La proposta di legge per consentire a chi non possiede un indirizzo di residenza di accedere al sistema sanitario nazionale è stata approvata all’unanimità ieri sera alla Camera, primo firmatario il deputato Pd Marco Furfaro, appoggiato anche dai deputati della maggioranza. L’“incantesimo” di concordia parlamentare a favore delle esigenze minime delle persone più fragili è stato rotto nei giorni scorsi dal deputato romano di Fratelli d’Italia che avrebbe voluto destinare le persone senza fissa dimora in “centri rifugio” sorvegliati dalle guardie. La reazione indignata delle associazioni del Terzo settore che si occupano quotidianamente di fornire assistenza a persone indigenti ha favorito la convergenza di tutte le forze parlamentari che hanno la legge senza le “punizioni” ipotizzati dal deputato meloniano per “liberare” le strade di Roma nel Giubileo dell’anno prossimo


◆ L’articolo di COSIMO GRAZIANI

È arrivata in questi giorni alla Camera ed approvata ieri sera all’unanimità la proposta di legge presentata come primo firmatario dal deputato del Pd Marco Furfaro per riconoscere il diritto all’assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora. Chi si trova in questo stato di bisogno infatti non può accedere al sistema sanitario per la mancanza di un indirizzo di residenza. La nuova legge sarà sperimentata per due anni (2025-2026) in 14 città metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia) con un budget di 2 milioni di euro, coprendo oltre il 60% delle persone senza dimora presenti nel nostro paese e consentirà loro di poter accedere a servizi sanitari.

Credit Ansa, foto di Massimo Percossi

Una proposta appoggiata anche dai partiti di governo, che sottolinea la possibilità di dialogo tra le forze politiche sui temi sociali tra maggioranza e opposizione. A rompere questo “incantesimo” ci ha pensato però nei giorni scorsi Federico Mollicone, deputato di FdI eletto a Roma e presidente della commissione Cultura alla Camera. Mollicone ha presentato un emendamento alla proposta che prevedeva la creazione di centri per i senza tetto allestiti da Protezione Civile e Croce Rossa, definiti «centri rifugio», per indirizzarli verso «percorsi di cura e di recupero», il tutto per «la salvaguardia della salute pubblica e del decoro urbano». In altre parole, per il deputato di FdI le persone che dormono per strada sarebbero «indecorosi» e pericolosi.

Inutile dire che la presentazione dell’emendamento ha scatenato una serie di reazioni, soprattutto da parte di esponenti del Terzo Settore che si occupano quotidianamente di fornire assistenza a persone indigenti. L’emendamento prevedeva di ampliare il numero di persone oggetto della proposta di legge; la proposta originaria parlava appunto di senza fissa dimora e Mollicone avrebbe voluto agire sui senza tetto, due categorie diverse per caratteristiche e necessità sebbene i due termini siano usati in maniera analoga. Inoltre, da più parti era stata sottolineata anche la mancanza di coperture finanziarie per la creazione di questi centri, che l’emendamento avrebbe voluto realizzare entro due mesi dall’approvazione della legge, con l’impiego di forze di guardia per il controllo dei centri di senza tetto e senza fissa dimora.

Tralasciando la differenza tra “senza fissa dimora” e “senza tetto” – i poveri non dovrebbero essere catalogati e la differenza potrebbe essere minima – quel che colpisce è il totale distacco di tale proposta, e di chi l’ha presentata, rispetto alla realtà del nostro Paese e della città in cui Federico Mollicone è stato eletto, oltre a sottolineare l’impossibilità di provare empatia per una persona in difficoltà. Come si può pensare che chi vive per strada sia malato? La locuzione «percorsi di cura» è di per sé terribile: sottolinea una considerazione ontologica della persona in senso dispregiativo, come se non fosse “normale”. Chi si trova in queste situazioni è spesso vittima di ingiustizie e quello che chiede è solo di essere aiutata, ascoltata e considerata. Colpevolizzarla della situazione in cui si trova non serve a risolvere il problema, ma solo creare dei capri espiatori per l’incapacità di fare vere ed efficaci politiche sociali.

Forse nelle intenzioni del firmatario di questo emendamento c’era la volontà di dare un’immagine diversa di Roma, soprattutto in vista del Giubileo dell’anno prossimo, al quale la città si sta preparando e sul quale conta dal punto di vista economico. In tal caso levare dalla strada i senzatetto che si trovano nel centro, che sono tristemente aumentati negli ultimi mesi, deve essergli apparsa la soluzione migliore. Non si è chiesto perché queste persone siano apparse tutte all’improvviso: erano per caso persone già indigenti che hanno perso quel poco che avevano? Erano lavoratori in nero sfruttati e senza permesso di soggiorno che hanno perso l’occupazione? Non importa, se dormi per strada devi farti curare. Forse dalle parti di Montecitorio dovrebbero tener presente quanto volte Papa Francesco ha parlato dei poveri e della necessità di aiutarli – nella Bolla con la quale è stato indetto l’Anno Santo il Pontefice ha espresso a chiare lettere che «saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio».

Oltre alle parole del Papa i membri del partito di governo dovrebbero tener presente quello che i famigerati sovietici riservarono ai poveri della società russa alla fine degli anni ’20: accattoni, senzatetto e prostitute erano considerati tutti parassiti che vivevano a spese dei lavoratori e perciò nemici del popolo e come tali perseguitati e imprigionati. È curioso vedere che un secolo dopo nonostante i riferimenti all’odiata Unione Sovietica siano una costante della retorica dell’attuale governo di destra, nella sostanza le misure che avrebbe voluto introdurre l’on. Mollicone sono nella sostanza le stesse che venivano applicate a Mosca un secolo fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo la laurea in Scienze politiche e Relazioni Internazionali presso l'Università RomaTre mi sono trasferito prima in Estonia, poi nel Regno Unito e successivamente in Kazakistan per conseguire il Master in Studi Eurasiatici. Mi occupo di politica internazionale e dell'Asia Centrale anche per il Caffè Geopolitico e L'Osservatore Romano. Tra i paesi in cui ho vissuto per studio o per esperienze lavorative ci sono anche gli Stati Uniti, Spagna e Ungheria. In tutti questi paesi, l'obiettivo è stato di immergersi nella cultura locale