Giuseppe Giacomini sul palcoscenico della Scala A 26 anni esordisce come Pinkerton nella Madama Butterfly. Da quel momento la sua carriera sarà sempre in ascesa per cinquant’anni, ma non avrà le fulminee scorciatoie di certi cantanti. Nato dapprima come tenore pucciniano, aveva un colore scurissimo e una potenza che solo dal vivo si poteva apprezzare pienamente. Possedeva il colore di un baritono lirico, ma senza i suoi limiti, e ha saputo rendere al meglio anche i ruoli pucciniani più impervi. Un uomo che fra tante doti anche extra musicali ne possedeva una in sommo grado, la modestia: tra i cantanti d’opera non è merce rara, ma rarissima. Avrebbe compiuto 81 anni il prossimo 7 settembre L’articolo di CARLO GIACOBBE GIUSEPPE GIACOMINI, PER gli amici Bepi, è stato un artista di statura immensa, la cui arte — specialmente nei primi 15 anni di una carriera durata quasi mezzo secolo — era stata più apprezzata fuori dai confini nazionali che in Italia. Dotato dalla natura di mezzi vocali sbalorditivi quando li si sentiva dal vivo e senza l’ausilio più o meno occulto dell’amplificazione, era adorato da un pubblico di fedelissimi che una volta che lo avevano conosciuto erano capaci di seguirlo nei teatri di mezzo mondo. Ma non erano legione, esercito, moltitudine,...
Addio all’antidivo Bepi Giacomini: potenza e colore del tenore dagli acuti poderosi
Mi divido tra Roma, dove sono nato, e Lisbona, dove potrei essere nato in una vita precedente. Ho molte passioni, non tutte confessabili e alcune non più praticabili, ma che mai mi sentirei di ripudiare. In cima a tutte c'è la musica, senza la quale per me l'esistenza non avrebbe senso. Non suono alcuno strumento, ma ho studiato canto classico (da basso) anche se ormai mi dedico (pandemia permettendo) al pop tradizionale, nei repertori romano, napoletano e siciliano, e al Fado, nella variante solo maschile specifica di Coimbra. Al centro dei miei interessi ci sono anche la letteratura e le lingue. Ne conosco bene cinque e ho vari gradi di dimestichezza con altrettante, tra vive, morte e, temo, moribonde. Ho praticato vari generi di scrittura; soprattutto, ma non solo, saggi e traduzioni dall'inglese e dal portoghese. Per cinque anni ho insegnato letteratura e cultura dei Paesi lusofoni alla Sapienza, mia antica alma mater. Prima di lasciare, con largo anticipo, l'Ansa e il giornalismo attivo, da caporedattore, ho vissuto come corrispondente e inviato in Egitto, Stati Uniti, Canada, Portogallo, Israele e Messico. Ho appena pubblicato “100 sonétti ‘n po’ scorètti", una raccolta di versi romaneschi. Sono sposato da 40 anni con Claudia e insieme abbiamo generato Viola e Giulio