Hanno rischiato di essere sepolte per sempre davanti al Colosseo. Ora le due talpe, Shira e Filippa, sono ferme tra l’Altare della Patria e il fatidico balcone di Piazza Venezia. Sugli scavi nell’Eterna Roma, una gustosa lettera di Giorgio Manganelli al direttore del Messaggero, scritta trentatrè anni fa: «c’è gente che scava, fruga e fa baccano; lasciamo perdere…»
di PINO COSCETTA
Gli scavi per la Metro C sono arrivati a piazza Venezia e lì, per il momento, si sono fermati. Lì, secondo Virginia Raggi, dovrebbe sorgere la futura “stazione-museo Venezia” da finanziare con i soldi del Governo, (Recovery Fund?) chissà. Le due talpe Shira e Filippa, dopo aver rischiato di essere sepolte per sempre davanti al Colosseo, hanno portato a termine lo scavo fermandosi tra l’Altare della Patria e il fatidico balcone di piazza Venezia. Il progetto minimale prevede il proseguimento della tratta fino a piazzale Clodio, quello più ambizioso di proseguire fino a raggiungere − come ha ripetuto con un post in politichese l’assessore alla Mobilità Pietro Calabrese − il quadrante Nord «secondo la capacità trasportistica di questa infrastruttura, per collegare alla rete su ferro anche il quadrante nord della Capitale». Come dire da piazzale Clodio a Montesacro, Valmelaina, Fidene, l’aeroporto dell’Urbe e Settebagni. Campa cavallo che l’erba cresce.
Su altri scavi per lavori ai Fori, risalenti a trentatré anni fa, lo scrittore Giorgio Manganelli con sorprendente attualità scriveva su Il Messaggero quel che segue. Era il 1987.