
Crescono le vittime del fango ed esplodono le cifre dei danni nella regione più impermeabilizzata d’Italia. Ma, in attesa dei poteri commissariali, il governatore rassicura tutti, vittime e carnefici: «ricostruiremo tutto dov’era e com’era». Come se, in quattro anni, non fossero stati consumati 1.357.413 metri quadrati di suolo (cioè 135 ettari, pari a 226 campi di calcio da serie A), al di fuori di qualsivoglia pianificazione. Grazie alla sua legge urbanistica approvata sei anni fa
La nota di IGOR STAGLIANÒ
MENTRE SCRIVIAMO QUESTA breve nota (intorno a mezzanotte di giovedì), il bilancio delle vittime è salito a 13, tra Forlì, Cesena, Ravenna e Bologna. 23 sono i fiumi esondati, a cui se ne aggiungono altri 10 già oltre la soglia d’allarme. 42 comuni allagati, 280 frane, 400 strade interrotte. 18mila persone senza elettricità, miliardi di danni. In tre giorni «è cambiata l’orografia del territorio» con colline scivolate a valle e strade scomparse, precisa il giovane sindaco di Cesena, Enzo Lattuca.
Da cronista — e per un quarto di secolo — chi scrive ha raccontato cento volte tragedie analoghe, da nord a sud, isole comprese. Senza che, da una volta all’altra, mutasse in nulla il comportamento ottuso sul consumo dissennato del suolo, la cementificazione legale e l’abusivismo selvaggio. A cambiare è solo il dialetto delle vittime. Nello stesso arco di tempo, la scienza ha documentato l’accentuarsi di una crisi climatica di fronte a cui i governanti continuano a chiudere gli occhi e a tapparsi le orecchie, impreparati a tutto. E con loro i giornalisti del Big talk permanente in una gara di improvvisazione e incompetenza. Benché il tema della crisi climatica sia oramai sulla bocca di tutti.
Ma ora ci siamo. Il governo ha scovato finalmente il nemico: «l’integralismo ambientalista», ci dice il ministro della Protezione civile Nello Musumeci; «certi ambientalisti da loft», specifica il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. E ripete così, pari pari, le stesse parole di Salvini quando la tempesta Vaia, partita dal mare nel Golfo del Tigullio, è finita a duecento chilometri all’ora sulle Dolomiti Bellunesi, falciando 15 milioni di alberi in 650 ettari di bosco.

E il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini ci rassicura: «ricostruiremo tutto dov’era e com’era»; «la solidarietà espressa dai tanti italiani in queste ore ci fa pensare che la prossima stagione balneare andrà anche meglio degli anni passati». Nessun ripensamento del capo della regione italiana con il record di consumo del suolo — il 9% già impermeabilizzato, contro la media nazionale del 7% (pari a 2 metri quadrati al secondo, documenta l’Ispra) — grazie anche alla sua legge urbanistica del 2017 che ha smangiucchiato un altro 3% di territorio con gli accordi di programma pubblico-privato. Un «inquinamento edilizio» inarrestabile, come ha spiegato Sauro Turroni (leggi qui).
Per brevità, ne richiamo il quadro di sintesi. «Grazie all’art. 53 della legge regionale n. 24 del 2017, in quattro anni sono stati consumati 1.357.413 metri quadrati di suolo (cioè 135 ettari, pari a 226 campi di calcio da serie A), al di fuori di qualsivoglia pianificazione. La maggior parte di questi terreni, il 61,5% per l’esattezza (835.857 mq), sono stati cementificati per insediamenti produttivi, impermeabilizzando una superficie pari a 139 campi di calcio. Eppure la legge urbanistica fu annunciata come un pilastro per contenere il consumo di suolo. Avviene il contrario». Se Stefano Bonaccini continua a ragionare come se nulla fosse, ci siamo detti tutto. E buona notte. © RIPRODUZIONE RISERVATA