Se è necessario assicurare le forniture al sistema energetico nazionale, dovrebbe essere altrettanto necessario un Piano energetico orientato alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. A questo scopo, il Pnrr ha destinato il 40% delle risorse europee alla transizione energetica ed ecologica, ma il nostro Paese punta a diventare territorio di transito delle energie fossili provenienti dall’Africa, potenziando la dorsale appenninica di Snam. Si squarcia, così, anche il velo sulle reali motivazioni che sostengono la centralità “strategica” del rigassificatore di Porto Empedocle, in zona Kaos ad Agrigento e nella Valle dei Templi. Ma la Sicilia e il Mezzogiorno possono essere trattati ancora come colonie da spolpare, e coloro che vi abitano come sudditi? Istituzioni e politica che non rispettano termini, vincoli e limiti fissati dalle leggi incrinano irreparabilmente il rapporto di fiducia tra cittadino e stato. Con conseguenze gravi per la nostra democrazia


◆ L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente del Movimento per la sostenibilità

Le recenti dichiarazioni di Stefano Venier, amministratore delegato di Snam, suscitano sgomento: esse evidenziano un certo compiacimento per i risultati conseguiti nel 2023, nonostante la volatilità del contesto globale. Si tratta di elementi paradossali che inducono a riflettere seriamente sul picco di grottesco che gli tornerebbe addosso – in un eventuale processo con memorie di avvocati, perizie, valutazioni di esperti – posto che omette di considerare (come avrebbe dovuto) che i processi di decarbonizzazione, stabiliti dall’Ue, non prevedono affatto investimenti per l’utilizzo dei “gas climalteranti”. Appunto per tali ragioni si rende necessario aprire un focus sul business del gas, per valutare in che misura tali risultati siano attribuibili alle infrastrutture gas e verificare se l’aumento dei ricavi sia connesso all’avvio delle attività del rigassificatore di Piombino. E verificare, soprattutto, se gli investimenti sono in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione europei, se nel lungo termine siano redditivi o se c’è (come ovvio) spreco di pubbliche risorse. 

Terminale del rigassificatore “Adriatic Lng” in Veneto, davanti a Rovigo

Per tali ragioni Venier dovrebbe spiegare la recente salita di Snam al 30% di “Adriatic Lng”, la società che gestisce il rigassificatore al largo di Rovigo, del quale di fatto è diventata il socio/operatore. Mentre non fa alcun cenno dei risultati sulla riduzione delle emissioni e della finanza sostenibile, come viene enfatizzato sul portale. L’Ad sostiene, perfino, che l’ambizione strategica di Snam sia volta a dotare il Paese di un’infrastruttura capace di accelerarne il percorso di transizione energetica, attraverso il piano di investimenti più ambizioso della storia recente della società. Leggendo le sue riflessioni risulta impossibile ignorare che debbono essere portate le dovute pezze d’appoggio a quanto viene affermato. È un elementare concetto di correttezza, spesso disatteso, come hanno insegnato in passato le Partecipazioni Statali. Per le quali la menzogna e la propaganda per anni hanno retto la loro comunicazione aziendale con i risultati disastrosi che ci consegna la loro storia. 

È da tempo che, da cittadino, mi interrogo su cosa ci riserva il futuro e in che Paese soggetti forti del potere pubblico tendono a relegare i cittadini ignari. Se l’arte di negare l’evidenza, di contraffare la realtà è con disinvoltura praticata spesso e volentieri. Tanti indizi e tanti segnali fanno una prova e manifestano con plateale evidenza l’entità dei rapporti che legano i boiardi di stato (una razza pericolosa) con il potere politico. A tale proposito occorre rispolverare le affermazioni di Mattei, secondo cui queste compagnie erano abituate a considerare i mercati di consumo come riserve di caccia per la loro politica monopolistica e predatoria. Elementi che fanno il paio con le considerazioni espresse dal ministro Pichetto Fratin in Commissione ambiente del Senato. Che hanno svelato la traiettoria dell’attuale governo in continuità con quello precedente: la Linea Adriatica unitamente a quella decisa a Sorrento (fare del Sud l’Hub del gas), consentirà all’Italia, grazie alla sua centralità nel Mediterraneo, di divenire un hub europeo del gas.

