Luridi figli di Puttana. Mavatteneaffanculovaaaaa. Viaaaaa dai piedi. A voi frega solo la poltrona. Vergognatevi! Sucubbi (sic!) dei cinesi. Associazione a delinquere. Questo è solo un campionario parziale dei cosiddetti “leoni da tastiera”. Come rispondere agli insulti sui social? Piccola indagine sull’odio digitale a proposito di campagna elettorale


L’intervento di MARIO SALOMONE

C’è chi si limita a un “Vergonatevi!” (senza specificare il perché), chi usa grafiche popolari nel mondo degli odiatori, chi imputa ai Verdi (non è una novità) di impedire la pulizia dell’alveo dei fiumi, chi li pensa inutili e capaci solo di fare danni. Sono alcuni degli insulti che chi ha una notorietà riceve abitualmente: crudeltà e cinismo infieriscono anche contro persone malate (è capitato a Michela Murgia). Tendenzialmente l’odio si scatena di preferenza contro chi è impegnato nella società civile, ambientalista o addirittura di sinistra. Peggio ancora se sospettato di unire le cose: ho visto rispolverare l’ultradecennale battuta (copyright quella brava persona di Andreotti) che gli ambientalisti verdi sono come i cocomeri, verdi fuori e rossi dentro. Non parliamo poi di quel grave delitto di essere “comunisti”, accusa affibbiata a torto o ragione e che nella testa di chi la usa dovrebbe scatenare orrore e ribrezzo nei confronti dei mangiatori di bambini.

Cose che capitano quando ci si espone. A me, che non ero abituato, è capitato avendo scelto di partecipare alla competizione elettorale come candidato al Parlamento europeo nella circoscrizione Italia Nord Occidentale (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria). Sono stato costretto, forzando un po’ la mia natura, a cercare visibilità. Ne ho ricavato complimenti e auguri, ma anche centinaia di commenti del tipo sopra esemplificato. Percentualmente pochi rispetto alle migliaia e migliaia di visualizzazioni dei miei post, ma comunque significativi.

Tra qualunquismo, disinformazione e cattiveria. Ne esce un piccolo campione socio-antropologico-demoscopico che non ha valore statistico, ma che empiricamente descrive una quota di italiani astensionisti (i tantissimi che si dichiarano contrari al voto e disgustati del ceto politico in blocco), negazionisti insieme del clima, dei vaccini e del sale in zucca, seguaci del fare di “ogni erba un fascio”. Spesso incapaci di maneggiare ortografia e grammatica, con idee confuse sulla storia (c’è chi ricorda re Salomone come sovrano egizio e pensando di essere spiritoso me ne suppone erede…), e ancor più sulla politica e come va il mondo. Giustizialisti con Ilaria Salis (cui si augura l’ergastolo), Mimmo Lucano e l’indimenticato Soumahoro (ovviamente pericolosi delinquenti), innocentisti con tutti gli altri. Direi che il trio è il più citato dai commenti livorosi.

Dobbiamo avere paura? Attenti al cane che azzanna chi canta “Bella ciao”. Mi chiedo se di questa umanità arrabbiata e frustrata, manipolata dalla martellante propaganda dei media in mano agli editori “impuri” e da una miriade di profili social magari falsi e creati ad arte ci sia da avere paura. Uno degli odiatori avvisa sul suo sito che il suo cane da guardia è addestrato ad azzannare chi canta “Bella ciao”. In un contesto di crisi questa umanità la potremmo trovare ad assaltare Montecitorio come quella che assaltò a Washington il Campidoglio. C’è anche da dire che la minoranza di astensionisti che definirei sobri (quelli che si limitano a un “non vado a votare”) è forse almeno in parte recuperabile. Ma sta a noi riuscire a convincerla. Infine, la buona educazione certo manca (ma, come ho obiettato a una odiatrice, il pesce puzza dalla testa). Un’azione educativa ai media è necessaria, per imparare a difendersi da frottole, slogan e fake news e a dibattere magari duramente ma civilmente. E qui non posso che fare appello a Maurizio Crozza, creatore geniale del personaggio (purtroppo realistico) di “Napalm51”. Dai, Maurizio, facciamo una fondazione! © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mario Salomone dirige le riviste “.eco” (fondata nel 1989) e “Culture della sostenibilità” (fondata nel 2007). È segretario generale della rete mondiale di educazione ambientale (Weec), fa parte del Consiglio di amministrazione della Fondazione Aurelio Peccei (sezione italiana del Club di Roma), del comitato scientifico di Cnesa2030 (Comitato nazionale per l’educazione alla sostenibilità-Agenda 2030 della Commissione italiana Unesco) e del Comitato di direzione della Cattedra Unesco in sviluppo sostenibile e gestione del territorio dell’Università di Torino. Tra i suoi libri più recenti, “Giustizia sociale e ambientale” (Doppiavoce) e “Al verde! La sfida dell’economia ecologica” (Carocci). Il suo sito web è www.mariosalomone.it