Oltre che tra Stato e Regioni, il conflitto sulle competenze devolute potrà estendersi anche fra Regione e Regione. Uno spezzatino di competenze che allargherà le differenze economiche e sociali e potrà trasformarsi in un boomerang per lo stesso Nord, accecato dalla propaganda leghista. Per fare a pezzi l’Italia si usano mille modi, non ultimo andando all’attacco di natura, suolo e paesaggio, proprio mentre l’Europa approva la “Nature Restoration Law”. Si tratta in definitiva di uno scellerato patto di potere a danno dei più deboli, una parte non piccola si sentirà tradita e abbandonata, soprattutto al Sud. E la crisi della partecipazione politica può generare pericolose rotture del patto sociale e della coesione del Paese
◆ L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente Movimento per la sostenibilità
► Finora le critiche al disegno Calderoli sull’Autonomia differenziata si sono appuntate sulle conseguenze sociali ed economiche che la sua approvazione comporterebbe, conseguenze assai rilevanti tanto da far temere una spaccatura insanabile tra regioni: una vera secessione dei ricchi. È evidente che l’attuazione del regionalismo differenziato aumenterà i conflitti di attribuzione e il già abbondante contenzioso tra Stato e Regioni. Quello che con una certa sicurezza si può predire è che la Corte costituzionale sarà tra i protagonisti di questo processo, in tutte le sue fasi. Si potranno, infatti, scaricare sulla Corte i dubbi, già messi in luce dagli studiosi, sul procedimento previsto dal progetto governativo e in particolare sul ruolo marginale del Parlamento nella predisposizione dei Lep (il loro finanziamento è di oltre 100 miliardi di euro) e delle intese con una singola Regione. E all’esame della Corte potrebbero giungere subito anche questioni sulla misura della competenza devoluta. Già in questa fase è possibile prevedere che l’aumento dei conflitti potrebbe venire dalle Regioni non interessate all’autonomia ulteriore che, potrebbero impugnare le leggi di approvazione delle singole intese.
Insomma, il conflitto non sarà solo Stato-Regioni ma anche Regione contro Regione. E allora — poiché si tratta di momenti di unità nazionale e che, come prevede l’Art 81, occorra rispettare l’equilibrio di bilancio per l’attivazione dei Lep — piuttosto che alzare il livello dello scontro causato da una legge eversiva, sarebbe logico e di buon senso, analizzare la realtà in cui è precipitato il Paese e verificare le ragioni per le quali gli organismi preposti non abbiano vigilato sull’autonomia devoluta a seguito della riforma del Titolo V dal 2001. E, soprattutto, su chi ha beneficiato della cristallizzazione della spesa storica e dell’impasse registrato dalle regioni del Mezzogiorno. Che la scellerata legge sulla cosiddetta autonomia differenziata sia un pasticcio è una triste evidenza, e le dichiarazioni della Meloni secondo cui gli errori di avere riformato la costituzione con la modifica del Titolo V siano stati causati dal governo di sinistra non giustifica le scelte del governo da lei presieduto. Infatti avrebbe dovuto valutare che ha creato e creerà nuovi latifondi istituzionali, che non ha alcuna possibilità di risolvere i problemi ma che, sicuramente, ne creerà di ulteriori, gravissimi.
È un dato largamente condiviso, e non solo dalla sinistra, che la norma avrebbe dovuto consigliare di fermarsi e riflettere su come recuperare i danni causati già. Al contrario, il testo approvato dalle Camere non ha considerato le incognite e le ricadute sui territori meno attrezzati, con minore capacità di spesa come il Sud, e le risorse inesistenti. In particolare nel Mezzogiorno l’autonomia differenziata sconvolge l’architettura pubblica già malconcia. E, con la malintesa idea di frammentare la natura, genererà l’esatto contrario dell’ecologia. Al riguardo non vi è alcuna percezione di un beneficio che avrebbero apportato le deleghe già devolute come previsto dall’art 117 lettera “s” in materia ambientale, ecosistema, beni culturali, anzi. Di fatto trasferire competenze a soggetti inabili a svolgerle equivale a ingessare tutto, a denudare il Paese facendolo diventare un boccone facile per chi se ne vorrà impossessare ai fini dei propri business.
