Parigi, 1990. Georges Noël nel suo atelier

«Scrivo la mia vita sul quadro, sulla scultura, scrivo, scrivo, sono uno scriba come gli scribi egiziani». Il suo vocabolario dei segni, misterioso e magico, testimonia la sua fascinazione per le culture preistoriche, arcaiche, tribali e per le loro energie primordiali. «Fare un’opera è come fare un brodo di culture». Tutta la produzione artistica di Georges Noël è caratterizzata da un approccio esplorativo sempre più radicale e dal forte attaccamento alla natura. A Taranto la mostra del centenario resterà aperta dal 9 marzo al 30 aprile 2024, a Venezia dal 25 maggio al 30 giugno 2024. Ben venti delle magnifiche opere d’arte dell’artista narreranno ai visitatori la relazione con il cosmo, i mondi ancestrali e le fantasie sognate e sognanti che hanno caratterizzato tutta la sua vita artistica e personale


◆ L’articolo di ANNALISA ADAMO AYMONE

L’Italia celebra il centenario di Georges Noël con due mostre, a Taranto e a Venezia, che mettono sotto la lente d’ingrandimento l’essenza del lavoro e del pensiero di questo artista straordinario. All’inaugurazione della prima mostra, organizzata a Taranto dal ‘Centro ricerca arte contemporanea’ (Crac) portato avanti dal maestro Giulio De Mitri, ha partecipato la figlia di Georges Noël, Chaterine Bédard, oggi responsabile degli archivi di Parigi, e la moglie Margit Rowel che è stata conservatrice presso il Guggenheim Museum, il Moma di New York e il Museo Pompidou di Parigi. 

Giulio De Mitri fra Chaterine Bédard e Margit Rowel, figlia e moglie di George Noël a Taranto

Se è vero che Margit Rowel è stata la più importante musa ispiratrice per George Noël, è altrettanto vero che Georges Noël è stato per Margit Rowel l’incontro che ha rivoluzionato tutta la sua carriera. Era il 1963 quando Margit Rowel, figlia di un importante studioso e archeologo americano, incontra in una chiesa di Rouen Georges Noël che, dopo aver notato la dedizione della fanciulla allo studio dell’antico, le rivolse le seguenti parole: «Non ti interessare dei morti, interessati dei vivi!». Fu questo l’inizio di una delle più grandi passioni sentimentali, artistiche ed intellettuali che la storia dell’arte possa raccontare, determinando una contaminazione reciproca tanto profonda da portare Margit Rowel a diventare una delle più autorevoli esperte di arte contemporanea e Georges Noël uno dei più grandi artisti contemporanei commemorativi dell’arte arcaica e primordiale. 

Si commuove Margit durante l’inaugurazione dell’esposizione mentre parla di Georges e della sua arte: «è stato lui a cambiare il mio occhio ed il mio modo di vedere le opere della contemporaneità, a farmi calare in una dimensione differente, prima di allora per me totalmente sconosciuta». Quando Georges incontra Margit aveva già lasciato il suo lavoro di disegnatore industriale per l’impresa di aereonautica Turbomeca di Pau (città del sud della Francia), dove era stato assunto dopo i suoi studi di ingegneria e arte alla fine della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale aveva partecipato attivamente alla Resistenza. 

Georges Noël aveva compreso che doveva dedicarsi totalmente all’arte ed amava dire: «non ho una biografia, ho un’autobiografia che si esprime attraverso la scrittura pittorica, cioè scrivo la mia vita sul quadro, sulla scultura, scrivo, scrivo, sono uno scriba come gli scribi egiziani». Il suo vocabolario dei segni, misterioso e magico, testimonia altresì la sua fascinazione per le culture preistoriche, arcaiche, tribali e per le loro energie primordiali. «Fare un’opera è come fare un brodo di culture». Tutta la produzione artistica di Georges Noël è caratterizzata dalla ricerca, da un approccio esplorativo sempre più radicale e dal forte attaccamento alla natura nonché dalla messa in discussione di quel suo “saper disegnare per l’industria” per raggiungere una fluidità libera dalla meccanica. 

Le opere di Noël realizzate in cinquant’anni di attività artistica sono contrassegnate da un’impressionante diversità stilistica, determinando la permanente evoluzione del segno grafico che l’artista definisce “scrittura” al servizio del racconto autobiografico. Più di tutte le opere a parlarci di Georges Noël sono i palinsesti che in letteratura vengono chiamati ‘i pentimenti’, cioè la correzione sulla correzione (come in Rembrandt), c’è un tratto fatto di mille tratti e l’opera emerge dal fondo attraverso l’atto rettificativo. Lavoratore infaticabile, ha disegnato e dipinto moltissimo, portando avanti anche la sua produzione di sculture in ferro, diventando fin dal 1957 uno dei più importati artisti rappresentati a Parigi dalla Galleria Paul Facchetti. 

Nel 1969, Georges Noël si stabilisce a New York dove viene rappresentato da Pace Gallery, subendo l’influenza americana e diventando più strutturato e architettonico. Di ritorno in Francia nel 1983 partecipa ad esposizioni molto importanti cominciando a realizzare per ciascuna delle istituzioni ospitanti delle pitture monumentali ed in seguito ai suoi viaggi, in Africa ed in Giappone, la sua pittura diviene più organica tornando alla natura. In Italia a rappresentarlo sarà la Galleria Roberto Peccolo, alla cui collaborazione e curatela il presidente del Crac Giulio De Mitri ha fatto ricorso per realizzare la mostra del centenario che resterà aperta a Taranto dal 9 marzo al 30 aprile 2024 e, successivamente, a Venezia dal 25 maggio al 30 giugno 2024. Ben venti delle magnifiche opere d’arte dell’artista narreranno ai visitatori la relazione con il cosmo, i mondi ancestrali e le fantasie sognate e sognanti che hanno caratterizzato tutta la vita artistica e personale di Georges Noël, la cui ricerca è legata non solo agli aspetti materici e delle forme ma soprattutto alla riflessione sulla sua condizione umana: «Come una balena, navigo tra due acque dell’esistenza, vivo a ruota libera, mi lascio andare». © RIPRODUZIONE RISERVATA

È stata avvocato, formatrice e docente, ricoprendo numerosi incarichi pubblici. Da capo degli Affari generali e legali del Comune di Taranto ha promosso la prima causa risarcitoria contro i patrons di Ilva, responsabili del più grande disastro ambientale della Repubblica italiana. In seguito al giudizio è stato disposto un risarcimento di 12 milioni di euro in favore della città. È stata assessore all’Ambiente, alla legalità e alla qualità della vita del Comune di Taranto. Insieme ad una rete di associazioni, comitati e fondazioni svolge un’intensa attività di sensibilizzazione su temi inerenti diritti, ecologia, ambiente e tutele del patrimonio naturale e culturale. Ha creato #AnteLitteram rassegna di incontri con esponenti della società civile avviando un vero e proprio movimento culturale. Collabora con il Centro Ricerca Arte Contemporanea Puglia, altre istituzioni ed enti per valorizzare il ruolo che l’arte e la cultura hanno per la costruzione del valore della cittadinanza e della democrazia. Ha ricevuto il premio Tarenti Cives Delfini d’argento 2022. È stata chiamata a curare la sezione sul Mediterraneo dell’edizione 2022 del Festival del cinema promosso da Apulia Film Commission.