Il vertice del Cairo di ieri s’è concluso con un nulla di fatto. Il valico di Rafah è stato aperto brevemente e a singhiozzo. Sul confine egiziano della Striscia si vanno ammassando colonne di profughi palestinesi. Giuditta Brattini cooperante italiana: «si parla di 500.000 sfollati che hanno trovato rifugio nelle scuole dell’Unwra (Onu) ai quali però vanno aggiunti circa 200.000 persone che hanno abbandonato le loro case e che stanno raggiungendo altri familiari oppure che stanno giungendo nelle scuole dell’Unwra». L’Agenzia delle Nazioni Unite sui rifugiati palestinesi afferma che anche i loro centri non non sono più al sicuro. «Dall’inizio dei bombardamenti israeliani 46 medici sono stati uccisi, 85 sanitari feriti e 23 ambulanze colpite»


Giuditta Brattini, sessantenne milanese, da molti anni lavora in progetti di cooperazione attraverso le Onlus “Gazzella” e “Fonti di Pace”. È arrivata a Gaza qualche settimana fa per avviare un progetto di riabilitazione destinato a bambini ed adolescenti palestinesi colpiti e mutilati nelle guerre precedenti. Il progetto coinvolge gli ospedali pubblici palestinesi ed è finanziato dalla Chiesa Valdese italiana. Si trova attualmente al valico di Rafah al confine con l’Egitto ancora bloccato con altri 45 cooperanti umanitari internazionali. In attesa che possano attraversare il valico di Rafah con le macchine dell’Onu vivono in un parcheggio a ridosso della recinzione del valico e dormono in macchina o a terra. Attorno ha 35mila famiglie evacuate dalla Striscia per i bombardamenti in corso. Dopo quello del 15 ottobre, quando aveva lasciato Tal el Hawa, il suo quartiere nel centro di Gaza City raso al suolo, ieri ha mandato questo messaggio che riprendiamo e pubblichiamo

Dalla Striscia di Gaza, Giuditta Brattini – 21 ottobre 2023

«Siamo qui al border con l’Egitto e aspettiamo di poter evacuare. Forse domani sarà possibile. Faccio un aggiornamento veloce visto che ho un collegamento di fortuna. Ma mi preme dire che l’unica intervista che ho rilasciato al Tg1 ha riportato solo l’informazione relativamente alla condizione che stiamo vivendo come internazionali, e non tutto il resto. Il ministero della Salute ha mandato gli ultimi dati dove si parla di 4137 morti di cui il 70% sono donne, bambini ed anziani; i feriti ormai sono quasi 14.000. Ma molti dei corpi delle vittime non sono ancora stati recuperati e si potrebbero aggiungere quelli di altre 1400 persone che sono rimaste sotto le macerie e la metà sono bambini. Come avrete saputo Israele due giorni fa ha bombardato l’ospedale nella città vecchia di Gaza dove erano ricoverati i feriti, dove c’erano molti medici e dove avevano trovato rifugio le famiglie evacuate dalle loro case.

Altri sette ospedali sono stati comunque bombardati e parzialmente danneggiati provocando in pratica un’interruzione di una parte cospiqua dei servizi sanitari e oltre 21 centri sanitari distribuiti in tutta la Striscia di Gaza sono praticamente nell’impossibilità di fornire assistenza. Israele continua ad intimare sia ai medici che agli staff sanitari di evacuare gli ospedali perché è loro intenzione bombardarli. Fino ad ora il personale medico si è rifiutato di evacuare i pazienti in altri luoghi anche perché non ci sono altre strutture sanitarie nella Striscia di Gaza che potrebbero accogliere così tanti feriti. In ultimo, e non non meno importante per completare i crimini di Israele, c’è da segnalare che 46 medici sono stati assassinati e 85 sono rimasti feriti. Ventitre sono le ambulanze che sono state colpite.

Qui continua l’evacuazione di persone dal nord della Striscia di Gaza verso il sud, ma adesso in tanti si spostano verso Rafah alla ricerca di un’uscita verso l’Egitto; si parla di 500.000 sfollati che hanno trovato rifugio nelle scuole dell’Unwra (Onu) ai quali però vanno aggiunti circa 200.000 persone che hanno abbandonato le loro case e che stanno raggiungendo altri familiari oppure che stanno giungendo nelle scuole dell’Unwra. Questa ha emesso un comunicato dicendo che anche i loro centri non non sono più al sicuro, ma questa, come sappiamo bene, non è una novità poiché anche in tutte le aggressioni passate Israele ha sempre fatto oggetto dei suoi bombardamenti le strutture umanitarie e quelle ospedaliere. Ieri poi è stata bombardata anche la chiesa ortodossa con 16 morti: sotto le bombe di Israele non c’è salvezza per nessuno.

Qui bisogna denunciare il fatto che giornalisti non ce ne sono. Ho sentito qualche giornalista italiano da Askelot o Shderot raccontare del lancio di missili e della popolazione israeliana molto impaurita al suono delle sirene, ma l’informazione, che dovrebbe essere un diritto per tutti, dovrebbe essere esercitata in tutti i luoghi; giornalisti che raccontano la paura dei civili da Israele ci sono, quelli per raccontare la paura dei civili di Gaza sotto le bombe no, non ci sono. Possibile che nessuno di questi giornalisti chieda di poter entrare nella Striscia di Gaza a differenza di quanto si fa ad esempio nella guerra in Ucraina? Qui si sta consumando una catastrofe nel silenzio assoluto dell’Europa e del resto del mondo, compresi i paesi arabi: le condanne sono facili da pronunciare e da scrivere, ma sono le azioni conseguenti che non ci sono mai state, garantendo così di fatto l’impunità di Israele».

Da Gaza, per “Fonti di Pace”, 21 ottobre 2023

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Emergenza Gaza: «doniamo ora»

«Gaza è una maceria. La popolazione è stipata nelle scuole Unrwa, e chi è ancora nelle proprie case è pronta per abbandonarle. Le forze di occupazione israeliane stanno informando centinaia di persone di lasciare le abitazioni. Chi non ripara nella scuola Unrwa, si trasferisce presso parenti, ma anche questa non è l’ultima  sistemazione  e dopo poche ore vengono avvisati di abbandonare la casa.

Negli ospedali la situazione è drammatica, feriti sul pavimento in attesa di essere soccorsi. Il personale medico non è sufficiente. Farmaci medicinali e materiali sanitari diversi stanno terminando. Scarseggiano generi alimentari e nessuno si può muovere a causa dei continui bombardamenti ovunque.

Fonti di Pace raccoglie la richiesta di aiuto della popolazione di Gaza in primis, delle strutture sanitarie e lancia un appello urgente per la raccolta fondi. I fondi raccolti saranno destinati, appena possibile, all’acquisto di generi alimentari e materiali di prima necessità, medicinali e tutto quanto sarà possibile fornire per sollevare il popolo di Palestina dall’ennesima sofferenza».

Puoi fare la donazione a Fonti di Pace:

IBAN IT45N 01030 01656 000002624683 causale: Emergenza Gaza

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