İlker Çatak, giovane e promettente regista tedesco, scrive e dirige un thriller in crescendo che cattura sin dal primo istante per il suo dinamismo e la forza espressiva. Carla Nowak, intrepretata dalla sensazionale Leonie Benesh, è un’insegnante al suo primo incarico invischiata in una catena di eventi imprevisti che potranno compromettere la sua carriera. L’ambientazione, trattenuta nel suolo scolastico, rappresenta un microcosmo ricco di contraddizioni e dove temi quali accusa, diffamazione, furto e libertà di parola vengono messi in discussione. Un’opera cinematografica con una precisa idea stilistica e narrativa, che pone al centro diversi dilemmi e interrogativi senza consegnare una risposta univoca
◆ L’anteprima di GIULIA FAZIO
► Candidato agli Oscar come miglior film internazionale per la Germania, La sala professori debutta al cinema il 29 febbraio. Un thriller in crescendo che cattura sin dal primo istante per il suo dinamismo e la forza espressiva. İlker Çatak scrive e dirige la storia di Carla Nowak, intrepretata dalla sensazionale Leonie Benesh – nota al pubblico per Il nastro bianco di Michael Haneke -, una giovane insegnante dedita al lavoro che si ritrova invischiata in una catena di eventi imprevisti che rischiano di compromettere la sua carriera. Il film utilizza tutte le possibilità del mezzo cinematografico per calare lo spettatore nella crescente tensione e nello stato d’animo vissuto dalla protagonista. L’inquadratura pressata in 4:3 mette in risalto i primi piani, incorniciando i volti e i mutamenti espressivi degli interpreti; efficace anche la sensazione claustrofobica del formato e l’utilizzo della camera a mano in una ambiente circoscritto come quello dell’istituto scolastico. La colonna sonora, ottenuta con l’assiduo ripetersi di una composizione con soli quattro strumenti orchestrali, detta il ritmo di un thriller ipnotico sulla perdita del controllo e sulla relatività della colpa.
La narrazione ha luogo in un istituto scolastico senza precisa collocazione geografica o temporale, dove, a causa di una serie di furti, i docenti svolgono delle indagini tra gli alunni per scoprire chi di loro possa essere il colpevole. Quando uno dei ragazzi della classe di Carla viene sospettato del reato, e i genitori convocati a scuola, la donna si rende conto della pressione esercitata sugli alunni e decide quindi di venir a capo del mistero. Usando come esca la giacca incustodita in sala professori e la camera del computer attiva a riprendere, fa un’inaspettata scoperta su chi possa essere stato a commettere i furti. Gli eventi che seguono generano una spirale di sfiducia e senso di colpa che divorerà le buone intenzioni della brava professoressa di matematica. La sapiente scelta di confinare l’ambientazione unicamente all’interno del suolo scolastico, catapulta lo spettatore in un microcosmo ricco di contraddizioni e dove temi quali accusa, diffamazione, furto e libertà di parola vengono messi in discussione da parti in dissenso tra loro.
Il dramma si rivela uno specchio dell’effetto che le piattaforme digitali e i mezzi di comunicazione possono avere sulla vita degli individui, in cui ogni azione, o affermazione, viene osservata sotto una lente d’ingrandimento, scatenando una tempesta mediatica con conseguenze a volte pericolose. Il film solleva inoltre una riflessione sul ruolo della didattica e sui sistemi di controllo esercitati degli insegnanti. La protagonista si erge a paladina idealista, forse anche un po’ ingenua, mossa dal senso del dovere e della compassione nei riguardi dei suoi studenti, con una modalità di approccio che la distingue dai suoi colleghi, senza per questo ottenere i risultati sperati. In una situazione lavorativa ordinaria, come quella scolastica, il senso di angoscia suscitato dal film è brillantemente strutturato perché riesce a far calare chi guarda nei panni della docente, invischiata in un turbine di avvenimenti incontrollabili in cui noi stessi potremmo ritrovarci.
Il regista tedesco confeziona quindi un’opera con una precisa idea stilistica e narrativa, che pone al centro diversi dilemmi e interrogativi senza consegnare una risposta univoca. Non è importante ciò che comprendi piuttosto ciò che ti sfugge. © RIPRODUZIONE RISERVATA