Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso

L’acquarello di VITTORIO EMILIANI

Dario Fo aveva frequentato l’Accademia di Brera e ogni tanto si rimetteva a dipingere, soprattutto dei cartoni come i vecchi maestri usando colori forti. Veniva in centro a Cesenatico in bicicletta partendo dal casale che avevano affittato in campagna lui e Franca con la cognata Pia Rame grande patita di poker. Dario non amava granché le carte, Franca bellissima (la più affascinante scollatura della Riviera romagnola) rimaneva a casa o si sedeva all’Esplanade in centro. Dario sovente si recava a Milano dove aveva i suoi giri erotici essendo un noto traditore seriale. 

Qui in alto e sotto il titolo, Dario Fo e Franca Rame a Cesenatico i primi anni Sessanta del Novecento

Tornava in treno e andavamo a prenderlo alla Stazione di Rimini per poi portarlo in macchina a Cesenatico. Inventava di continuo delle gags esilaranti dalla Stazione di Rimini all’ingresso a Cesenatico. Spesso la sera cenavamo insieme sul mare serviti ad un ristorante di pesce sul molo. Era il momento dei racconti, delle compagnie teatrali dette scavalcamontagne perché aduse a montare gli spettacoli nei posti più impensati, paesi e cittadine, per smontarli pochi giorni dopo.

Della nostra compagnia faceva parte Lina Volonghi che io avevo ammirato e applaudito con Omero Antonutti, Lucilla Morlacchi, e altri a Trieste in un Goldoni poco conosciuto “Una delle ultime sere di Carnovale”. Con la regia di Luigi Squarzina del quale ero o sarei diventato amico. Curiosamente diplomatosi a Forlì dove aveva uno zio paterno, se ben ricordo, Provveditore agli Studi. Difatti Squarzina scrisse anche una commedia su quella materia. “Un quarto di luna”, mi sembra.

Fra ricordi e improvvisazioni tiravamo tardi e magari dopo ci stava ancora una pizza o una piadina farcita di erbe cotte con la ricotta prima di andare a dormire. Tanto la mattina dopo nessuno ci svegliava presto per andare in spiaggia, al mare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.