Per fare a pezzi l’Italia si usano mille modi, non ultimo andando all’attacco di natura, suolo e paesaggio, proprio mentre l’Europa approva la “Nature Restoration Law”. Si tratta in definitiva di uno scellerato patto di potere a danno dei più deboli, una parte non piccola si sentirà tradita e abbandonata, soprattutto al Sud. Il disco rotto secondo il quale la storia passata sia disastrosa, che sia meglio un cambiamento purchessia, che evidentemente rischia di aumentare la complessità e divaricare ancora di più l’Italia è, in definitiva, un pretesto del rimedio che si rivelerà peggiore del male. L’idea secondo la quale, per cambiare paradigma si debba ricorrere all’autonomia differenziata è uno degli inganni architettati dalla Lega e, al riguardo, basta considerare le cause che ad oggi hanno impedito di definire i costi standard: una realtà tanto vera quanto stucchevole. Ma si tratta sempre e comunque di vile imbroglio.
I leghisti, difatti, sanno benissimo che non esistono risorse per attuare i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) così come conoscono i motivi che non hanno reso realizzabile l’attuazione dei Lep, ragioni per le quali si assiste al disastro della sanità gestita dalle regioni. Dicono, strumentalmente, che servano le risorse ma omettono di aggiungere che sarà l’aggravio della Questione meridionale: infatti, aumento delle disparità e delle disuguaglianze; povertà di milioni di persone; povertà educativa e gap infrastrutturale, sono stati implementati dal blocco nel 2001 (considerato temporaneo ma risultato definitivo) del costo storico. A tale proposito omettono di dire che sono stati sottratti al Mezzogiorno d’Italia (e distratti altrove) oltre 70 miliardi per ogni anno dalla riforma del Titolo V, per un ammontare di oltre 1500 miliardi di euro: altro che 100 miliardi per i Lep, altro che percorso sul decentramento, altro che circuito di solidarietà, con il quale viene ammantato con perfidia il racconto.
Ma, se corrisponde al vero che il diavolo si annida nei particolari, allora la legge sulla autonomia differenziata è piena di particolari diabolici poiché produce dissenso, distacco sommerso che, in modo silenzioso e non eclatante si consuma lentamente. Infatti sono i giovani che “lasciano la politica” e progressivamente lo fanno anche le donne. Si tratta di una frattura che dovrebbe preoccupare tutta la politica, non solo una parte, posto che nella politica di oggi sono esplosi evidenti divisioni e contrapposizioni in materia di morale e di etica. Questa è la vera realtà sulla quale occorre concentrarsi, giacché dal 2001 la questione è progressivamente peggiorata con ripetuti errori di valutazione da parte di tutti i governi. Ma è giusto ricordare che il provvedimento approvato dalle Camere ha le sembianze di un fenomeno degenerativo e non aiuta a migliorare il Paese giacché, oltre ad essere segnato da due visioni contrapposte del mondo, ad oggi è solo un contenitore.
Prima che tale norma diventi “ulteriormente punitiva” per il Sud e diventi anche un boomerang per il Nord il buon senso consiglierebbe di correre ai ripari, anche per evitare il rischio della rottura della coesione nazionale. La norma, infatti, nasconde altri equivoci: l’articolo 4 disciplina il trasferimento delle funzioni e stabilisce che si può procedere soltanto successivamente alla determinazione dei Lep e dei relativi costi e fabbisogni standard. Esistono, tuttavia, funzioni che saranno trasferite immediatamente — come già richiesto dai governatori del Veneto e della Lombardia, giacché non prevedono il Lep (tra gli altri, il commercio estero) — ma ciò causerà ulteriori distorsioni del mercato. D’altronde che sia una politica miserabile e senza scrupoli (pensata come arricchimento a tutti i costi per la parte più ricca del Paese) non solo è noto ma è stato ricordato anche dall’Ue, che ridefinisce al ribasso le ambizioni del Paese e ridisegna la gerarchia europea. E difatti, nonostante i corposi investimenti in politiche di coesione territoriale da parte dell’Unione Europea (destinati a ridurre le criticità) la realtà vedrà aumentare a dismisura il divario già esistente. © RIPRODUZIONE RISERVATA