Manifesto di associazioni, comitati e intellettuali contro il ministro Franceschini, per difendere l’identità e il cuore delle nostre città dall’assalto speculativo. Italia Libera lo sottoscrive
«È in atto da qualche tempo un rinnovato attacco alla integrità delle nostre città storiche che a migliaia rappresentano un patrimonio storico-artistico di valore unico al mondo risalente agli Etruschi, ai Greci, ai Romani, ai Celti, e ad altri popoli come i Longobardi. Patrimonio per millenni costruito con l’impiego ininterrotto degli stessi materiali, legno, pietra, arenaria, marmo, laterizi crudi e cotti, fino al primo ‘900. Fino ad una “rottura” anche ideologica avvenuta allorché si sventrano i centri storici e li si ricostruisce con cemento, vetrocemento, ecc. si raddrizzano le strade creando vere autostrade urbane. Liberamente fino al “no”, nel 1951, di tanti intellettuali ad un colossale sventramento, pensato negli anni del regime, da piazza del Popolo a piazza di Spagna e alla costituzione nel 1955 di Italia Nostra. Dopo ci sono state altre “mani sulla città”, con danni assai gravi e però con opposizioni decise e quindi senza effetti distruttivi definitivi. Tuttavia l’idea del “moderno” dentro le città storiche sembra non tramontare mai.
«Perché fermarsi?», si è chiesto infatti il ministro Dario Franceschini su Il Fatto Quotidiano del 15 agosto, «perché non integrare con arte e architettura contemporanee, frutto della creatività di grandi maestri e di giovani talenti italiani? Perché non accettare che un lavoro di grande qualità possa colmare ad esempio un vuoto di un nostro centro storico? (…) Perché essere contro tutto ciò che innova e usa?». Dove non ci sono vincoli – è la sua tesi – il Ministero, le Soprintendenze devono poter autorizzare inserti contemporanei importanti. Magari di archistar, ovviamente. Un brutto film già visto e una tesi, a nostro avviso, quanto mai pericolosa, dal momento che riteniamo da decenni che l’integrità. salvaguardata con tanta fatica delle nostre città storiche, sia invece il loro elemento distintivo, positivo naturalmente, in tutta Europa e nel mondo.
Per contro le nostre migliaia di centri storici sono vincolati molto episodicamente (tranne Urbino entro le mura roveresche), la stessa Venezia è in queste condizioni. La stessa Roma, sito Unesco, è vincolata a macchia di leopardo. Tant’è che la Regione Lazio ha “invaso” Roma e i Villini della Città di Nathan con sue norme che ne “gonfiano” e alterano misure e cubature e il MiBACT si è meritoriamente opposto estendendo i vincoli statali. Insisterà su tale linea di tutela dopo la presa di posizione “concettuale”, strategica del ministro appena citata? Oppure cederà?
Dal 1960 esiste e opera la Carta di Gubbio, aggiornata nel 1980 e seguenti, firmata da Antonio Cederna, Manieri Elia, Samonà, Bottoni e da numerosi Comuni italiani, la quale fissa princìpi rigorosi di conservazione. Ripresi e sviluppati poi dagli interventi attivi realizzati nella città storica di Bologna, col piano di Pier Luigi Cervellati, sindaco Guido Fanti, e in altre città negli anni ’80, con una forte eco positiva, anche internazionale. Una legge nazionale di tutela dei centri storici è statapoi tentata da Walter Veltroni ministro, ma non è andata in porto. Ora il disegno di legge organico elaborato da Vezio De Lucia per la Bianchi Bandinelli – scritto con il contributo decisivo dello stesso Cervellati – è alla Camera (Stefano Fassina e altri) e a Senato (Michela Montevecchi e altri 5 Stelle).
Nonostante tutto, nonostante il loro svuotamento demografico, i frequenti sfregi dovuti agli abusi e il tentativo di trasformarli in una sorta di Disneyland per il turismo di massa, i nostri centri storici hanno mantenuto i caratteri ormai perduti in giro per l’Europa. Mentre da noi hanno fatto e fanno la fortuna del turismo culturale se non diventa, come sta purtroppo diventando, “turismo di occupazione” veloce e onnivoro. Per questo chiediamo con grande energia che i fondamenti della Carta di Gubbio e delle nostro migliori esperienze – come il modello Bologna – di recupero, restauro e riuso edilizio a fini residenziali, per ogni ceto sociale, vengano ripresi e attuati con una legge nazionale. Essa deve impegnare le Regioni a non snaturare coi Piani Casa il patrimonio faticosamente salvato dalle “mani sulla città” del fascismo, del dopoguerra, del “boom” edilizio ed ora dalla saldatura in una sola figura fra proprietario-costruttore-venditore che sta divorando, inarrestabile, suoli e paesaggi del Bel Paese e ora cerca nuovi spazi speculativi nei centri storici».
Primi firmatari
Desideria Pasolini dall’Onda, fondatrice di Italia Nostra
Rita Paris, archeologa, Ass. R. Bianchi Bandinelli
Ebe Giacometti, restauratrice, Italia Nostra, presidente nazionale
Vittorio Emiliani, Comitato per la Bellezza, presidente
Adriano La Regina, archeologo, Lincei, già Sopr. Archeologia Roma
Francesco Scoppola, architetto restauratore, già direttore gen. MiBAC e sopr. Regionale Marche
Jadra Bentini, già Soprintendente BSA Province Bo-Fe-Fo-Ra-Rn
Pier Luigi Cervellati, urbanista, autore Piano Bologna Centro Storico
Vezio De Lucia, urbanista, autore legge Centri Storici alle Camere
Paolo Berdini, urbanista, saggista
Michele Achilli, urbanista, ex-parlamentare, saggista
Igor Staglianò, direttore di “Italia Libera”
Gaia Pallottino, responsabile coordinamento Comitati Residenti
Centro Storico Roma
Maria Pia Guermandi, archeologa, Emergenza Cultura
Luigi Manconi, sociologo, presidente “A buon diritto” Onlus
Andrea Costa, presidente Comitato Roma Capitale 1870
Carlo Troilo, saggista, Comitato Roma Nuovo Secolo
Cristiana Mancinelli, Roma Salviamo il Paesaggio
Italia Nostra sezione Roma
Coordinamento residenti Città Storica
Paolo Gelsomini
Anna Maria Ceci
Maria Immacolata Macioti
Paolo Venezia
Paolo Salonia
Anna Cochetti
Mirella Belvisi
Marina Fresa
Maria Cristina Lattanzi
Fabio Alberti
Marcello Paolozza
Annamaria Bianchi, ambientalista
Marina Foschi, architetto, già pres, Italia Nostra Emilia-Romagna
Luciana Prati, già dir. Raccolte Civiche Forlì, Italia Nostra
Roma Salviamo il Paesaggio
Stefania Ganz, architetto
Riccardo Picciafuoco, architetto
Gennaro Ferrillo
Altro Modo Flegreo APS e
Comitato SiP Pozzuoli (NA)
Pino Coscetta, giornalista e scrittore
Giorgio Amadio
Piero Filotico
Maria Spina