A dieci giorni da elezioni cruciali per il rinnovo del Parlamento europeo (a giudizio dei più il più importante dalla prima legislatura del 1979), pubblichiamo il “colloquio alla pari” con alcuni candidati che hanno messo al centro del loro impegno politico ed elettorale la crisi e la giustizia climatica, l’asse portante del progetto editoriale di “Italia Libera”. Cominciamo con Mario Salomone, candidato con l’Alleanza Verdi-Sinistra nella testa di lista della Circoscrizione Italia Nord Occidentale 


◆ Il colloquio di AURELIO ANGELINI con MARIO SALOMONE, candidato al Parlamento europeo con Alleanza Verdi-Sinistra

Mario Salomone è segretario generale del Weec, (World Environmental Education Congress); l’Alleanza Verdi-Sinistra lo candida nella testa di lista della Circoscrizione Italia Nord Ovest per il rinnovo del Parlamento europeo

Mario Salomone è stato docente universitario e ha insegnato Educazione ambientale e Sociologia dell’ambiente e del territorio. Dirige due prestigiose e storiche riviste: “.Eco, l’educazione sostenibile” e “Culture della sostenibilità”, rivista scientifica di fascia A. È segretario generale del network mondiale di educazione ambientale Weec, (World Environmental Education Congress). Nelle elezioni europee dell’8 e 9 giugno è candidato nella lista dell’alleanza Verdi-Sinistra nella Circoscrizione Italia Nord Ovest. In questo colloquio con Aurelio Angelini, Salomone espone ai lettori di “Italia Libera” le sue idee e il suo impegno nel campo dell’educazione ambientale per «rendere desiderabile una nuova società ecologica e solidale, basata sulla economia circolare, la giustizia climatica e sociale». La sfida più grande del nostro tempo è quella contro la crisi climatica, il problema più urgente a livello politico economico e sociale assieme a quello della pace.

— Recentemente hai avviato con il Club di Roma, cenacolo di pensatori che conquistò l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale con il suo rapporto “The limits to Growth”, un progetto internazionale di ricerca per rivisitare il rapporto del 1979; si tratta di “No limits to learning”, che fu tradotto in italiano con “Imparare il futuro”. Perché questa iniziativa? Cosa ha a che vedere con le sfide attuali?

«L’educazione ambientale svolge una funzione importantissima per costruire nelle nostre società cittadine e cittadini più coscienti e responsabili. Questo lavoro è necessario per raggiungere nuovi e più importanti risultati in grado di prefigurare e rendere desiderabile una nuova società ecologica e solidale, basata sulla economia circolare, la giustizia climatica e sociale. Abbiamo fatto in questi anni grandi passi in avanti ed oggi dobbiamo fare un vero e proprio balzo per realizzare questo progetto a partire dall’Europa. L’obiettivo è superare la crisi climatica e le disuguaglianze sociali, economiche e politiche. I cambiamenti climatici non colpiscono tutti allo stesso modo: le comunità più vulnerabili e meno responsabili delle emissioni di gas serra sono spesso quelle che subiscono le conseguenze più gravi. I paesi e le industrie che hanno contribuito maggiormente al cambiamento climatico devono assumersene la responsabilità e compensare i danni causati, questo è anche un modo per contenere i processi migratori legati al clima. Include il trasferimento di risorse ai paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi e mitigare gli effetti del cambiamento climatico e includela costruzione di infrastrutture resistenti ai disastri naturali e l’implementazione di pratiche agricole sostenibili».

— Ci puoi anticipare alcuni aspetti su cui pensi di lavorare con il Club di Roma e nelle attività del Parlamento europeo qualora eletto?

