«Continuare a usare i combustibili fossili, catturare e sotterrare l’anidride carbonica prodotta è un progetto fuori da ogni logica. Un escamotage per continuare a estrarre idrocarburi». L’Eni prende dalla Malesia l’olio di palma per produrre il bio-diesel: «Che senso ha, visto che miscela il 90 per cento di combustibili fossili con il 10 per cento di biocombustibili?». Per il ministro Cingolani il motore a combustione non scomparirà presto: «i biocombustibili servono a mantenere in vita il motore a combustione, ma i motori elettrici sono 3-4 volte più efficienti dei motori a combustione»


L’intervista a Vincenzo Balzani di LILLI MANDARA

“La Co2 nascosta sotto il tappeto” – grafica di contestazione del progetto Ccs di Ravenna

«NON FACCIAMOCI ILLUSIONI: il progetto dell’Eni di Ravenna non è stato inserito nel Pnnr, ma questo non vuol dire che è tramontato. Cercheranno di realizzarlo ugualmente con altri finanziamenti», commenta il professor Vincenzo Balzani, il chimico che nel 2016 sfiorò il Nobel per le ricerche sulle macchine molecolari, professore emerito all’Università di Bologna. «Lo scopo del progetto è continuare a consumare combustibili fossili. Ho visto in questi giorni un protocollo d’intesa tra la Regione Emilia Romagna e la Snam per promuovere la decarbonizzazione puntando su gas (cioè metano fossile), biometano e idrogeno, e non si capisce se parlando di idrogeno intendano quello verde (cioè da elettrolisi mediante energia elettrica rinnovabile) o blu, quello che vogliono fare partendo da metano “catturando” la Co2 (Ccs, Carbon capture and storage). Siamo ancora lontani dalla transizione energetica».

Per raggiungere l’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni di Co2 (il gas climalterante che immesso in atmosfera causa il riscaldamento globale) entro il 2050, fissato dall’accordo di Parigi del 2015, bisognerebbe ridurre l’uso dei combustibili fossili passando gradualmente alle energie rinnovabili, spiega il prof. Alcune compagnie petrolifere, in particolare Eni, stanno invece intensificando le ricerche  e la vendita di combustibili fossili in tutto il mondo.

«Continuare a usare i combustibili fossili e poi catturare e sotterrare l’anidride carbonica prodotta (metodo Ccs) è un progetto fuori da ogni logica, caratterizzato da una tecnologia non ancora collaudata, dagli alti costi e dai forti pericoli ambientali, soprattutto se lo storage avviene in zone sismiche o con forte subsidenza come la costa di Ravenna. Questa strategia è semplicemente un escamotage per continuare a produrre ed utilizzare i combustibili fossili». Per invertire la rotta, aggiunge Balzani, bisognerebbe ridurre gradualmente l’uso dei combustibili fossili e puntare sulle energie rinnovabili. 

L’energia fotovoltaica ha un’efficienza energetica cento volte maggiore alla fotosintesi naturale

«Per smentire la favola, diffusa da Eni, delle energie rinnovabili non mature, basta fare un semplice confronto: la fotosintesi naturale converte l’energia solare in energia chimica con un’efficienza energetica dello 0,2%, mentre il fotovoltaico converte l’energia solare in energia elettrica con un’efficienza del 20%, cioè cento volte maggiore. Si possono aggiungere altri due numeri: attualmente gli impianti fotovoltaici e le pale eoliche installati nel mondo generano una quantità di elettricità pari a quella generata, rispettivamente, da 170 e da 270 centrali nucleari. Il tutto, senza produrre scorie radioattive e anidride carbonica. Fotovoltaico ed eolico oggi sono le due tecnologie che forniscono energia elettrica ai costi più bassi».

Anche nelle intenzioni del ministro Cingolani il motore a combustione non è destinato a scomparire troppo presto. «E l’uso dei biocombustibili ha lo scopo di mantenere in vita il motore a combustione, che genera Co2 e inquinamento e che è poco efficiente, al solo scopo di continuare a usare i combustibili fossili». In realtà i biocombustibili non possono giocare un ruolo importante nella transizione energetica semplicemente perché l’efficienza della fotosintesi naturale, come sopra ricordato, è circa 100 volte minore rispetto al  fotovoltaico e i motori elettrici sono 3-4 volte più efficienti dei motori a combustione. «L’Eni prende dalla Malesia l’olio di palma per produrre il bio-diesel. Mi chiedo: che scopo hanno questi biocombustibili, considerato che il biodiesel miscela il 90 per cento di combustibili fossili con il 10 per cento di biocombustibili? E tra l’altro Eni è stata multata dall’Antitrust per aver “presentato come verde un diesel altamente inquinante”».

L’idrogeno prodotto da energia solare è convertito in elettricità con pile a combustibile

Utilizzare − qualcuno lo propone − l’idrogeno ottenuto dall’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili come combustibile è assurdo, secondo Balzani. «Non si capisce che senso abbia sprecare idrogeno in questo modo, quando l’idrogeno, prodotto per immagazzinare l’elettricità generata dall’energia solare o eolica, può essere riconvertito in elettricità con pile a combustibile per alimentare i motori elettrici, che sono molto più efficienti e robusti: essendo composti di poche parti, si rompono meno». Quindi, il gas verde (così viene chiamata una miscela di metano fossile e idrogeno) è semplicemente un ulteriore ingannevole tentativo per mantenere in vita gli inefficienti e inquinanti motori a combustione e  continuare così a utilizzare combustibili fossili allungando i tempi per il passaggio alle rinnovabili.

Un progetto Ccs simile a quello che Eni vorrebbe fare a Ravenna, aggiunge Balzani, «è a Petra Nova in Texas, avviato nel 2017 e destinato a essere chiuso in questi giorni a causa di costi insostenibili. Un esempio che dovrebbe insegnarci qualcosa. E come le scorie del nucleare, gli impianti Ccs ci lascerebbero in eredità giacimenti di Co2 ai quali le nuove generazioni dovrebbero badare e sorvegliare per evitare pericolose fuoriuscite». E menomale che il Pnrr si ispira alla Next generation!

Il futuro dell’energia è ormai ben delineato: useremo le energie rinnovabili che generano energia elettrica senza Co2 e senza l’inquinamento che provoca 80 mila morti l’anno in Italia. In Emilia si tirano in ballo i posti di lavoro che secondo Comune di Ravenna e Regione verrebbero garantiti dall’impianto di stoccaggio dell’Eni. Ma Balzani dice che «a parità di investimento, le energie rinnovabili producono molti più posti di lavoro perché si basano sull’industria manifatturiera. È normale che nelle fasi di transizione si perdano posti di lavoro, ma se ne creano altri che, in questo caso, sono in numero maggiore: magari, se ci fossimo mossi prima, non ci troveremmo a fare questi discorsi». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ha lavorato nella redazione abruzzese del “Messaggero” dal 1984 al 2014. Ha seguito per il quotidiano di Roma molte vicende dell’attualità italiana. Dal 2015 è direttore responsabile del blog “Maperò”, testata giornalistica che si occupa in Abruzzo di politica, cultura e cronaca. Collabora col “Fatto quotidiano” e con “Donne Chiesa Mondo”, il mensile dell’“Osservatore Romano”.