migratori o stanziali, sul territorio. E da qui sono arrivate le conclusioni: dall’uso dei pesticidi e dei fertilizzanti in agricoltura, ma anche l’architettura delle case e la riduzione degli spazi verdi in città. E naturalmente ha un suo ruolo anche la crisi climatica. Ma questa ricerca è doppiamente interessante: infatti il Parlamento britannico sta discutendo di smantellare quello che resta dei vincoli in tema ambientale presi quando il Regno Unito era dentro l’Unione europea, mentre questa ricerca fotografa una realtà ancora comunitaria


(Red) — L’USO DI PESTICIDI e fertilizzanti nell’agricoltura intensiva è la principale causa della diminuzione del numero di uccelli in Gran Bretagna e nel resto dell’Europa, secondo uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences e divulgato al grande pubblico dal quotidiano The Guardian. Si tratta del lavoro di un team di cinquanta ricercatori che ha fatto una ricerca – probabilmente la più imponente di sempre in questo campo – che ha studiato dati e statistiche degli ultimi quarant’anni riguardo i Paesi dell’Unione europea più la Gran Bretagna.

Un esemplare di Tarabuso nel suo habitat in una palude (credit Focus)
I rondoni fanno i nidi sotto tegola e nelle pontaie

Questa ricerca ha scoperto che il numero di uccelli selvatici di tutti i tipi in tutto il continente è diminuito di oltre un quarto dal 1980, ma che questo calo è amplificato a più della metà tra le specie che “frequentano” i terreni agricoli. Sono state esaminate – come scrive The Guardian –  170 specie di uccelli, e studiato il loro comportamento rispetto a quattro diverse pressioni provocate dall’uomo, tra cui l’intensificazione dell’agricoltura, il cambiamento della copertura forestale, l’urbanizzazione e la crisi climatica.

Le specie dei terreni agricoli hanno subito il declino più rapido, con un calo del 56,8% dall’inizio della ricerca, afferma lo studio. Il numero di uccelli che vivono in città è diminuito del 27,8% e tra gli uccelli che vivono nei boschi il calo è stato del 17,7%. Ma in tutti i contesti, l’agricoltura intensiva, che è in aumento in tutta Europa, è stata identificata come uno dei principali fattori di declino, con l’uccisione di massa di invertebrati che sono nutrimento degli uccelli.

L’urbanizzazione, anch’essa in aumento in tutta Europa, è stata identificata come il secondo fattore più importante che condiziona le popolazioni di uccelli. Molte città stanno costantemente perdendo anche piccoli appezzamenti di spazio verde che risultavano attrattivi per gli uccelli. Anche l’architettura moderna ha avuto un ruolo, sostiene Richard D. Gregory, docente di Conservazione ambientale all’università di Londra e Cambridge, e uno dei più grandi ricercatori al mondo sul comportamento degli uccelli riguardo alla biodiversità (e che ha coordinato questa ricerca). Il numero di molte specie di uccelli urbani come i rondoni, i passeri domestici, gli storni sta diminuendo in maniera fortissima”. Tra i motivi quindi non solo la diminuzione delle loro riserve alimentari, ma anche la costruzione di case o come sono rimossi quelli che erano diventati i loro naturali siti di nidificazione in queste aree.

Come i nostri lettori sanno (leggi qui), Italia Libera si è occupata del problema della nidificazione di rondini e rondoni con la scomparsa dei rifugi nei sottotetti. Abbiamo dato eco all’iniziativa – di Natour biowatching che ha lanciato il progetto “Festa della Rondine” – con cui si è previsto che le Amministrazioni pubbliche e i cittadini ospitino nidi di rondine, balestruccio o rondone, mentre è invalsa nei centri urbani l’abitudine di murare le pontaie. Secondo questo studio anche le specie di uccelli settentrionali che preferiscono il freddo sono state ridimensionate in modo considerevole, con un calo del 39,7% dovuto all’aumento delle temperature in tutta Europa. L’ennesima strage della crisi climatica. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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