«L’educazione ambientale alla sostenibilità è fondamentale per preparare le nuove generazioni a vivere in un mondo in cui le risorse sono limitate e dove è essenziale adottare comportamenti responsabili verso l’ambiente. Promuovere un’educazione di questo tipo significa investire in un futuro più sostenibile e equo per tutti e su questo mi concentrerò prevalentemente al Parlamento europeo. Gli obiettivi del progetto “Imparare il futuro” sono quelli di aumentare la consapevolezza nel tempo della riconversione ecologica riguardo ai problemi ambientali a livello locale, nazionale e globale. Fornire conoscenze scientifiche, tecniche e culturali sull’ambiente e sui processi naturali.Gli educatori hanno il compito di facilitare l’apprendimento e l’engagement verso la sostenibilità. Devono essere formati e aggiornati sulle tematiche ambientali, utilizzare metodologie innovative e coinvolgere la comunità locale e globale nelle attività formative. Promuovendo atteggiamenti positivi e valori etici nei confronti della natura. Sviluppare competenze pratiche e analitiche per risolvere problemi ambientali, incoraggiando la partecipazione attiva nella salvaguardia della natura nella promozione di politiche improntate sulla sostenibilità. Questo deve avvenire attraverso l’integrazione di diverse discipline (scienze naturali, sociali, economiche) per comprendere la complessità delle questioni ambientali in modo da approntare risposte al livello della sfida del nostro tempo, sollecitando il pensiero critico e trasferire competenze per poter autonomamente valutare informazioni e prendere decisioni informate. Promuovere lacollaborazione nella risoluzione di problemi ambientali reali. Favorire esperienze pratiche che aiutano a comprendere i processi ecologici. Stimolare il confronto di idee e opinioni su temi socioeconomici ambientali. Privilegiare le applicazioni e strumenti digitali per esplorare e analizzare dati ambientali. Comprendere le cause e le conseguenze del riscaldamento globale e i modi per mitigarne gli effetti. I progetti educativi devono inoltre mettere al centro delle attività: la biodiversità e l’importanza della conservazione delle specie e degli habitat; le risorse naturali per un uso sostenibile delle risorse come acqua, suolo e minerali; la gestione dei rifiuti per una società del riciclo e del riuso; promuovere l’autonomia delle energie rinnovabili distribuita e dell’efficienza energetica; proporre stili di vita che contribuiscano a ridurre gli impatti dell’inquinamento su aria, acqua e suolo e strategie di riduzione».

— Perché individui l’impegno sul cambiamento climatico come tema centrale?

«Il cambiamento climatico è il problema più urgente del nostro tempo insieme a quello della pace. Il segretario dell’Onu, Guterres, lo definisce così: stiamo correndo a tutta velocità verso l’inferno. Le conseguenze del cambiamento climatico sono vaste e interconnesse, influenzando praticamente ogni aspetto del pianeta e della vita umana. Affrontare questi impatti richiede azioni globali coordinate per ridurre le emissioni di gas serra, adattarsi ai cambiamenti già in atto e promuovere la sostenibilità ambientale e l’Europa deve svolgere un ruolo centrale. La crisi climatica ha una serie di conseguenze significative a livello globale e locale perché sta causando ondate di calore. Gli oceani assorbono gran parte del calore in eccesso, causando l’innalzamento delle temperature delle acque. I ghiacciai e le calotte polari si stanno sciogliendo, contribuendo all’aumento del livello del mare. Questo fenomeno minaccia le aree costiere e le isole, aumentando il rischio di inondazioni e erosione costiera. Aumento della frequenza e dell’intensità di tempeste, uragani e tifoni. Maggiori episodi di piogge intense e alluvioni, alternati a periodi di siccità prolungata. Il global warming sta alterando gli habitat naturali, mettendo a rischio molte specie. Specie animali e vegetali che si spostano verso latitudini o altitudini più fresche in risposta al cambiamento delle condizioni climatiche. Aumento del rischio di estinzione per le specie che non riescono ad adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Aumento dei casi di malattie legate al calore come colpi di calore e disidratazione. Espansione delle aree di distribuzione di malattie trasmesse da vettori come la malaria e la dengue. Peggioramento della qualità dell’aria a causa di incendi più frequenti e maggiori livelli di ozono troposferico. Il clima sta cambiando le condizioni di crescita che possono ridurre la produttività agricola e influenzare negativamente la sicurezza alimentare. Anche per l’aggravarsi della frequenza dei fenomeni siccitosi che influenzano la disponibilità di acqua per l’irrigazione. Aumentano le persone costrette a migrare a causa di disastri naturali, perdita di abitazioni e risorse. Come pure le tensioni e conflitti per l’accesso a risorse come acqua e terra coltivabile. Aumentano i costi associati ai danni da disastri naturali, alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. L’aumento dei livelli di anidride carbonica (Co₂) nell’atmosfera porta all’acidificazione degli oceani, danneggiando la vita marina, in particolare i coralli e i molluschi con impatti negativi sulle popolazioni di pesci e altre specie marine, influenzando la pesca e le comunità costiere che dipendono dalle risorse marine».

