È la storia niente affatto melensa tra due fratelli, sconosciuti l’uno all’altro, fino alla malattia del più fortunato dei due, Thibaut affermato direttore d’orchestra. Il fratello biologico Jimmy, è stato adottato anch’egli ancora in fasce da una famiglia operaia e suona il trombone nella banda scalcagnata degli operai in sciopero della sua fabbrica. Il resto è tutto da vedere: il direttore d’orchestra prova a far emergere il talento musicale del fratello ma è tutto più complicato. Riuscirà la musica, con il suo linguaggio universale, a riavvicinarli e a costruire un ponte tra due mondi radicalmente diversi? Un cast di ottimo livello affianca e facilita il lavoro del resistaregista. Su tutti svetta Benjamin Lavernhe, capace di disegnare con la raffinata eleganza che ci si aspetta da un membro della Comédie-Française la figura di Thibaut. Pierre Lottin è molto efficace nei panni del rozzo Jimmy, preda delle sue angosce esistenziali
◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *
► Per chi cerca un film adatto allo spirito del Natale, di buoni sentimenti ma non melenso, capace di divertire ma anche di commuovere, “L’orchestra stonata”, del regista francese Emmanuel Courcol, è la scelta giusta. Peccato che ad oggi lo stiano proponendo appena 35 sale in tutta Italia. Thibaut è un affermato direttore d’orchestra che si ammala di leucemia. Soltanto un trapianto di midollo lo può salvare, ma le indagini sulla compatibilità dei famigliari rivelano che era stato adottato in tenerissima età. Così si mette alla ricerca del fratello biologico che non sapeva di avere, anche lui adottato giovanissimo e cresciuto in una modesta famiglia operaia. Jimmy fa il cuoco in una mensa, è reduce da un divorzio difficile, e suona il trombone in una scalcagnata banda di operai in sciopero da mesi per difendere una fabbrica sull’orlo della chiusura.
Jimmy acconsente alla donazione, ma il rapporto tra i due fratelli è complicato. Thibaut vorrebbe aiutare Jimmy ad esprimere il suo talento musicale. Jimmy è irritato con Thibaut perché pensa che abbia avuto dalla vita tutto quello che a lui è mancato. Riuscirà la musica, con il suo linguaggio universale, a riavvicinarli e a costruire un ponte tra due mondi radicalmente diversi? La risposta non è affatto scontata, ed è merito di Courcol avere mantenuto alta la tensione senza mai cadere nel banale. In questo è stato bene assecondato da un cast di ottimo livello. Su tutti svetta Benjamin Lavernhe, capace di disegnare con la raffinata eleganza che ci si aspetta da un membro della Comédie-Française la figura di Thibaut. Pierre Lottin è molto efficace nei panni del rozzo Jimmy, preda dalle sue angosce esistenziali. I comprimari fanno la loro parte nel rendere credibile la vicenda. Una citazione particolare, infine, per Michel Petrossian, che ha curato la colonna sonora, con alcune composizioni originali e una intelligente selezione di brani classici, jazz e pop. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(*) L’autore dirige oltreilponte.org