Un primo piano di Toni Ferigo, subito dopo il suo ricovero in una Rsa in Valle di Susa i primi mesi del 2023

È stato un uomo libero, lontano dal politicamente corretto, controcorrente e ironico. Ha mantenuto lo spirito del militante curioso anche quando assunse incarichi nazionali e internazionali. La sua anima inquieta lo spingeva a costituire gruppi di studio, a promuovere inchieste e strumenti per “dare parola”, per dialogare e confrontarsi, per capire cosa succede nel mondo, nel mondo del lavoro, tra i giovani, nella quotidianità. Si è “autocertificato” «un uomo indefinibile» nei suoi ultimi giorni di vita. La sua inquietudine per la ricerca continua — essere un religioso senza chiesa, un politico senza partito, un sindacalista senza più sindacato — la ricorda qui Adriano Serafino, leader storico della Fim Cisl torinese, fra gli amici più cari che hanno aiutato Toni a percorrere insieme, con una inedita e ammirevole catena di solidarietà, l’ultimo doloroso miglio di un uomo giusto 


Il ricordo di ADRIANO SERAFINO

Torino, 1968. Direttivo Fim-Cisl: da sinistra, Aldo Romagnolli (con la pipa), Luigi Canzian, Franco Aloia, Adriano Serafino

Su queste pagine Igor Staglianò ha decritto con chiarezza il profilo di Toni Ferigo che ci ha salutato per sempre il 4 ottobre, dopo un lungo e difficile ultimo miglio della sua vita, sorretto da una rete di solidarietà di amici/che e di compagni/e. Qui è stato ricordato come «un uomo e un sindacalista libero, con uno sguardo inquieto sul mondo del lavoro» [leggi l’articolo]. La storia di Toni — un’autobiografia tratta da una intervista registrata nel 2018 da Fulvio Perini, e poi integrata — la potete leggere cliccando sul link che segue:  https://sindacalmente.org/content/la-storia-di-toni-ferigo/

In questo articolo mi soffermo sull’identità di Toni come l’ho percepita nei tanti anni di amicizia, di battaglie sociali e sindacali e durante gli ultimi mesi della sua vita condivisa grazie a una straordinaria rete di solidarietà che ha ben retto per circa due anni. Toni ha sempre tenuto ferma e argomentava questa sua radicata convinzione: «il ruolo sociale del lavoro delinea i connotati di una società, il lavoro è centrale nella e per la vita di una persona; se il lavoro determina alienazione ed estraneità questo si riverbera negativamente nella società». E citava spesso, in proposito, le parole di Simone Weil: «se il lavoro è alienato è alienata anche la società».  

Toni è stato un uomo libero, lontano dal politicamente corretto, controcorrente e spesso ironico. Ha mantenuto lo spirito del militante curioso, anche quando assunse incarichi nazionali e internazionali. La sua anima, inquieta, lo spingeva a ricercare, a costituire gruppi di studio, a promuovere inchieste, strumenti per “dare parola”, per dialogare e confrontarsi, per capire cosa succede nel mondo, nel mondo del lavoro in particolare, tra i giovani, nella quotidianità. Conoscere la vita dei deboli e degli oppressi, degli emarginati, spesso poco nota, se non ignorata, dalle organizzazioni di massa, sindacati e partiti. Lunghe e appassionate sono state le sue discussioni con Vittorio Rieser, trovando larghe convergenze, sul valore delle inchieste e delle discussioni in gruppo che possono determinare orientamenti ben diversi da quanto emerge dai sondaggi di opinione con le quali oggi si alimenta la politica. 

Da uomo libero, negli ultimi mesi Toni ha vissuto drammaticamente la perdita della sua libertà e della sua autonomia fisica, ha conosciuto l’impotenza di fronte alla segregazione e alla costrizione che si vive nella grande maggioranza delle Rsa, per come esse sono organizzate e finanziate oggi. L’ultimo miglio della sua esistenza — iniziato a fine 2022 — è stato per lui difficilissimo e irto di ostacoli. Poteva contare solo su amici/che e compagni/e, non aveva parenti in grado di aiutarlo. L’amicizia costruita nel tempo sui valori dell’uguaglianza e della giustizia ha saputo realizzare un anello inedito, dando vita a una catena e a una rete di solidarietà che ci ha consentito di stargli vicino negli ultimi travagliati mesi. Questa rete è stata avviata con un atto di grande coraggio di Fulvio Perini, nei primi 15 giorni in cui si è manifestata la grave crisi di Toni. Fulvio non ha atteso ma ha agito, è seguito un appello ai tanti amici comuni che è stato poi raccolto e messo in atto. Il coraggio, si sa, trascina, è come la palla di neve che rotola in montagna e diventa più grande. Poche settimane dopo, Fulvio si è anche assunto il difficile compito di amministratore di sostegno, ben conoscendo il disordine e le dimenticanze di Toni per i pagamenti di bolli, conti, bollette, multe, creditori.