Tradotto, ciò significa che il gas che transiterà dalla Sicilia per immetterlo nella dorsale Snam con quello che transiterà lungo l’Appennino sarà rivenduto all’estero (come già accade) e ciò gonfierà gli utili dei “soliti noti”: Snam ed Eni. Tali affermazioni (forse sfuggite!) squarciano il velo sulle motivazioni che sostenevano (e sostengono tutt’ora) la centralità e indispensabilità del rigassificatore in zona Kaos ad Agrigento, classificato per legge opera strategica, con il “pretesto” dell’emergenza. È ovvio che sia necessario assicurare le forniture al sistema energetico nazionale, ma dovrebbe essere altrettanto ovvia la necessità di un vero e moderno Piano energetico nazionale, orientato alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, che ponga al centro il ricorso alle rinnovabili, come prevede il Pnrr che ha destinato il 40% delle risorse alla transizione energetica ed ecologica. 

Tutte le scelte adottate – comprese quelle che richiamano l’insufficienza della rete infrastrutturale fino ad asserire che la dorsale Snam sarebbe sottodimensionata – per assicurare l’aumento di capacità di trasporto in grado di sopportare gli ulteriori quantitativi di gas naturale disponibili, mascherano i veri motivi di tali scelte, e cioè la permanenza delle energie fossili nell’orizzonte energetico del nostro Paese, compreso l’utilizzo dei contributi previsti dal Pnrr per la transizione energetica. E rendono palese che per essere indipendenti dal gas russo non sia necessario un nuovo gasdotto. Nascondono, soprattutto, il fatto che la realizzazione di tali impianti prevede l’abbattimento di un elevato numero di alberi, l’alterazione della biodiversità naturale, la compromissione di aree archeologiche e del paesaggio, l’aumento del rischio per la salute e la sicurezza dei cittadini, danni irreparabili alle attività economiche, come agricoltura e turismo: quindi l’impoverimento complessivo dei territori attraversati. 

Non è vero che il gas aiuta la transizione verso le rinnovabili: è vero invece che accelera il danno (sia per la produzione di Co2, per sua natura climalterante) e distoglie gli investimenti sulle rinnovabili accaparrandosi i finanziamenti pubblici e privati attraverso il greenwashing. Sono, peraltro, le stesse società (a partire da Eni, Enel e Snam) che, grazie alla guerra in Ucraina, hanno realizzato enormi extraprofitti a danno dei consumatori italiani e che si rifiutano di pagare le minime percentuali stabilite dal governo Draghi. La cui protervia deriva dal disinvolto utilizzo del denaro pubblico e di un immenso potere conferito loro da politici complici, meri esecutori al servizio di interessi specifici, talvolta inconfessabili. Soggetti discutibili che trattano i territori come se fossero delle colonie da spolpare, e coloro  che vi abitano come sudditi. Che costringono Enti, Comuni, Province,  Regioni a scelte prevalentemente equivoche, spesso in cambio di “ristori”, piuttosto che (come etica impone) opporsi al saccheggio economico e territoriale delle realtà che amministrano. 

Tali istituzioni locali dovrebbero saper vigilare anche sui comportamenti dello Stato poiché esiste il rischio reale che la legalità diventi illegale: infatti quando il cittadino viola le leggi lo Stato lo bastona. Ma se è lo Stato a violare le proprie leggi? Quando esso non rispetta termini, vincoli, limiti, si incrina il rapporto di fiducia tra cittadino e stato: si chiama principio di affidamento. E, via via, emerge la disapprovazione che talvolta sfocia in rancore, se la slealtà istituzionale assume la postura che può essere definita sopraffazione. Per tali considerazioni sarebbe auspicabile che la cosa pubblica desse prova di voler recuperare il rapporto di fiducia con i cittadini. E dovrebbero cominciare a farlo tutti i gli Enti di garanzia, il Consorzio di comuni, i Comuni direttamente coinvolti in questo demenziale progetto, coalizzandosi per contrastarne le pericolose ricadute sul territorio in tutte le sedi. La politica, per essere democratica, non può rinunciare a svolgere il suo compito primario: difendere e tutelare i diritti dei cittadini, del territorio e del futuro delle nuove generazioni, come previsto anche dalle recenti modifiche dell’art. 9 della Costituzione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

È presidente di Confimpresa Euromed, amministratore delegato Confidi per l’impresa e direttore generale Cofidi Scrl. Imprenditore agrigentino, si batte da anni contro il rigassificatore di Porto Empedocle (sua città natale), che definisce un “progetto folle”, a pochi passi dalla Valle dei Templi, a ridosso della casa di Luigi Pirandello in contrada Kaos.