L’enologo etneo Salvo Foti

C’è chi dice che il primo agricoltore dell’Etna sia stato Polifemo. Al di là delle leggende, è cosa certa che i Greci, già nel V secolo a.C., coltivavano la vite nella zona etnea e che la tradizione vinicola continuò anche durante l’Impero Romano e nel Medioevo. Resta il fatto che il rilancio dei vitigni autoctoni è in gran parte merito del lavoro pionieristico di Salvo Foti, Homo Etneus”, enologo e consulente vitivinicolo, considerato una delle figure più carismatiche di “Idda, a Muntagna”. Grande sostenitore dei vigneti storici a piede franco e di una viticoltura naturale e minimalista, ha saputo interpretare e valorizzare il terroir dellEtna, mantenendo viva la tradizione vitivinicola e creando vini che raccontano la storia di un territorio straordinario. Protagonisti indiscussi i due vitigni autoctoni: il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio; per i bianchi si erge il vitigno Carricante


◆ Il weekend di MARIA CONCETTA MERENDINO

Sapete chi è “Idda”? Molti la considerano una terra sacra, una montagna misteriosa dotata di poteri soprannaturali, dove recentemente il bianco della neve e il rosso del fuoco si sono intrecciati regalandoci suggestioni impareggiabili. Ovviamente sto parlando dell’Etna, che per gli antichi era “U Mungibeddu” il più alto vulcano “sputa fuoco” d’Europa, un fuoco che, solo pochi giorni fa, ha illuminato le notti di Catania. Per i veri catanesi, però, il vulcano è “fimmina” e per loro resta affettuosamente “A Muntagna” o “A Signura”, “A Matri” o semplicemente “Idda” (cioè Lei), come fosse una figura femminile protettiva, fonte di vita e nutrimento per la terra, insomma una “Dea”.

Eruzione dell’Etna ripresa dal satellite Esa Copernicus Sentinel-2

È evidente come ciascuno di questi soprannomi dialettali rifletta il profondo rispetto che i siciliani nutrono verso l’Etna, che non è solo una meraviglia geologica, ma è anche storia, cultura e tradizioni enogastronomiche, tanto da guadagnarsi uno spazio importante nel mondo della viticoltura e dell’enologia di qualità.

Secondo la mitologia antica, i terremoti e le eruzioni, con i lapilli e le ceneri sarebbero causati dall’ira e dal respiro infuocato del gigante Encelado che, sconfitto da Atena, fu rinchiuso in una prigione nel ventre della montagna. C’è anche chi dice che il primo agricoltore di questa zona sia stato addirittura Polifemo. Ma al di là delle leggende, è cosa certa che i Greci, già nel V secolo a.C. coltivavano la vite nella zona etnea e che la tradizione vinicola continuò anche durante l’Impero Romano e nel Medioevo. 

Ed è davvero straordinario pensare come il lavoro dell’uomo abbia trasformato tenacemente le colate laviche in un paesaggio agricolo tra i più ricchi del mondo, che oggi rappresenta anche una risorsa naturale per la presenza di “terreni storici” molto fertili, cioè con vigne antichissime risalenti addirittura al Settecento, ancora coltivate “a piede franco”: il che significa che le viti non sono innestate su portainnesti resistenti alla fillossera (un parassita che devastò i vigneti dell’Europa alla fine dell’800), ma crescono direttamente nel terreno. Queste vecchie viti a piede franco, rarissime oggi in Europa, si trovano solitamente sui terreni più alti e più difficili della montagna (a 700-1000 metri sul livello del mare) e sono sopravvissute grazie alla naturale fertilità e resistenza dei suoli vulcanici e al particolare microclima. 

La zona di produzione delle uve Etna Doc si trova nella provincia di Catania e assume la forma di un semicerchio. Si estende da nord a sud-ovest, formando quattro “versanti” dalle caratteristiche diverse. All’interno di questi versanti si trovano le famose 142 contrade, che rispecchiano il concetto dei cru francesi della Borgogna. I preferiti sono generalmente i versanti “Nord” ed “Est”.

