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Il primo italiano non valligiano a praticare e a codificare lo sci di fondo era stato un gesuita di Ravenna, padre Francesco Negri. Dopo un lungo soggiorno in Lapponia ne aveva tratto un libro fondamentale sugli Skye “Diario Settentrionale” pubblicato nel ‘700. Su spinta del Cai facevamo una decina di giorni di perfezionamento in una località attrezzata per non restare principianti a vita. Se la neve c’era ed era sciabile facevamo il nostro dovere di apprendisti-sciatori; se era poca e le alte temperature la trasformavano in pappa c’era sempre un buon ristorante vicino per mangiare polenta e salsiccia


Il ricordo di VITTORIO EMILIANI

Mi convinse a imparare almeno lo sci di fondo il padrone di casa Bruno Delisi che, dalle prime nevicate all’estate, organizzava gite con tre pullman ogni domenica d’inverno cambiando la meta. Qualche volta le alte temperature avevano trasformato la poca neve in pappa e allora andavamo allegramente a mangiare polenta e salsiccia in un buon ristorante vicino. Magari alla Sgurgola Marsicana. Però se la neve c’era ed era sciabile facevamo il nostro dovere di apprendisti-sciatori di fondo tornando a Roma stanchi e appagati.

L’organizzazione del Cai proponeva pure una decina di giorni di perfezionamento in una località attrezzata, alpina o appenninica. Così non saremmo rimasti dei principianti a vita. Conoscemmo così alcune stazioni sciistiche alpine a cominciare dalla Valtellina con l’Hotel Sobretta sopra Sondrio dove si mangiava e beveva benissimo e c’erano ottimi maestri. Vi trovammo l’intera famiglia Compagnoni con gli anziani che avevano gareggiato prima della guerra e la giovane Deborah che si stava imponendo ora.

Il maestro selezionava i migliori dedicandosi al perfezionamento della sciata a passo alternato e a sci uniti nelle brevi discese. Il primo italiano non valligiano a praticare e a codificare lo sci di fondo era stato un gesuita di Ravenna, padre Francesco Negri. Che dopo un lungo soggiorno in Lapponia ne aveva tratto un libro fondamentale sugli Skye “Diario Settentrionale” pubblicato nel ‘700 dalla Accademia dei Lincei (se ricordo bene). 

Lo sci era entrato nelle abitudini quotidiane di quanti risiedevano nelle località alpine o dell’alto Appennino. Ed erano emersi i primi campioni: appenninici come Zeno Colò e Celina Seghi, poi alpini come il grande Gustav Thoeni e come la bravissima Deborah Compagnoni. Si era formato uno squadrone azzurro con Roland Thoeni e altri giovani fino all’esplosivo Alberto Tomba bolognese di città.

La rivalità fra lo svedese Ingemar Stenmark e i nostri Thoeni e Tomba oltre ai francesi, agli austriaci e agli elvetici hanno reso straordinarie le Coppe del Mondo, le Olimpiadi invernali, ecc. per anni e anni. Con un pubblico di massa agli appuntamenti mondiali e con ascolti televisivi altissimi. In tutta Europa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.