Fuga dopo un’alluvione in Bangladesh

— Parliamo di diritti del terzo millennio

«Ripartiamo dal clima per richiamare l’attenzione sul fatto che rappresenta la minaccia di diritti umani fondamentali, come il diritto all’acqua, al cibo e a un ambiente sano. La giustizia climatica implica la protezione di questi diritti. Altro aspetto rilevante è garantire che tutte le persone, indipendentemente dal loro background socioeconomico, etnia, genere o altra caratteristica, abbiano accesso a opportunità e risorse. Questo include l’accesso a un’istruzione di qualità, cure mediche e un lavoro dignitoso. Ridurre le disuguaglianze economiche attraverso politiche fiscali e redistributive che supportino i meno abbienti. Questo può includere tasse progressive, sussidi e programmi di assistenza sociale. Assicurare che tutte le persone abbiano voce nelle decisioni che riguardano le loro vite, specialmente le comunità marginalizzate. Questo include la partecipazione ai processi politici e decisionali a tutti i livelli. Bisogna assicurare a tutti una transizione giusta, mentre si passa da un’economia basata sui combustibili fossili a una basata su energie rinnovabili, è essenziale garantire che i lavoratori e le comunità dipendenti da settori in declino non siano lasciati indietro. Una “transizione giusta” prevede la riqualificazione dei lavoratori e il supporto economico alle comunità colpite. Le comunità indigene spesso dipendono direttamente dalle risorse naturali per il loro sostentamento e sono tra le più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Riconoscere e rispettare i loro diritti territoriali e conoscenze tradizionali è cruciale per la giustizia climatica. Le città devono diventare più sostenibili ed eque. Questo include migliorare i trasporti pubblici, aumentare gli spazi verdi e garantire alloggi accessibili, riducendo allo stesso tempo l’impronta ecologica urbana. In sintesi, affrontare la questione dei diritti al tempo della crisi climatica richiede un approccio integrato che consideri sia le dimensioni ambientali che quelle sociali delle sfide che affrontiamo. Solo attraverso politiche e pratiche che promuovano la giustizia climatica e sociale possiamo costruire un futuro sostenibile e equo per tutti».

Come valuti il pontificato di Papa Francesco e cosa pensi della Laudato si’?

Città del Vaticano Sala Clementina, 21 maggio 2022. Mario Salomone incontra Papa Francesco

«È uno dei documenti più lucidi e acuti di cui possiamo disporre. Sono stato chiamato a partecipare a numerose conferenze e la cito spesso soprattutto perché è articolata intorno al concetto di ecologia integrale, come paradigma in grado di articolare le relazioni degli altri esseri umani e le relazioni sociali. Il Papa ha ascoltato e recepito i migliori risultati scientifici oggi disponibili in materia ambientale, per farsi coinvolgere pienamente e per dare spessore etico alla dottrina sociale della chiesa e assumendo la scienza come strumento privilegiato attraverso cui ascoltare il grido della terra. Questa enciclica si distingue per il suo approccio globale e integrato ai problemi ambientali, economici e sociali. Uno dei concetti chiave introdotti da Papa Francesco in questo documento è quello della connessione tra tutte le cose. L’enciclica sottolinea che tutto è connesso, dalla natura all’essere umano, e che non possiamo separare i problemi ambientali da quelli sociali. Gli esseri umani, le società e l’ambiente sono interdipendenti. Le azioni che danneggiano l’ambiente hanno ripercussioni sulle comunità umane, specialmente quelle più vulnerabili. Papa Francesco evidenzia come le crisi ambientali siano strettamente legate alle questioni di giustizia sociale. I poveri e gli emarginati sono spesso i più colpiti dai danni ambientali. Critica i modelli economici basati sul consumo eccessivo e sullo sfruttamento delle risorse naturali, promuovendo invece un’economia che rispetti i limiti del pianeta e sia equa per tutti. L’ecologia integrale non è solo una questione scientifica o tecnica, ma anche etica e spirituale. Papa Francesco invita a riscoprire il valore spirituale della natura e il nostro dovere morale di custodirla. Sottolinea l’importanza dell’educazione ambientale per promuovere una nuova consapevolezza ecologica e un cambiamento culturale. L’enciclica Laudato si’ e il concetto di ecologia integrale rappresentano un appello a riconsiderare il nostro rapporto con la natura, gli altri esseri umani e noi stessi. Papa Francesco invita tutti, credenti e non, a unirsi in un impegno comune per salvaguardare il pianeta e promuovere una società più giusta e sostenibile. L’ecologia integrale ci ricorda che ogni aspetto della nostra vita è connesso e che solo attraverso un approccio olistico possiamo affrontare efficacemente le sfide ambientali e sociali del nostro tempo».

