Microplastiche diffuse nell’ambiente che entrano nella catena alimentare umana

L’Italia è il secondo consumatore di plastica in Europa con 6 milioni di tonnellate di polimeri fossili, corrispondenti a quasi 100 chilogrammi a persona. Tra il 2010 e il 2020, la produzione complessiva di plastica nel mondo è passata da 234 a 400 milioni di tonnellate; negli anni Sessanta erano due milioni. Secondo il report Ismea siamo a circa 9 miliardi di bottiglie di plastica vendute ogni anno nel nostro Paese, con una produzione di 850 tonnellate di emissione di Co2. E cresce l’allarme per i danni alla salute umana generati dalle microplastiche diffuse nell’ambiente ed entrate nella catena alimentare. L’Unione Europea ha varato un regolamento contro la diffusione delle microplastiche soprattutto nei cosmetici, ma ancora con troppi rinvii e deroghe


◆ L’articolo di VITO AMENDOLARA, presidente Osservatorio Dieta Mediterranea

Nel 2024 il mondo genererà circa 220 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica secondo il nuovo rapporto dell’Earth Action Plastic Svizzera, che ha fissato al 5 settembre scorso per la prima volta l’over shoot day Plastic, data in cui la produzione di rifiuti di plastica ha superato la capacità di riciclo sul Pianeta. In altri termini, siamo in debito di “riciclo” di tre mesi con l’anno che verrà. E Planet vs Plastic è stato il tema ambizioso della Giornata mondiale della Terra, celebrata il 22 aprile 2024, con un obiettivo ambizioso: ridurre del 60% la produzione di plastica entro il 2040. Un titolo roboante, nonostante la realtà si mostri in controtendenza. In dieci anni siamo passati al raddoppio della produzione di plastica, dai 234 milioni di tonnellate del 2010 a circa 400 milioni di tonnellate del 2020, una crescita spropositata rispetto ai 2 milioni circa degli anni Sessanta. In tale contesto, il rapporto “Ecco-Greenpeace” ci comunica che l’Italia è il secondo consumatore di plastica in Europa con circa 6 milioni di tonnellate di polimeri fossili, corrispondenti a circa 96,7 chilogrammi a persona.

La plastica, seconda maggiore fonte di emissioni di gas serra, è l’espressione più evidente delle problematiche climatiche relative alla sfera dei consumi. Oramai siamo dipendenti della sua comodità e allo stesso tempo ignoriamo l’impatto ambientale devastante che essa procura agli ecosistemi, alla biodiversità e alla salute umana e animale. Se i numeri hanno un loro valore, bisogna ricordare che ogni minuto nel mondo, vengono vendute un milione di bottiglie di plastica (fonte Eco Water Sistem); nel nostro Paese, secondo il report Ismea siamo a circa 9 miliardi di bottiglie di plastica vendute ogni anno, con una produzione di 850 tonnellate di emissione di Co2. E, secondo il Wwf, sono 27 milioni le bottiglie che si consumano e si buttano via ogni giorno nel nostro Paese, oltre ai 500 miliardi di sacchetti prodotti nel mondo ogni anno. Sono dati molto preoccupanti non solo per i danni all’ambiente, ma anche per i loro effetti sulla salute umana.

Microplastiche che si “fissano” alle cellule biologiche

Le evidenze sui rischi per la salute crescono difatti sempre più. Diversi studi hanno indagato le reali concentrazioni di microplastiche nell’organismo e i possibili meccanismi di danno cellulare. E un numero crescente di studi ha rilevato minuscole schegge di plastica nei polmoni umani, nei reni, nel fegato, nei vasi sanguigni e nel midollo osseo. L’allarme è stato lanciato da Sedat Gündoğdu studioso di microplastiche presso l’università di Cukurova in Turchia; per il professor Gündoğdu è imperativo dichiarare una emergenza globale per affrontare l’inquinamento derivato dalla plastica, in particolare dalle micro e dalle nano plastiche.

Con il regolamento 2023/2055 del 25 settembre 2023 l’Europa ha varato alcune misure importanti, ma non esaustive, che vanno nella direzione di limitare l’inquinamento da microplastiche attraverso il divieto di vendita sia delle micro plastiche in quanto tali che dei prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente. In particolare le misure sono riferite a prodotti cosmetici, detergenti, medicinali, materiale di riempimento per superfici sportive artificiali. Un regolamento che, partito nel 2016, contiene numerose deroghe e rinvii di applicazione per diversi prodotti che in alcuni casi superano i 5 anni.

Nulla  è previsto invece, ancora, per quel che concerne l’inquinamento da altre fonti, in particolare dai rifiuti di plastica, dal degrado degli pneumatici e da tutto quanto è prodotto dal nostro uso quotidiano di plastica, talvolta compiuto anche in maniera inconsapevole. Non per questo può rappresentare un alibi di fronte ad una emergenza che avanza in maniera silente. Si è perso troppo tempo a reagire ma possiamo ancora batterci per affermare, anche con i nostri comportamenti individuali, la sussidiarietà orizzontale con i diversi livelli istituzionali, esaltando il nostro protagonismo nella lotta all’inquinamento da plastica. Non c’è più spazio per andare a caccia delle responsabilità altri, perché mai come in questo caso gli altri siamo proprio noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Delegato confederale Coldiretti di Bari, precedentemente con lo stesso incarico a Reggio Emilia. Già direttore regionale della Coldiretti Campania, è attualmente presidente dell’Osservatorio Dieta Mediterranea e vicepresidente della “Federazione europea sulla sicurezza sanitaria e sicurezza animale”, con delega alla sicurezza alimentare. È componente dell'Advisor Board della European Lifestyle Medicine Organization di Ginevra. Docente a contratto presso le università Parthenope e Federico II di Napoli. Giornalista pubblicista e accademico della Cucina italiana, nominato dal Presidente Sergio Mattarella Ufficiale della Repubblica