Vale ancora quanto scrissero nel 1959 i militanti sudafricani che si battevano contro l’apartheid nel loro Paese: «Non vi chiediamo niente di speciale, ma solamente di smettere di comprare prodotti sudafricani». E siamo sempre lì. Ci vollero anni ma alla fine si colpì duro e l’apartaid terminò. Occorre colpire le tasche delle imprese che fanno affari con lo stato di Israele. L’Ue ne è il principale partner commerciale, con scambi superiori ai 45 miliardi di euro l’anno. Aiutiamo anche gli israeliani che non vogliono distruggere il sogno del loro popolo di avere una casa sicura dopo l’immondo Olocausto. Muoviamoci. E facciamolo ora, per fermare i razzisti che governano oggi Israele. Diamo fiato alla Rete Bds: “Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni”. I suoi coordinatori sono stati accusati di antisemitismo e di “terrorismo” ma la loro attività prosegue. Aggiungiamoci a loro: antisemita è Netanyahu. I palestinesi che uccide a Gaza e in Cisgiordania ogni giorno sono semiti: ignorante!

Gaza affamata (credit Reuters); sotto il titolo, La piccola Rahaf Ayad, 12 anni, insieme alla madre Shurooq, a Gaza City (credit Khames Alrefi)

◆ L’articolo di ALFREDO T. ANTONAROS

Quando un giorno, all’inferno, Hitler e Netanyahu si incontreranno, giocheranno insieme a scacchi e finiranno per piacersi. Quando si condividono esperienze o valori, è più facile condividere il punto di vista dell’altro. E’ la stessa ragione dell’inossidabile alleanza Trump- Netanyahu. Ma cosa fare concretamente per mostrare il proprio sdegno nei confronti della carneficina compiuta dallo stato criminale di Israele?. Probabilmente non serve inventare nulla: nel 1959 militanti sudafricani che si battevano contro l’apartheid scrissero: «Non vi chiediamo niente di speciale, ma solamente di smettere di comprare prodotti sudafricani». Ci vollero anni ma alla fine si colpì duro e l’apartaid terminò. Occorre colpire le tasche delle imprese che fanno affari con lo stato di Israele. L’Ue ne è il principale partner commerciale, con scambi superiori ai 45 miliardi di euro l’anno. Esiste da tempo una campagna di boicottaggio, coordinata dalla Rete Bds: Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. I suoi coordinatori sono stati accusati ovviamente di antisemitismo e addirittura di “terrorismo” ma la loro attività prosegue.

Esiste una lista precisa di marchi che si invitano a non acquistare allo scopo di rendere l’occupazione della Palestina economicamente insostenibile e partecipare attivamente alla sua fine. La campagna Bds ha tre obiettivi: mettere fine all’occupazione israeliana e alla colonizzazione delle terre palestinesi; riconoscere i diritti fondamentali dei palestinesi cittadini d’Israele e garantirgli la piena uguaglianza; rispettare il diritto al ritorno dei profughi palestinesi. Oggi la campagna sostenuta da individui, associazioni, chiese, organizzazioni non governative che rappresentano milioni di persone in tutto il mondo, Israele ha tentato di arginarla vietando l’ingresso nel paese agli stranieri che hanno appoggiato pubblicamente il  boicottaggio. Carrefour, multinazionale francese della grande distribuzione alimentare, è accusata di aver donato migliaia di pacchi personali all’esercito israeliano. McDonald’s, Domino’s Pizza, Pizza Hut e Papa John, hanno fatto donazioni all’esercito di Israele. La filiale di McDonalds israeliana ha regalato 100mila pasti all’esercito e ha inoltre dichiarato di offrire uno sconto del 50% per i soldati e le forze dell’ordine israeliane.

Bambini malnutriti nella Scriscia alla ricerca di una zuppa calda (credit foto di Said Khatib / Afp

La francese Danone ha il 20% delle azioni dell’azienda alimentare israeliana Strauss Group, investendo nei territori occupati. Puma sponsorizza l’Associazione calcistica israeliana, che comprende squadre negli insediamenti di Israele sulla terra palestinese occupata. Siemens è complice attiva nella proliferazione del progetto dell’interconnettore EuroAsia che collegherà la rete elettrica israeliana con quella europea, permettendo agli insediamenti illegali di beneficiare dell’elettricità prodotta. Sabra Dipping Company è una joint venture alimentare, co-proprietaria di PepsiCo e del Gruppo Strauss, che fornisce sostegno finanziario all’esercito israeliano. Starbucks sponsorizza raccolte di fondi per Israele. Anche frutta, verdura e vini provenienti da Israele, spesso etichettati come “Made in Israel”, provengono invece da terre palestinesi occupate. Coca-Cola sostiene lo stato di Israele dal 1966. La società svizzera Nestlè possiede il 50,1% dei capitali della catena alimentare Osem israeliana. Intel produce la maggior parte dei chip Pentium 4 utilizzati dagli elaboratori Pc nella sua fabbrica di Kyriat Gat, installato nel sito di Iraq Al-Manshiya, villaggio palestinese raso al suolo nel 1949.

L’Oréal ha investito milioni diventando un amico caloroso dello Stato di Israele. Estée Lauder ha come direttore il presidente di una delle organizzazioni sioniste più potenti negli Stati Uniti, il Fondo Nazionale Ebreo. Delta Gail é un’impresa israeliana che subappalta prodotti tessili. Levi Strauss Jeans e Celio finanziano le nuove colonie in Palestina ma anche le scuole degli estremisti religiosi nel mondo. Caterpillar contribuisce alla distruzione delle case in Palestina con i suoi bulldozer giganti. Gli scambi commerciali tra Israele e Italia raggiungono un interscambio superiore ai 5 miliardi di euro. L’Italia esporta prodotti manifatturieri, meccanica e beni di consumo. Israele esporta verso l’Italia diamanti, metalli preziosi, attrezzature elettriche, frutta e verdura. Nel 2024 l’Italia ha importato da Israele beni per un valore di 1,008.62 milioni di euro. Di fronte alla complicità con Israele dell’attuale governo – e di quelli precedenti – deve essere la società nel suo insieme a intervenire, mettendo in campo quello che i governi non intendono fare. Boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni sono ormai quanto mai urgenti, sul piano italiano e internazionale, per fermare il massacro in Palestina. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Scrittore di romanzi, drammaturgo, sceneggiatore di film, saggista, direttore di teatro, autore e conduttore tv. Nei suoi romanzi centrale è il tema dell’esilio. Nei suoi saggi si è occupato in particolare dell’evoluzione sociale e culturale dell’alimentazione.