La locandina del film diretto da Andrea Icardi

Girato in economia con un cast poco noto, il film è ambientato negli anni Settanta, quando i fasti dei grandi vini non erano ancora arrivati, e vivere nelle Langhe era molto duro. Molti se ne andavano. Racconta la storia di un “bacialè” che combina i matrimoni dei langaroli con le ragazze del sud disposte a tentare la sorte in Piemonte. Remo (il “bacialè”) scrive le lettere dell’amico Amedeo (gran lavoratore poco a sua agio con la penna) a Fulvia, figlia di una contadina calabrese che da bambina aveva preso ripetizioni da Pavese, mandato al confino dal fascismo a Brancaleone. Affascinata dalle parole scritte da Remo accetta di trasferirsi in Langa e sposare Amedeo. Si accorgerà, amaramente, che non era lui l’autore delle lettere…


◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *

Pochi, al di fuori del Piemonte, hanno avuto finora la possibilità di vedere “Onde di terra”, del regista langarolo Andrea Icardi. Ma il film sta sbancando i botteghini della provincia Granda — e non soltanto quelli — con la sola forza del passaparola. Chi lo ha visto ne parla agli amici, e gli esercenti continuano a programmarlo con la certezza di ritrovarsi ogni volta con il tutto esaurito. Miracoli di un gioiellino girato in economia con attori non molto noti, ma con tante idee e soprattutto un infinito amore per le colline  raccontate da Pavese e da Fenoglio. Onde di terra per l’appunto, dove ancora si trovano le testimonianze fossili del mare che in tempi lontani le ricopriva.

Il regista di “Onde di terra” Andrea Icardi sul set del film

Il film è ambientato negli anni Settanta, quando i fasti dei grandi vini non erano ancora arrivati, e vivere in Langa era duro, durissimo. Molti se ne andavano. Quelli che restavano tenacemente attaccati alla terra avevano difficoltà anche soltanto a trovare una donna disposta a condividere povertà e fatica. Ecco allora i “bacialé”, che mettevano in contatto i giovani del posto con le ragazze del sud che accettavano di lasciare casa e famiglia per tentare la sorte al nord. Non tutti quei matrimoni combinati furono felici. Ma molti sì, perché anche al sud “la terra era bassa”, e i punti in comune tra i due promessi sposi erano più forti delle differenza di lingua e di cultura.

Remo è un giornalista. Vuole aiutare l’amico Amedeo, gran lavoratore poco a suo agio con la penna. Così scrive per lui le lettere a Fulvia, figlia di una contadina calabrese che da bambina aveva preso ripetizioni da Pavese, mandato al confino dal fascismo a Brancaleone. Lei, affascinata da parole così vicine a quelle che Pavese diceva a sua madre, accetta di venire in Piemonte e sposa Amedeo, ma scopre che non era lui l’autore delle lettere. Il resto non ve lo racconto. Posso soltanto dire che la storia corre senza sbavature fino a una conclusione amara, ma non triste. Perché alla fine è la Langa che vince. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

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Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, tre nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.