
Il Papa viene eletto da un paio di centinaia di signori anziani e saggi, provenienti da ogni confine del pianeta, segregati in un museo. Ma dicono che sigillato nel conclave ci sia anche un ultimo ospite. Si tratta della provvidenza e recentemente ha avuto molto da lavorare. Fare eleggere — in successione diretta — Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco è stato un capolavoro di pragmaticità e di fantasia. Scuole di pensiero, caratteri, personalità agli antipodi una dell’altra che hanno però saputo traghettare la Chiesa in epoche assai accidentate
Il pensierino di GIANLUCA VERONESI
PAPA RATZINGER STA male e Papa Bergoglio chiede di pregare per lui. Una situazione che ormai appare normale a tutti. Sentimenti ed emozioni così delicate sono coniugate al plurale, tra colleghi Pontefici. Questo avviene in una delle ultime frontiere “dell’assolutismo”, nella sede del governo monocratico per eccellenza. Quello del Santo Padre è uno dei pochi incarichi al mondo contemporaneamente elettivo e a vita (sembra un ossimoro), l’unico dotato — per definizione — di infallibilità.
Il Papa viene eletto da un paio di centinaia di signori anziani e saggi, provenienti da ogni confine del pianeta, segregati in un museo. Ma dicono che sigillato nel conclave ci sia anche un ultimo ospite. Si tratta della provvidenza e recentemente ha avuto molto da lavorare. Fare eleggere — in successione diretta — Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco è stato un capolavoro di pragmaticità e di fantasia.
Scuole di pensiero, caratteri, personalità agli antipodi una dell’altra che hanno però saputo traghettare la Chiesa in epoche assai accidentate. Siamo così passati dallo “eroismo” di Wojtyla che riteneva la continuità «a tutti i costi» della sua missione pastorale la prova suprema che Dio gli aveva riservato, alla lucida e onesta consapevolezza di Ratzinger di non potercela fare e di potere danneggiare quella perfezione della «dottrina e della fede» su cui aveva vigilato con severità per anni da cardinale.

Francesco affronta impavido le sue sconfitte. Celebra solo e impotente in una piazza San Pietro deserta per il virus. Piange di rabbia davanti alla Madonna in piazza di Spagna, commemorando le vittime ucraine. Sconfitte che sono ormai vissute come vittorie di una Chiesa “disarmata” e coraggiosa.
Ma c’è un’altro uomo coraggioso, un pellegrino che ha finalmente raggiunto la sua meta. Pensate che forza ci vuole per decidere di dimettersi, per affrontare la possibile e molto probabile incomprensione, per sacrificare il proprio orgoglio a favore del bene della istituzione, per ammettere la propria fragilità. Ben tornato a casa! © RIPRODUZIONE RISERVATA