
Ci sarebbe voluto un paziente lavoro di scavo, come sempre in culture radicate in terre di confine, per far capire il cantautore e drammaturgo nato Gaberščik. Una figura decisamente complessa di autore e di attore, unica nel panorama italiano, e come tale andava indagato e restituito al pubblico più vasto
◆ Il commento di VITTORIO EMILIANI
► Condivido largamente quanto ha scritto Balocco sul documentario dedicato a Giorgio Gaber in tv con una lunga testimonianza di Pierluigi Bersani affettuosa quanto poco utile a far capire il personaggio Gaber nato Gaberščik, in terra di confine a Est. Ci voleva un paziente lavoro di scavo come sempre in culture che hanno radice in terre confinarie. Esposte a diverse e a volte contrastanti influenze.
Ho avuto la fortuna di assistere a Milano ad una edizione del Signor G e ne conservo un ricordo bello, vivace, fiammeggiante. Gaber è stato una figura decisamente complessa di autore e di attore, unica nel panorama italiano, e come tale andava indagato e restituito al pubblico più vasto del teatro e soprattutto della tv.
Lo scopersi quasi per caso nel jukebox del Bar Madama a Voghera dove risiedevo: di lui c’era un brano che ascoltavo spesso: “Genevieve”, interpretata con una allegria velata di tristezza. Una cifra poi del Gaber più maturo e però già significativa. © RIPRODUZIONE RISERVATA