  • Il Versante Nord è quello che ospita il maggior numero di produttori della Doc, da Piedimonte fino al confine con Randazzo. La zona particolarmente apprezzata è quella intorno a Linguaglossa, dove la combinazione fra altitudine e clima consente di ottenere uve con un’ottima acidità. 
  • Il Versante Est, continuamente soleggiato, è noto per i suoi terreni estremamente vulcanici, con la presenza di piccoli crateri che conferiscono ai vini una grande mineralità. È un versante adatto sia ai vini bianchi che ai rossi, considerato forse il migliore soprattutto nei comuni di Solicchiata, Randazzo e Castiglione di Sicilia, in quanto l’esposizione al sole e la protezione dai venti fanno sì che la maturazione dell’uva risulti particolarmente equilibrata.
  • I Versanti Sud Est e Sud Ovest sono generalmente considerati meno importanti rispetto agli altri due. I vigneti sono situati ad alta quota (tra  600 e 1.100 metri) e presentano notevoli escursioni termiche, venti caldi e una piovosità tra le più basse della zona etnea. Tuttavia, esistono eccellenti cantine anche in queste aree, soprattutto per i vini bianchi che, a seconda dell’altitudine, mantengono un buon livello di acidità.
Il Nerello Mascalese coltivato ad alberello e a piede fermo

Se la reputazione di questa zona è cresciuta nel tempo, rendendola tra le regioni vinicole più apprezzate a livello globale, è in gran parte merito del lavoro pionieristico di Salvo Foti, “Homo Etneus”, nato ai piedi del vulcano a Linguaglossa. Enologo e consulente vitivinicolo, Foti è considerato una delle figure più carismatiche dell’Etna. Grande sostenitore dei vigneti storici a piede franco, dei vitigni autoctoni e di una viticoltura naturale e minimalista, ha saputo, grazie alla sua vasta esperienza, interpretare e valorizzare il terroir dell’Etna, mantenendo viva una tradizione vitivinicola che risale ad epoche lontane, creando vini che raccontano la storia di un territorio straordinario.

Nel territorio etneo le cantine, ormai, sono numerose e in costante crescita, con vecchi storici produttori locali ed altre aziende più giovani e dinamiche. Negli ultimi vent’anni, anche molti imprenditori del Nord Italia, prestigiosi nomi del mondo del vino, hanno deciso di investire sull’Etna, intuendone le potenzialità uniche. Tra questi, “in primis” a crederci è stato Andrea Franchetti, fondatore dell’azienda Passopisciaro, seguito da nomi prestigiosi come Gaja, Marchesi di Barolo, Livio Felluga, Franco Ziliani della cantina Berlucchi e altri ancora. Protagonisti indiscussi sono i due vitigni autoctoni: il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio. Questi vitigni si usano da soli o in assemblaggio e danno vita a vini eleganti e complessi, caratterizzati da splendida acidità e mineralità. Per quanto riguarda i vini bianchi, il Carricante si erge come il vitigno principale. I suoi vini si distinguono per un’acidità sferzante, agrumata e salina e accattivanti note di fiori bianchi. In alcuni blend, si possono trovare anche il Catarratto e la Minnella bianca, che arricchiscono ulteriormente il panorama enologico dell’Etna.

A questo punto devo consigliarvi un vino e per me è sempre una sfida sceglierne solo uno, data l’ampia selezione. Vi suggerisco però un rosso che amo particolarmente: il Nerello Mascalese di Tornatore, un’azienda situata nel versante Est, precisamente a Castiglione di Sicilia, dove possiede vecchi vigneti a piede franco, che si avvale della consulenza dell’enologo Salvo Foti, al timone da oltre vent’anni. Questo vino rosso è un’autentica espressione del territorio etneo, un Nerello Mascalese in purezza, con un bouquet complesso di frutti rossi, spezie che spaziano dalla cannella al pepe nero e chiodi di garofano, e le affascinanti note minerali di pietra focaia, tipiche dei terreni vulcanici. Al palato è elegante, con una freschezza agile, sorprendente, e con una struttura tannica raffinata che creano un equilibrio armonioso. Perfetto con piatti di carne, formaggi stagionati o con piatti strutturati di pesce. Un vino che racconta la storia e la tradizione dell’Etna. Buon brindisi e, se capitate da quelle parti, immergetevi nella bellezza di Idda… A Muntagna! © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Siciliana nata a Salemi, toscana di adozione, vive tra Massa Carrara e Pantelleria. Diplomata Master Sommelier alla Alma-Ais Wine Academy in Gestione e Comunicazione del Vino, Sommelier Ais, Patente Assaggiatore Onav. Esperienza pluriennale nel settore Agricolo - Vitivinicolo e dell’Enoturismo. Innamorata degli studi classici, coltiva da sempre una passione per la storia della Vite e del Vino nata in famiglia, assieme all’amore per la terra e l’agricoltura. Il suo motto preferito: “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia di vino, un buon libro e un buon amico” (Molière).