Adesso parliamo di pace…

«L’Europa deve scegliere tra la strada intrapresa che porta a conflitti e instabilità, come dimostrato dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla crisi nella Striscia di Gaza e la strada che porta alla pace e alla cooperazione pacifica attraverso il rilancio della politica del disarmo globale. La strada intraprese non solo rischia di finire fuori controllo ma ha già comportato un aumento delle spese militari, l’adozione di politiche autoritarie e la riduzione del welfare. Bisogna recuperare il ruolo storico di costruttrice di pace, promuovendo la diplomazia, la mediazione e il disarmo. Dobbiamo avere un approccio multipolare, favorendo il libero scambio, la cooperazione e la solidarietà tra diversi sistemi e popoli e lavorare per sciogliere le alleanze militari e chiudere gli arsenali nucleari».

Qual è l’Europa a cui ti ispiri?

«Il Trattato sull’Unione europea rappresenta uno dei fondamenti normativi e valoriali su cui si basa l’Unione europea. Esso enuncia i valori fondamentali che gli Stati membri dell’Ue si impegnano a rispettare e promuovere, fondandosi sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini. Oggi è importante sconfiggere le destre europee che hanno l’obiettivo di ridurre gli spazi democratici di partecipazione, lo stato di diritto, i diritti umani e dei rifugiati politici, dei migranti ambientali e da chi fugge dalle guerre.

Il segretario generale Weec Mario Salomone e la direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova, alla Cop22 di Marrakech, 2016

La destra europea nei paesi dove governa si caratterizza per le interferenze all’indipendenza della magistratura, per la repressione dell’opposizione e per l’attacco sistematico alla libertà di stampa. Nell’Ungheria di Orban hanno promosso riforme giudiziarie e istituzionale finalizzate a far diventare la democrazia una parodia. Sono stati limitati i diritti delle minoranze, delle donne e le comunità LGBTQ+, soffocando il dissenso per ridurre la partecipazione civile. Inoltre, hanno rifiutato di partecipare al sistema di quote dell’Ue per la redistribuzione dei rifugiati, utilizzando toni duri contro l’immigrazione, alimentando sentimenti nazionalisti e xenofobi. La percezione è che le azioni e le politiche delle destre e dei governi di Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia stiano minando i valori fondamentali dell’Unione europea, creando tensioni interne e ostacolando il progresso verso una maggiore integrazione e cooperazione europea e la Meloni si stia preparando ad allineare l’Italia a queste posizioni e lo stravolgimento della Costituzione mira con il premierato a raggiungere questo obiettivo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Presidente del Comitato nazionale per l’Educazione alla Sostenibilità, è stato presidente della Commissione Tecnica Specializzata per le valutazioni ambientali in Sicilia. Professore ordinario di Sociologia dell'Ambiente e del Territorio presso L'Università Kore di Enna. Preside della Facoltà di Scienze dell'Uomo e della Società e Coordinatore del Dottorato di ricerca in "Contesti, ambienti e stili di vita per la salute e il benessere". Ha insegnato all'Università di Palermo: Sociologia Urbana; Diritto dell’Ambiente; Politiche di Tutela dell’Ambiente; Sociologia dell'Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile; Sociologia della Comunicazione Ambientale; Indicatori, Qualità della Vita e Bisogni Diffusi; Sociologia delle Migrazioni nell'università Iulm di Milano: Politica del territorio e dell’ambiente; Ambiente e sviluppo sostenibile.