Copertina e sommario del numero 1 dei “Quaderni Rossi”; il primo articolo è firmato da Vittorio Foa

Penso che Toni abbia ricevuto in solidarietà, negli ultimi mesi, solo una parte di quanto lui ha dato ad altri nell’intera sua vita: nel sociale, nelle Acli,  nel sindacato, in giro per il mondo e, in ultimo, da pensionato. Per quanto lui ha fatto, in prima persona, per un amico carissimo, Vittorio Rieser un sociologo di valore che ha lavorato a fianco di Danilo Dolci in Sicilia, cresciuto alla scuola dei “Quaderni Rossi” di Raniero Panzieri, legato al mondo operaio —, standogli vicino con assiduità negli ultimi mesi di vita.   

Dopo il ritorno da Ginevra, dov’era stato membro della Fism (Federazione mondiale sindacati metalmeccanici), da pensionato ha svolto incarichi sindacali in Valle di Susa, ha dedicato più tempo ai suoi infiniti interessi culturali: la filosofia, la musica, la meditazione buddista, la pratica yoga, la psicologia. Si è dedicato a studi e ricerche per i paesi del Mediterraneo, per il Nord Africa nell’Associazione Paralleli, fondata da Rinaldo Bontempi. È stato il promotore, nel 2009, del sito www.sindacalmente.org. Uomo libero e comunitario, nella vita privata è stato spesso un single non sempre per scelta, per le vicende della vita e forse per amore della sua libertà. Ha provato simpatie per hyppy e clochard, e ha cercato a volte di imitarli …con scarso successo. Ha sofferto ciclicamente la solitudine e periodi di depressione. 

Barbiana, l’insegnamento di Don Lorenzo Milani da cui nasce “Lettera a una professoressa”, un libro pubblicato nel 1967 che ha lasciato un’impronta profonda nella vita e nell’impegno pubblico di Toni Ferigo

Toni è stato un «uomo non definibile»: un’autocertificazione, questa, consegnataci dalle parole che siamo riusciti a decifrare da una voce sempre più flebile nelle ultime ore della sua vita. Ha caratterizzato la sua identità con l’inquietudine per la ricerca continua, per essere un religioso senza chiesa; un politico senza partito; un sindacalista senza più sindacato. Voleva condividere il sapere anche verso i vertici sindacali, ma questa sua generosa volontà si è rivelata un boomerang per i suoi incarichi: da parecchio tempo i vertici delle organizzazioni di massa non stravedono per chi può sapere e conoscere più di loro. E Toni conosceva molto, specie sull’organizzazione del lavoro, in particolare sull’automotive.  

Lo ricordo, infine, come un compagno che non faceva pesare il suo bagaglio culturale di conoscenze, di essere laureato e poliglotta, quando discuteva a qualsiasi livello, sia in alto sia alla base. Provava piacere a conoscere di più, a condividere quanto aveva appreso. È stato un esempio vivente che l’utopia serve, fa andare avanti, consente di allungare il passo. Per lui — come per molti altri amici — ha funzionato “l’ascensore sociale” pur scegliendo di preferire i beni e i valori immateriali (giustizia, uguaglianza, cultura) anziché privilegiare denaro e carriera. Toni è vissuto nei quartieri popolari di Torino, ha iniziato lì ad interessarsi dei problemi sociali, prima nel circolo Acli delle Vallette per arrivare poi fino alle rappresentanze internazionali dei lavoratori a Ginevra. Quando gli hanno proposto incarichi e compensi che non collimavano più con le sue scelte di vita ha salutato e se n’è tornato a Torino. Ricordiamola, questa anima inquieta. Ciao Toni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Adriano Serafino, diplomato all’Istituto Avogadro di Torino, negli anni ’60 ha lasciato il lavoro di ricercatore all’Olivetti di Ivrea per impegnarsi nell’attività sindacale. Ha ricoperto gli incarichi di responsabile della Lega Fim-Cisl di Mirafiori dal 1965-71, di Segretario Generale della Fim e della Flm torinese. È stato componente del CdA dell’Agenzia della Casa di Torino, membro supplente nel Comitato Europeo Sociale a Bruxelles, consigliere della Comunità Montana Bassa Valle Susa. Per anni ha collaborato con la redazione della rivista Azimut, promossa dalla Fim di Milano, e del foglio torinese Consenso. Infine, da pensionato, è stato co-fondatore ed è redattore del sito www.sindacalmente.org