Sandro Pertini al comizio del 28 aprile 1945 a Milano; sotto il titolo, Italo Pietra (terzo da sinistra) parla con Enrico Mattei (secondo da sinistra), fondatore del quotidiano “Il Giorno”

Le brigate partigiane dell’Oltrepò pavese furono le prime ad entrare in Milano quando ancora i cecchini della Wermacht e delle SS sparavano dai tetti sui liberatori, e all’Hotel Regina di via Santa Margherita non aveva ancora finito di operare la squadra di torturatori nazisti. Italo Pietra accompagnò Sandro Pertini, giunto da solo dalla Francia, in un giro per Milano nei giorni della Liberazione e fu con lui quando a Piazzale Loreto il “compagno Sandro” di fronte all’orribile spettacolo di Mussolini e della Petacci appesi per i piedi, gonfiati di pugni e bastonate, si indignò chiedendo furente che quella vergogna cessasse all’istante e che i due cadaveri venissero subito portati nei locali mortuari dell’Università


Il corsivo di VITTORIO EMILIANI

Copertina del libro “Storia della Resistenza”, edito da Laterza

È USCITO DA POCO presso un editore sicuramente serio, cioè Laterza, un volume di “Storia della Resistenza” firmato da Mimmo Franzinelli e Marcello Flores in cui c’è almeno una grave omissione o trascuratezza. Nel volume si parla ovviamente anche del movimento partigiano che fu attivo fra l’8 settembre ’43 e la primavera del ’45 nell’Oltrepò pavese. Importante anche perché si volle che quelle brigate partigiane fossero le prime ad entrare in Milano quando ancora i cecchini della Wermacht e delle SS sparavano dai tetti sui liberatori; e all’Hotel Regina di via Santa Margherita in pieno centro non aveva ancora finito di operare la squadra di torturatori nazisti che seviziarono e uccisero numerosi antifascisti o li inviarono in gravi condizioni nelle carceri peggiori. 

Comandante generale delle Brigate partigiane dell’Oltrepò era Italo Pietra “Edoardo” e fra i comandanti più significativi e coraggiosi aveva figurato un eroico ex ufficiale del Savoia Cavalleria, Luchino Dal Verme, nome di battaglia “Maino” (una sottomarca della bicicletta Legnano, che aveva con quel nome voluto demitizzare il proprio ruolo, invece fondamentale). Entrambi non comunisti avevano scelto di far parte delle “Garibaldi” proprio per evitare che queste fossero soltanto formate da comunisti, ma fruissero di una partecipazione più ampia (ne faceva parte come ufficiale di collegamento anche il giornalista-scrittore Paolo Murialdi, “Paolo”, per anni all’“Avanti!”, all’“Umanità”, al “Giorno”, poi presidente della Federazione Nazionale della Stampa). Alcuni partigiani dell’Oltrepò Pavese erano stati reclutati per la fucilazione di Mussolini catturato mentre stava cercando di fuggire in Svizzera. 

Italo Pietra e Paolo Murialdi, direttore e caposervizio del “Giorno”, entrambi partigiani

Ebbene di Italo Pietra, di Luchino Dal Verme e tantomeno di Paolo Murialdi c’è alcuna traccia nel volume di Franzinelli e Flores. Mai esistiti. Fra l’altro Italo Pietra accompagnò Sandro Pertini, giunto da solo dalla Francia, in un giro per Milano nei giorni della Liberazione e fu con lui quando a Piazzale Loreto il “compagno Sandro” di fronte all’orribile spettacolo di Mussolini e della Petacci appesi per i piedi, gonfiati di pugni e bastonate, si indignò chiedendo furente, a voce altissima, che quella vergogna cessasse all’istante e che i due cadaveri venissero subito rimossi e portati nei locali mortuari dell’Università di Milano.

Credo che Pietra e Dal Verme avrebbero meritato una giusta citazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.